Il comico palermitano festeggia i 25 anni di carriera con l’amato trio presentando il libro “Tre uomini e una vita” e parla dei giovani: «Oggi la gavetta sembra infinita, ma i ragazzi hanno voglia di fare»

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]C[/dropcap]’è stato un tempo in cui Aldo faceva l’operaio alla Stipel, Giovanni l’acrobata e Giacomo l’infermiere all’ospedale di Legnano. Tutti e tre, però, avevano un sogno: recitare». La descrizione con cui si apre il libro che festeggia i primi 25 anni di carriera del trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo, rimanda alle prefazioni delle fiabe da Mille e una notte, tant’è che anche in “Tre uomini e una vita. La nostra (vera) storia raccontata per la prima volta” (Mondadori, 2017), è possibile trarne una morale. La stessa che Cataldo Baglio (in arte Aldo), ha trasmesso ai suoi fan in occasione di Etna Comics 2017: è possibile credere in un sogno, ma affinché si realizzi occorrono tanta buona volontà, impegno e gioco di squadra.

E a quanti si siano interrogati sulle novità e sul futuro del trio, Aldo ha rivelato che «quest’anno abbiamo deciso di intraprendere alcuni progetti individuali che si affiancheranno al lavoro del trio. Squadra vincente non si cambia», chiosa Baglio. In cantiere, dunque, c’è la voglia di ciascuno di emergere come singoli, dando voce all’individualità, così come avviene ad Aldo quando prende un pennello in mano per dipingere. «È l’unico momento in cui mi chiudo in una stanza con i miei colori – continua l’attore – e mi estraneo dalle cose che ho attorno a me. Non saprei valutare quanto siano validi i risultati, ma quando dipingo esce la mia intima personalità, quella che esterno a fatica quando mi relaziono con la gente: da quando ho indossato i panni del terrone emigrato a Milano, credo di non averli più abbandonati».

«Da quando ho indossato i panni del terrone emigrato a Milano non li ho più abbandonati»

Nei discorsi di Aldo, comunque, c’è sempre un filo conduttore che lo riconduce al suo trio: alla domanda se si senta soddisfatto della sua carriera, il cabarettista ammette di sentirsi apprezzato solo quando la gente gli manifesta consensi, accettando l’idea di non piacere a tutti. Poi sbotta tra il comico e lo scanzonato: «Non è che qualcuno mi abbia mai detto: sei bravissimo e gli altri due fanno cagare». D’altronde, è difficile parlare al singolare dopo venticinque anni di carriera in tre, nata in teatro e approdata sul grande schermo il 23 dicembre del 1997 con la pellicola “Tre uomini e una gamba”, di cui sono attori protagonisti e registi, al fianco di Marina Massironi e con Massimo Venier in qualità di sceneggiatore e regista. Qui hanno riproposto diversi sketch tipici del loro repertorio con una semplice trama, grazie a cui hanno ottenuto il consenso del pubblico e l’apprezzamento della critica. Da allora sono seguiti altri successi, ma il primo amore non si scorda mai. «Il film a cui sono più legato? “Tre uomini e una gamba” – afferma senza alcuna esitazione Baglio – È stata una commedia – rivelazione: non ci aspettavamo che arrivasse il successo poiché di fronte a un budget di produzione abbastanza ristretto, gli incassi furono inaspettatamente alti. Ma c’era la voglia e la freschezza di sfondare».

«Il successo di “Tre uomini e una gamba” è stato del tutto inaspettato e ha consacrato la nostra carriera»

In un momento di riflessione sulle prospettive di emergere dei giovani talenti, Aldo contempla le grandi difficoltà del presente. «L’abilità, l’arte e la passione sono elementi che si hanno o non si hanno. I ragazzi hanno voglia di fare, ma manca l’intenzione dei grandi di puntare su di loro. I talent sembrano essere dalla loro parte, ma trasmettono poco bagaglio personale. Con la gavetta, invece, c’è il rischio di non arrivare mai. La verità e che mancano le opportunità perché se i giovani le avessero, cercherebbero di sfruttarle al meglio. Di questo ne sono sicuro».

 

 

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