Fra uno sbadiglio e l’altro vai alla finestra, guardi i nuvoloni all’orizzonte e pensi: «E meno male che quest’anno la Pasqua è capitata tardi. Figuriamoci che temporali se fosse stata ai primi di marzo». Fai colazione con indolenza, in compagnia ma con meno entusiasmo di ieri. Dopo un primo momento di sconforto per via del maltempo, ti consulti con familiari e amici. Magari qualche coraggioso ha comunque voglia di andare in una riserva naturale. Magari i soldi per la grigliata di carne c’è ancora modo di recuperarli. Fra le decine di gruppi di WhatsApp ai quali ti hanno aggiunto a tradimento qualcuno ha l’idea del secolo: «E se uscissimo in macchina per andare al chiuso?». Il che sembra una barzelletta nell’isola in cui fa bel tempo 365 giorni l’anno (a quanto pare 364, ma tant’è), però è comunque meglio di niente.

C’è chi propone una mostra e chi un museo, chi ha sentito parlare di un concerto di beneficenza e chi vorrebbe andare a vedere un film al cinema: locandine, eventi su Facebook, inviti cartacei, non mancano mica gli spunti. Se solo Pasquetta fosse esistita ai tempi degli antichi greci, mettere d’accordo la maggioranza sarebbe potuta diventare a buon diritto una delle dodici fatiche d’Ercole. Prima o poi qualcuno nomina pure un centro commerciale, e così decine di utenti in tutta l’isola iniziano a cercare prezzi e orari di apertura di siti diversissimi fra di loro. Tu, nel frattempo, provi a pensare ad alternative ancora diverse. Il primo istinto è di sfruttare il secolo in cui sei nato e digitare sul tuo smartphone di ultima generazione: «Cosa fare a Pasquetta in Sicilia quando piove?». Solo per scoprire che nel secondo millennio nessuno ha ancora trovato la soluzione definitiva. L’originale di turno propone una partita a tombola o a briscola, un nerd farebbe una maratona di serie TV in comitiva. Sotto sotto l’idea alletterebbe pure te, ma visto il range di età sarebbe un miracolo riuscire a convincere tanto i nipotini quanto i nonni. “Il Trono di Spade” non è per chiunque, e il poker nemmeno.

Di conseguenza, provi con la scappatoia di riserva: l’agriturismo. Al chiuso ma non troppo, casereccio ma con garbo. Se spiove si fanno due passi, altrimenti si rimane tutti insieme a ordinare un dessert e un’altra bottiglia di vino. Il gruppo ne è entusiasta e tu diventi l’eroe della giornata per i venti minuti successivi, cioè finché il 51% delle persone coinvolte non ha stabilito quale struttura chiamare per prima e tu constati, neppure con troppa sorpresa, che è già tutto prenotato. «Non c’è la possibilità che si liberi qualcosa?» insisti. «Ci va bene anche sul presto. O sul tardi». Dall’altra parte ti dicono che no, la prima data utile è a ottobre, e tu riattacchi considerando che non sarebbe poi una cattiva idea approfittarne: magari pioverà pure ad Halloween.

Ad ogni modo, un paio di nuovi tentativi confermano la gravità della situazione: Natale con i tuoi, Pasqua chi vuoi e Pasquetta con tutti i #mainagioia che puoi. Perfino in Sicilia. Allora ti prendi una pausa di riflessione per rispondere agli auguri di qualche ritardatario, per telefonare alla zia che è sempre in linea a spettegolare con le vicine, per togliere di bocca al bambino la sorpresa del giorno precedente, che come sempre non è adatta ai bambini di età inferiore ai 15 anni. Cambi stanza, cambi suoneria, cambi sospiro. Ti dai alle variazioni sul tema, insomma, pur di non affrontare brutalmente la dura realtà. Alla fine il dormiglione di turno vi raggiunge in soggiorno con la voce ancora impastata dal sonno e mormora con tutto il candore del mondo, mentre voi già fate a gara a chi si strapperà i capelli per primo: «Avete visto che bella giornata si è fatta? Fortuna che qua il maltempo dura poco. Per che ora usciamo per il pranzo?». Sipario.

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