La lettura degli articoli del Quotidiano regionale permette di studiare gli avvenimenti che da semplici notizie di cronaca si sono trasformati in eventi storici. Il convegno della Fondazione Sanfilippo rivolto alle scuole ha spiegato l’importanza dell’informazione e dello studio degli articoli giornalistici

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]“[/dropcap][dropcap]I[/dropcap]l pozzo della memoria” è forse l’immagine più bella e suggestiva per descrivere un archivio che, come il pozzo, è frutto di uno scavo ed è miniera di sorprese, che riflette noi stessi, la nostra identità, la nostra memoria». Ha esordito così il condirettore del quotidiano Domenico Ciancio Sanfilippo, riflettendo sul titolo scelto per il primo di una serie di incontri organizzati dalla Fondazione Domenico Sanfilippo Editore, con l’intento di indicare percorsi didattici attraverso l’archivio storico digitale del quotidiano “La Sicilia”. Un archivio che di sorprese sembra averne davvero tante, infatti ha proseguito Giuseppe Di Fazio, giornalista e presidente del Comitato scientifico della Fondazione, «sebbene si tratti di un quotidiano locale, la caratura delle firme con cui ci si imbatte nella ricerca d’archivio è notevole: da Luigi Sturzo a Leonardo Sciascia e Gesualdo Bufalino, fino a più recenti Pietro Barcellona e Giuseppe Giarrizzo, Candido Cannavò e Nino Milazzo».

L’ARCHIVIO COME DISAMINA DELL’IMMAGINARIO Durante il convegno rivolto ai dirigenti scolastici e ai docenti della Scuola media- superiore sono state delineate sei differenti linee di ricerca, ciascuna capace di sfruttare le potenzialità insite nell’archivio per questioni attinenti ad ambiti estremamente eterogenei. Il primo caso studio è stato condotto da Alessandro De Filippo, docente di Cinema, fotografia e televisione del Disum (Dipartimento Scienze Umanistiche) scandagliando quell’immaginario sorto attorno ai romanzi e alla serie televisiva del commissario Montalbano, il cui nome ricorre in un gran numero di articoli dell’archivio, non strettamente correlati alle vicende nate dalla penna di Camilleri. «L’immaginario di Montalbano è entrato nel quotidiano e nelle espressioni più comuni: lo dimostra il titolo “Un giallo per Montalbano”, per un caso di cronaca sulle minacce ricevute dal sindaco di Porto Empedocle, nonché la valorizzazione del territorio conseguita al grande successo della serie in tutto il mondo che fa esordire Mario Barresi in un articolo del 18 settembre 2014 con “Il Pil del commissario? Conta più dell’Unesco». L’archivio è quindi fonte preziosa per una disamina degli immaginari, non solo di quelli contemporanei, ma anche di quelli più remoti, ricchi spesso di riverberi notevoli nel presente; lo dimostra il secondo caso-studio di cui si è occupata Lina Scalisi, docente di Storia moderna e membro del Comitato scientifico e culturale della Fondazione. «Gli editoriali di Giarrizzo e Barcellona sul quotidiano “La Sicilia” erano attesi come quelli di Scalfari oggi sulla Repubblica. In particolare Giarrizzo ne scrisse molti intorno alla questione meridionale, polemizzando contro personaggi come Salvatore Lauricella o Giampaolo Pansa, ma al di là delle posizioni sostenute questi articoli dimostrano soprattutto la consapevolezza di un immaginario, quello di un meridione fallimentare e fattore di impoverimento nazionale, che influirà negativamente sulle future generazioni, nonché la volontà di cogliere nel mezzogiorno elementi d’innovazione raccontando una storia diversa dalla vulgata, fatta di continui fallimenti». Un percorso di ricerca questo, che come quello affrontato da Giuseppe Di Fazio, ricostruisce momenti importante della nostra storia, regionale e non solo. Il Presidente del comitato scientifico della Fondazione ha infatti utilizzato l’archivio per ricostruire i momenti salienti della collaborazione di Luigi Sturzo al quotidiano “La Sicilia” e il fenomeno del milazzismo. «La collaborazione – ha spiegato – si snoda dal 1949 al 1959, per un totale di circa 100 articoli, ciascuno accompagnato da una lettera di Sturzo, il quale poneva scrupolose condizioni al giornale. La vicenda s’intreccia con un episodio fondamentale che riguarda la DC, ovvero il milazzismo di fine anni ’50. Un capitolo della nostra storia insomma, interamente ricostruibile per mezzo dell’archivio digitale del giornale».

L’ARCHIVIO COME ANTOLOGIA LETTERARIA Ma quella dell’archivio del giornale non è una narrazione solo storica, come dimostrano i casi- studio esposti da Lorenzo Marotta, preside del Liceo scientifico “Archimede” di Acireale e Gabriella Congiu, docente presso il liceo scientifico Galileo Galilei di Catania, che hanno dimostrato le potenzialità insite nell’archivio anche per ricerche eminentemente letterarie. Due scrittori siciliani sono protagonisti di questi studi: l’uno, Gesualdo Bufalino, più distante dal mondo politico e giornalistico, eppure intervenuto più volte sul giornale con articoli che oggi facilitano la lettura delle sue opere e descrivono “le ragioni dello scrivere”, l’altro, Leonardo Sciascia, presenza costante nei giornali del tempo e vero e proprio mâitre à penser della seconda metà del ‘900, nel quale informazione e letteratura, storia e scrittura, si intrecciano continuamente. Una prospettiva di ricerca interessante è anche quella illustrata da Alfio Di Marco, giornalista ed esperto di divulgazione scientifica che ha ripercorso, attraverso gli articoli della Sicilia, alcune delle eruzioni più significative dell’Etna, come quella del 2001 che ha lasciato alcuni segni tangibili sul nostro territorio. L’archivio del giornale è insomma quel pozzo dal quale la scuola può recuperare l’approccio multidisciplinare tanto auspicato e quella memoria storica che rischia a volte di essere schiacciata dall’onnipresenza dell’adesso.

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