A diversi giorni dagli eventi sismici che hanno flagellato i comuni etnei, Orazio Vecchio, giornalista presso l’ufficio stampa dell’Azienda Ospedaliera “Cannizzaro”, deve confrontarsi con una notizia che è già diventata virale: tra le mura dell’ospedale sarebbe morta una delle vittime del terremoto. Seguono concitate ore di telefonate e verifiche prima di arrivare alla verità sull’accaduto

La notizia della prima vittima del terremoto di Santo Stefano nell’area etnea irrompe la sera di un sabato nel quale, a oltre quindici giorni dal disastroso evento, piccole scosse continuano ad agitare i sonni e le case dei residenti. Appesantendo il velo di tristezza che già avvolge gli edifici lesionati, i paesi feriti, le strade chiuse, le persone sfollate.

UN ANNUNCIO IMPREVISTO. A lanciare la news nella rete è una giovane testata online catanese (per scelta di rispetto, non citerò per nome alcun giornale o giornalista), che titola: “Terremoto: è morta una delle vittime estratte dalle macerie a Fleri. Era ricoverata al Cannizzaro di Catania”. Nel giro di un’ora, ricevo numerose telefonate di colleghi di giornali web, tv e cartacei anche nazionali, che chiedono la conferma della notizia: si tratterebbe di un 88enne, malato di Alzheimer, soccorso nell’immediatezza del sisma e portato in ambulanza al Pronto Soccorso dell’Ospedale Cannizzaro, dove sarebbe spirato. Sul momento, a uffici dell’Azienda chiusi, posso cercare solo due tipi di riscontro: il bollettino emesso all’indomani del sisma, quando mi recai al PS dell’ospedale dove si trovavano alcuni feriti, di cui due in codice giallo, dati che prudentemente avevo acquisito di persona nell’eventualità di un utilizzo successivo; e le notizie in possesso del Direttore, al quale sarebbe potuta o dovuta arrivare comunicazione del decesso da parte del primario del reparto. Ebbene: recuperate le prime informazioni e consultato il Direttore, nessuna traccia è emersa della vittima. Di qui la mia risposta nei primi momenti: «Non confermo perché non ho alcun riscontro, ma in teoria non posso escludere il decesso perché potrebbe essersi trattato di un ricovero successivo».

LE INDAGINI. Nel frattempo, noto su Facebook una diffusione virale del post originario, condiviso da numerosi miei contatti dai centri colpiti dal terremoto del 26 dicembre, compreso il mio paese natale. A qualche altro collega che telefona suggerisco un’operazione di “fact checking” (verifica dei fatti), che però nessuno effettua. E realizzo che toccherà a me farla; in effetti, alla fine si tratterà di un “debunking” (decostruzione della notizia, smentita). Mi viene in aiuto la corrispondente del quotidiano locale, residente proprio a Fleri, frazione di Zafferana Etnea. Mi spiega che conosceva il defunto, in realtà deceduto per cause naturali quattro giorni prima e non “estratto dalle macerie”, anche perché abitante in un immobile non così danneggiato dalla scossa; mi chiede conforto sulle sue informazioni, ma è soprattutto lei che corrobora le mie. A quel punto, a 36 ore dalla prima pubblicazione, infatti, ho il riscontro che la notizia esplosa sui social è quantomeno imprecisa; anzi, ha i connotati di fake news. Attivo pertanto la macchina aziendale al fine di avere i riscontri necessari a un’eventuale smentita. Innanzitutto, bisogna avere conferma che l’identità è quella in possesso della collega del posto. Verificato con lei che nella frazione non c’è stato altro lutto, consulto il registro dei decessi di gennaio da cui si rileva che in Ospedale non è morto alcun paziente residente a Zafferana Etnea. Una doppia verifica è sufficiente. Tuttavia, il decesso potrebbe essersi materialmente verificato a casa dopo trattamento ospedaliero. Di conseguenza, chiedo un riscontro, tramite l’ufficio competente, sull’anagrafica di tutti gli accessi e i ricoveri recenti: l’ultimo di quella persona risale al 2011. Ma dal collega ho un’ulteriore conferma sull’identità: a quel nome e cognome corrisponde una persona nata nel maggio del 1930: un 88enne, è lui.

UNO SCAMBIO D’IDENTITÀ? Quindi parlo con il collega firmatario del primo articolo e gli chiedo se il nome e cognome in mio possesso corrispondano ai suoi: ma lui non sa l’identità, gli elementi identificativi in suo possesso sono l’età e una figlia con una malattia psichiatrica, però è certo della notizia perché la fonte è affidabile. La notizia relativa alla patologia della figlia mi sembra elemento di ulteriore riscontro: lo chiedo alla corrispondente la quale smentisce e corregge il tiro, conoscendo lei e anche gli altri figli. Apprendo da un altro collega che la notizia era stata data da una tv locale così come pubblicata dal sito, ma con l’integrazione del nome (quello in mio possesso) e delle immagini dell’abitazione dalla quale era stato estratto. Anche in questo caso la collega del posto contribuisce a sfrondare la notizia dalle sue imprecisioni: in quella casa abita un altro anziano, che ugualmente la corrispondente conosce e che è soprannominato ‘u panitteri.

EPILOGO. A quel punto, il bagaglio di informazioni è sufficiente per una smentita ufficiale della notizia, così formulata: “Con riferimento a notizie di stampa relative alla morte di un 88enne di Fleri (Zafferana Etnea), che sarebbe deceduto nei giorni scorsi mentre era ricoverato all’Ospedale Cannizzaro, a seguito del terremoto del 26 dicembre nell’area etnea, si rileva che non risulta a questa Azienda Ospedaliera alcun decesso assimilabile a quello segnalato né alcun ricovero o accesso al Pronto Soccorso di paziente anagraficamente riconducibile al caso riferito”. Grazie alla collaborazione della Centrale operativa del 118, escludo anche la remota possibilità che sia stato in un qualche momento preso in cura dal soccorso sanitario, come decine di residenti; circostanza che in ogni caso sarebbe stata ben lontana dalla rappresentazione condivisa sui social media.

IL VER­DET­TO

In conclusione, al termine dell’operazione di “debunking”, si ricava che:

  • un 88enne è morto e questo è il fatto realmente accaduto;
  • l’uomo abitava a Fleri, centro maggiormente colpito dal terremoto del 26 dicembre 2018;
  • il decesso è avvenuto in casa e per motivi di salute indipendenti dall’evento sismico;
  • la persona in questione infatti non è stata estratta dalle macerie;
  • la persona in questione non è stata portata al Pronto Soccorso dell’Ospedale Cannizzaro né qui ricoverata o trattata se non sette anni prima.

Le fonti della notizia hanno pertanto messo insieme – letteralmente “confuso” – gli unici elementi veritieri (il decesso e la residenza a Fleri) con altri immotivatamente attribuiti, che hanno trasformato un evento non notiziabile, quale la morte di un anziano, in un post da migliaia e migliaia di visualizzazioni, come appunto quello sulla prima e unica vittima del sisma. Un’abbuffata di clic evidentemente fin troppo ghiotta.

 

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