Matteo Guarnaccia, autore del progetto presentato al Centro Zo di Catania, ha avuto una particolare intuizione: paragonare le abitudini di diversi popoli attraverso uno degli oggetti più quotidiani che esistano. «Non intendo rappresentare i paesi in questione – racconta – ma creare un oggetto che racconti una storia»

Catanese d’origine, giovanissimo e cosmopolita: Matteo Guarnaccia da sempre si interessa di globalizzazione e attraverso il design ha trovato un modo per indagare le differenze culturali di otto popoli diversi. L’idea di fondo del suo progetto, Cross Cultural Chairs, è semplice: realizzare otto sedute uniche che contengano l’anima e lo stile di otto paesi dalla forte identità culturale. Messico, Brasile, Nigeria, Russia, Indonesia, India, Cina e Giappone, verranno sottoposti a tal scopo al vaglio della sua creatività, condensando l’intera esperienza nella produzione dell’indiscussa regina del design, la sedia.

INSIDE THE PROJECT. L’idea della sedia come marcatore dell’identità culturale nasce così, spiega Matteo: «Il progetto si occupa delle persone, più che delle sedie, e vuole essere un’indagine socio-culturale che osservi come queste siedono nel mondo, come mangiano, come conversano, in ultima analisi come vivono. Cross Cultural Chairs punta a valorizzare i temi e i motivi dominanti di specifiche aree del globo per preservarne l’unicità, ma soprattutto mira a comprendere l’effettiva portata del fenomeno della globalizzazione nella quotidianità e nel design. L’esempio più illuminante è rappresentato dal rapporto discontinuo di alcuni paesi asiatici, in particolare la Cina, nei confronti delle sedie. Misconosciute, poi adottate, abbandonate e di nuovo accolte. È significativo il fatto che buona parte della popolazione mondiale, pre-globalizzazione, sedesse per terra. Eppure io non intendo rappresentare i paesi in questione, ad esempio il Brasile o la Nigeria, attraverso la realizzazione di una sedia. Lo scopo è quello di raccontare la mia esperienza personale convogliandola nella produzione artistica e immortalare così il mio Brasile o la mia Nigeria». L’auspicio è che la realizzazione di otto pezzi di design rari, perché irripetibili ed originali, possa sfociare inoltre in una produzione iconica che lo consacri a livello internazionale come designer. «Ciò che più mi preme, però, è creare un oggetto che racconti una storia». Il progetto si snoda pertanto attraverso la collaborazione di otto studi di design, uno per ogni paese, che avranno il compito di coadiuvare l’artista nel suo operato, indirizzandolo dai migliori artigiani e guidandolo nel processo creativo attraverso la scelta dei materiali e delle tecniche da cui attingere. «Si tratta di un processo che prevede l’incontro a metà strada tra la dimensione artigianale e quella industriale, oltre che di un rapporto triangolare tra me, lo studio e la realtà locale», prosegue il giovane designer. Matteo Guarnaccia guarda ai maestri e alle personalità emergenti dell’attuale scena del design internazionale, rivolgendosi a Jahara Studio – di Brunno Jahara – per il Brasile, Studio José de la O per il Messico e al portavoce del minimalismo nipponico Mikiya Kobayashi in Giappone. Per l’Indonesia si affida invece a Studiohiji, mentre per la Cina a Studiowu, all’architetto Anupama Kundoo per il suo viaggio in India, ed infine a Crosby Studios per la sua permanenza in Russia e a Nmbello Studios per quella in Nigeria. La sua iniziativa no profit è finalizzata all’esposizione delle otto sedute presso il Museo del Design di Barcellona entro la fine del 2019, oltre che alla realizzazione di un documentario e persino di un libro, in collaborazione con lo Studio Albert Romagosa, che si configuri come il corollario di questa esperienza a cavallo tra quattro continenti.

CROWDFUNDING. Il progetto è parzialmente finanziato da sponsor, quali l’Istituto Europeo di Design di Barcellona, la Fondazione OELLE e il Museo di Design di Barcellona, ma prevede anche il lancio di una campagna di crowdfunding su Kickstarter.com, destinata a concludersi entro la prossima settimana con l’ambizioso proposito di raggiungere 14.000€. Per conquistare maggiori sostenitori, Matteo presenta la sua idea sia a Barcellona, all’Arts Santa Monica, sia nella sua città natale, nell’arco di un solo mese. A Catania sceglie Zō Centro Culture Contemporanee come sede privilegiata, spiegando come «il posto che spetta alla Sicilia è centrale, è la mia terra e il mio punto di inizio». Ed è per questo che i suoi articoli, come “Modern Baroque”, guardano con profondità alle dinamiche socio-culturali siciliane. Intrattiene anche rapporti con alcuni artigiani locali, in particolare con una bottega catanese specializzata proprio nella creazione di sedie, oramai scavalcata dalla produzione industriale su vasta scala del mobilio. Trova che sia paradossale «come il fenomeno delle botteghe artigianali a New York stia conoscendo una grande ripresa, mentre qui continua ad essere una realtà corpuscolare», quasi in via di estinzione. Ma la Sicilia, oltre che casa, per Matteo Guarnaccia è un’occasione per osservare come il processo globalizzante riesca a raggiungere persino quell’isola solitaria che ha sempre guardato come distaccata dal mondo intero, oggi pretesto di nuove considerazioni e di una rivalutazione in chiave positiva del luogo in cui è cresciuto. Non è più per lui un contesto da cui fuggire, ma un posto in cui tornare, invitandoci a sedere e riflettere.

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