«Totuccio si ritrova a fare una guerra che non gli servirà per salvare il mondo ma per salvare se stesso»

Cosa accade quando un fumetto mischia distopia e supereroi? Totuccio, il protagonista di Minkiaman, la graphic novel di Gianni Allegra, è un bambino travolto dalla cruda realtà di un quartiere di Balarm Town. La sua vicenda lo trasformerà in un supereroe, una sorta di Superman al contrario, alla ricerca del suo riscatto in una società che riflette la nostra. Ne abbiamo parlato con l’autore

Che tipo di storia racconta “La guerra di Minkiaman?”
«Racconta le vicende di Totuccio, un bambino abbandonato in un contesto violento e degradato che – dopo aver fatto una serie di incontri terribili e inenarrabili – riesce a trovare la forza per esprimere i suoi talenti diventando, quasi inconsapevolmente, un supereroe “strano”».

 Perché un supereroe adolescente?
«È un personaggio che non rientra nel genere supereroistico consapevole. Totuccio è un ragazzino cresciuto assistendo a violenze di ogni tipo, e ha dovuto “formarsi” sentimentalmente con approcci tutt’altro che poetici e lirici in una realtà fatta di prostitute, mafiosi di mezza tacca, e bulli che gli hanno reso la vita impossibile. Così si ritrova a fare una guerra che non gli servirà per salvare il mondo ma per salvare se stesso. Il microcosmo della distopica città di Balarm Town, riuscirà a trarre vantaggio da questa energia positiva».

Cosa c’è di autobiografico all’interno della storia?
«Io non sono stato così sfortunato ma sì, c’è una parte di me. Ho conosciuto cose che mi hanno ispirato e le ho esasperate fino al punto di farne una storia fortissima, molto dura, direi consigliata ai ragazzi che non abbiano meno di 14 anni. Ho condiviso con Totuccio la sua sofferenza: c’è stato un grande scambio tra me e il personaggio, una sorta di osmosi».

A chi si rivolge il volume?
«A lettori consapevoli che leggono fumetti e hanno il desiderio di leggere storie molto crude ambientate in una piccola provincia in un momento distopico: siamo nel passato e nel futuro, ci troviamo in un’altra realtà nella quale quando si guerreggerà si useranno pistole ma anche fionde e pietre. Credo sia interessante quest’approccio da tragedia greca anche un po’ shakespeariana. È una storia di riscatto credo senza redenzione, c’è una luce in fondo al tunnel ma è molto vaga».

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