Inaugurato l’evento che si prefigge di “trasformare idee in imprese in sole 53 ore”. Il rettore dell’Università di Catania: «Occasione preziosa per creare un ponte tra formazione e lavoro»

Può Catania diventare una Smart City? A questa domanda si prefigge di rispondere la nuova edizione etnea di “Startup Weekend”, in corso in questi giorni a “Città della Scienza”. Il format, sostenuto a livello internazionale da “Google” e “Techstar”, e promosso dal COF dell’Università di Catania unitamente a sponsor come l’acceleratore “Tim#Wcap”, “Seejay” e “Flazio”, si propone di offrire agli imprenditori di domani professionalità e competenze di esperti per trasformare “idee in imprese in sole 53 ore”.

UN PONTE VERSO IL MONDO DEL LAVORO. «In Sicilia – ha spiegato il rettore dell’Università di Catania, Francesco Basile durante l’inaugurazione dell’evento – si laurea solo il 18% dei ragazzi a fronte di una media nazionale del 37%. Eventi come questo sono quindi molto importanti per far capire loro il legame tra formazione e lavoro». Il professor Rosario Faraci, ordinario di Economia e Gestione delle imprese dell’Ateneo ha sottolineato come «la collaborazione con enti come l'”Enel Innovation Lab” di Catania, che offre supporto alle startup più meritevoli, sia un importante segnale per la città che evidentemente riesce a farsi notare in questa nuova realtà».

LE STARTUP COME ORGANIZZAZIONI TEMPORANEE. «Nessuna startup nasce con solide basi o con un business plan chiaro e tangibile, per avere successo essa deve essere innovativa e questo richiede unicità e tempestività». Secondo Vincenzo Notaristefano – uno dei “facilitator” dell’evento – innovazione e spirito di squadra sono elementi indispensabili per il successo di una startup, che va intesa come una organizzazione temporanea e innovativa. «Mentre un’azienda è caratterizzata da un ciclo ripetitivo di produzione e vendita di un prodotto – spiega ancora – la startup è un’organizzazione e nuova. Dobbiamo allora ricordare che il tempo a disposizione per testare il funzionamento di questi progetti è poco e non va sprecato poiché ogni innovazione, per essere veramente tale, ha una validità temporanea».

DA SMART CITY A SMART COMMUNITY. L’avanzare irrefrenabile della tecnologia e la centralità a essa attribuita nelle nuove “SmartCity” comportano il rischio di perdere di vista l’importanza della persona. A questo proposito Rosario Sapienza (IH in Sicilia) ha sottolineato la necessità di passare da una smart city a una smart community: «È necessario unire alla centralità della tecnologia quella della persona. Una smart community riporta in vita il sistema analogico e la capacità, tutta umana, di provare stupore davanti alle cose ritrovate o a quelle nuove. In un contesto del genere dobbiamo essere padroni della tecnologia, nostro strumento di potere, ed essere capaci di sfruttarla per trovare un ruolo e migliorare le imperfezioni».

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