Dall’alloggio di Nietzsche a Messina, oggi rosticceria, alle latomie di Siracusa, ispirazione per la caverna di Platone, fino al “Giardino di Freud” di Palermo: l’ambita meta per le vacanze, anche dei filosofi

La Sicilia è da sempre nelle riviste di ogni agenzia di viaggio, anche nell’antichità: per le coste, l’Etna e soprattutto per il clima onirico che la sua terra offre ai visitatori di luoghi, volti e miti. Accendendo passioni o temperandole, come per Porfirio, allievo di Plotino che, sotto suo consiglio, viaggiò in Sicilia vincendo il suicidio. L’aneddoto dovette colpire il Leopardi del Dialogo di Plotinio e di Porfirio: forse che una vacanza in Sicilia avrebbe cambiato le sorti del poeta? E come cambiò quelle dei filosofi che passarono per le sue strade?

MESSINA. È marzo del 1882 e Nietzsche scrive a Koeselitz: «Alla fine del mese, vado alla fine del mondo». Il 31 marzo del 1882 il filosofo tedesco approda all’allora florido porto di Messina. Un viaggio stancante: viene trasportato in barella, dopo una notte insonne tra mal di mare e emicranie. Nietzsche ha 38 anni e al fervore filosofico si affianca la fragilità fisica a cui cerca sollievo viaggiando. Forse voleva vedere con i suoi occhi perché «l’Italia, senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna», come aveva scritto il caro Goethe dopo essere stato a Taormina. Nonostante la bellezza dei luoghi e l’ospitalità dei messinesi che gli fanno apparire la città di confine adatta a lui, lo scirocco lo spinse a rientrare il 23 di Aprile del 1882 a Roma dall’amico Paul Rée. Del soggiorno isolano rimangono le lettere e la raccolta di poesie Idilli di Messina. Oggi in via Cesare Battisti, dove passò le notti siciliane il filosofo dello Übermensch, sorge la rosticceria dei fratelli Famulari: da filosofia del martello a filosofia dell’arancino è un attimo.

Messina, Ristorazione Fratelli Famulari

SIRACUSA. Il VII libro della Repubblica di Platone si apre con la famosa immagine della caverna: pura creazione o realtà? Priva di indicazioni topografiche, non è tuttavia difficile vedervi una delle tante latomie siracusane, cave di pietra o di marmo usate come carceri, descritte da Tucidite luoghi infernali, come quella dei Cappuccini. D’altronde Platone è di casa (o quasi) a Siracusa. I sogni politici lo portano qui da Atene ben tre volte, fra 388 e 361 a.C., facendone la terra promessa della filosofia, possibile patria della Kallipolis; anche se secondo Diogene Laerzio, che si basa probabilmente sul riferimento all’Etna nel Fedone, Platone si recò la prima volta in Sicilia per visitare i crateri etnei.

Latomia dei Cappuccini, Siracusa

PALERMO. 9 Settembre 1910, Freud sbarca in Sicilia insieme all’allievo Sàndor Ferenczi, da cui si allontana per il comportamento in viaggio «troppo passivo e ricettivo»: per le misteriosi incomprensioni sorte tra i due, gli studiosi parlano di incidente di Palermo. Nel periodo della strage del colera a Napoli, il capoluogo siculo è di conforto per il padre della psicanalisi che, in una lettera, descrive la «città elegante, pulita, estremamente ricca di edifici e dotata di tutto quanto si possa pretendere, quasi come Firenze», oltre che un’orgia di colori. Con la visita di Segesta, Girgenti e Siracusa, lo scirocco si rivela intollerabile pure per lui. La minaccia del colera comincia a gravare sull’isola, influendo sulla percezione di Siracusa, «insulsa, angusta e maleodorante», mentre soggiorna nei pressi della fonte Aretusa: il viaggio si conclude a fine mese. Se i souvenir si limitano a papiri, zolfo per il figlio e qualche antichità, le sue opere recano numerose tracce, come una nota all’edizione del 1911 dell’Interpretazione dei sogni dove riporta le impressioni suscitate in sogno dalla statua di Archimede vista ad Ortigia. Non va inoltre dimenticato che a Palermo inizia a lavorare al Caso Schreber, il crollo psichico del famoso giudice. E una traccia è presente dal 2014 al Parco d’ Orleans, nella Città universitaria di viale delle Scienze di Palermo, dove è stato realizzato il Giardino di Freud, non molto distante dal Weinen’ s Hotel de France di piazza Marina in cui, a considerare la carta intestata usata, è verosimile che alloggiò.

Piazza Marina a Palermo

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