L’attore parla dello scenario siciliano e della necessità di un nuovo umanesimo: «I maestri hanno perso autorevolezza e ai giovani non viene data l’opportunità di fare esperienza sul campo. È necessaria maggiore interazione col pubblico e le città»

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]I[/dropcap]l teatro a Catania sta lentamente morendo e te ne accorgi quando tra il pubblico che hai di fronte non trovi i giovani. È una triste realtà ma bisogna saper fare autocritica, scendere dal piedistallo e incontrare la gente». A parlare è Alessandro Idonea, classe ‘85, attore e regista catanese cresciuto nei teatri da piccolissimo. Figlio e nipote d’arte, per molto tempo ha vissuto i suoi primi passi nel mondo dello spettacolo con quell’ansia da prestazione tipica di chi ha un cognome ingombrante. Ma sono stati la gavetta e i maestri che hanno creduto in lui a formarlo come artista e fargli conquistare ruoli importanti sia a teatro – attualmente sta lavorando come come assistente alla regia nel Macbeth di Pirrotta in scena allo Stabile di Catania – sia nell’ambito audivisivo, prendendo parte a film come “La Scomparsa di Patò” e in fiction Rai come “Felicia Impastato”, andata in onda lo scorso anno con ottimi riscontri.

IL TEATRO E I GIOVANI. Lui, che ha studiato alla Scuola d’Arte Drammatica Umberto Spadaro del Teatro Stabile di Catania diretta da Lamberto Puggelli, si ritiene molto fortunato perché riesce a vivere con questo mestiere, ma non nasconde la tristezza al pensiero delle poche opportunità riservate ai giovani e al futuro poco roseo dei teatri. «I maestri – spiega – hanno perso autorevolezza e ai giovani non viene data la possibilità, dopo la scuola di recitazione, di fare esperienza sul campo. Il teatro, poi, sta attraversando una fase molto critica perché c’è troppa politica e la politica non fa l’interesse culturale. Così si sperimenta poco e si tira avanti con una programmazione che rispecchia la tradizione del teatro catanese ma non attira i giovani perché è lontana dalle loro esigenze e da ciò che vivono quotidianamente».

Una scena dallo spettacolo “262 vestiti appesi”

262 VESTITI APPESI. «A Catania – aggiunge – sembra che il teatro non abbia più la forza di scuotere il suo pubblico e di assolvere a quella funzione educativa che dovrebbe avere». Ed è dal bisogno di comunicare qualcosa di nuovo ma allo stesso tempo di attuale che Idonea ha ideato e diretto nel 2013 “262 vestiti appesi” (co-prodotto dall’associazione teatrale “Angelo Musco” di Catania e dal Bois Du Cazier di Marcinelle). L’opera, che ha come tema la tragedia di 262 minatori siciliani emigrati in Belgio in cerca di fortuna e morti in un incendio l’8 agosto a Marcinelle, «è un omaggio alla memoria – commenta Idonea – e ci invita a ricordare che 60 anni fa gli immigrati eravamo noi».

GIOVANI ATTORI PER GIOVANI SPETTATORI. La voglia di cambiare le cose, di dare una nuova vitalità al teatro catanese accompagna continuamente il giovane artista che ha da poco fondato con alcuni suoi colleghi “G.A.G.S.”, l’associazione giovani attori per giovani spettatori: «Il nostro obiettivo – racconta – è quello avvicinare i giovani al teatro, perché il teatro ti educa, ti fa riflettere. Ultimamente abbiamo stretto una collaborazione con una scuola di Siracusa. Io faccio da coordinatore e i ragazzi stanno provando a mettere in scena proprio “262 vestiti appesi”. Il riscontro da parte dei ragazzi è positivo ma ciò che mi ha colpito di più sono stati i motivi che hanno spinto alcuni di loro a fare il corso. Una ragazza mi ha detto: «Sono stanca di non parlare con gli altri, voglio frequentare il corso per vincere la mia timidezza».

L’IMPORTANZA DI FARE SQUADRA . «Vorrei tanto che il teatro – conclude Idonea – potesse essere una sorta di “social street”, un quartiere in cui tutti i vicini partecipano e mettono a disposizione i loro talenti e le loro idee. E oggi uno dei punti deboli del teatro è la mancanza di collaborazione tra colleghi, enti e associazioni. Ma “262 vestiti appesi” sta avendo molto successo da parte del pubblico e della critica soprattutto perché c’è stato un lavoro di squadra e ognuno con il suo talento ha contribuito alla riuscita dell’opera».

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