Per la cantante , originaria di Paternò in provincia di Catania, la scelta di cantare nel dialetto della sua terra è stata determinante e non ovvia. L’abbiamo intervistata insieme al produttore artistico dell’album, Puccio Castrogiovanni, membro dello storico gruppo dei Lautari

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]L[/dropcap]a lingua siciliana per me è esotica senza esserlo». Se nell’immaginario di certuni il dialetto può rappresentare una forma espressiva limitante, secondaria, per la cantautrice siciliana Eleonora Bordonaro è diventato un mezzo potente ed efficace. Nel suo album d’esordio “Cuttuni e Lamé. Trame streuse di una cantastorie” tra i 13 brani c’è n’è anche uno, “Li Fomni”, cantato nel dialetto Gallo Italico di San Fratello, paese in provincia di Messina che ancora oggi conserva una lingua che sembra straniera, a metà tra il francese e i dialetti del nord Italia.

UNA SCELTA CONTROCCORENTE. Prima di arrivare a cantare in siciliano, il percorso di Eleonora è stato lungo e variegato e i primi contatti sono stati col il mondo del jazz. «Sono passata da Aretha Franklin, Alanis Morissette, agli Skunk Anansie, a Tracy Chapman fino ad arrivare al jazz,- racconta l’artista – ma sentivo in realtà di allontanarmi dal contenuto». La svolta è arrivata anche grazie all’incontro con Ambrogio Sparagna, direttore dell’Orchestra Popolare Italiana dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, il quale le disse: «Perché non canti la tua lingua? I cantanti non sono come gli altri musicisti perché questi pronunciano delle parole che devono risultare credibili, dunque non si può cantare di ciò che in qualche modo non sentiamo strettamente familiare». Da quel momento Eleonora ha cominciato a cantare in siciliano, cercando però di tenersi lontana dagli stereotipi: «Ho trovato il mio modo di cantare nel dialetto siciliano e lo canto proprio come lo parlerei. Per me è la lingua del cuore, dell’affetto e dei ricordi e mi permette di comunicare concetti ed emozioni che non riuscirei ad esprimere altrimenti».

UNA STORIA DI DONNE. Le protagoniste di “Cuttuni e Lamé” sono le donne, le quali vengono raccontante e si raccontano, tra brani presi dalla tradizione, testi scritti da Eleonora e poesie contemporanee. «Oggi è necessario fare il passo successivo alla rivoluzione sessuale degli anni ’70. Le donne lavorano, sono in quasi tutti gli ambiti professionali, ma spesso non riescono ancora ad arrivare ai vertici. E la situazione è pressoché uguale in tutta Italia, senza fare distinzioni tra Nord e Sud».

MUSICA E PAROLE. Il disco segue una logica ben precisa: nella prima parte sono gli uomini a parlare delle donne mentre nella seconda, a cui si arriva tramite i canti di Maria del venerdì Santo, sono le donne a raccontare le altre e se stesse. Parte integrante e fondamentale di questa storia, in cui la Sicilia fa sempre da sfondo, è la musica, la quale in alcuni casi si condisce di suoni (come ad esempio le bombe di una festa) che rimandano a delle scene di vita. «Sono partito dai testi. Per me è stato come realizzare la colonna sonora di un film – spiega Puccio Castrogiovanni -. Si parte da una musica semplice, pulita che man mano si va a complicare, come una trama di un film, toccando blues, jazz, manouche. Ho usato molto il contrasto tra testi e musica: ad esempio nel brano “Li fomni” scritto nel dialetto Gallo-Italico di San fratello, ho scelto una musica leggera per stemperare un testo pesante».

LA SCENA MUSICALE SICILIANA MODERNA E I PROGETTI FUTURI. «Il movimento musicale in Sicilia c’è – spiega la cantante – ma ovviamente mancano le opportunità e soprattutto il sostentamento economico indispensabile per portare avanti qualsiasi progetto. Dovremmo valorizzare di più quello che abbiamo». Puccio Castrogiovanni aggiunge: «Questo femento pare aumentare ogni qual volta le condizioni economiche peggiorano, quasi come una risposta contraria, abbondante di contenuti, ad una realtà economica e sociale sofferente. Specie Catania ha questo potere, si ribella in maniera fattiva, non lamentandosi ma aumentando la produzione».

IL FUTURO. Per il prossimo futuro sono già in cantiere nuovi progetti: «Stiamo pensando ad altri due dischi – dice Eleonora – uno incentrato sulla poesia contemporanea con opere attuali scritte sia da me che da altri poeti siciliani e un altro dedicato interamente al dialetto Gallo Italico di San Fratello. Poi da qui all’estate contiamo di realizzare dei videoclip per dare forma visiva ad alcuni brani come “ ‘A Partita”, “Tri Tri Tri”, “Ucch’i l’arma” e “E poi ci su i paroli”».


Biografia

Eleonora Bordonaro è un’ interprete siciliana che si occupa di musica popolare e che ha collaborato con alcune delle formazioni più interessanti del panorama italiano, come l’OPI Orchestra Popolare Italiana dell’Auditorium Parco della Musica di Roma diretta da Ambrogio Sparagna. Nel 2013 ha inciso “La custodia del fuoco” con il Majarìa Trio, in cui rielabora il repertorio tradizionale siciliano e i testi delle raccolte ottocentesche di Lionardo Vigo, Giuseppe Pitrè e Salvatore Salomone Marino in chiave etno jazz. Ha fondato la Casa Museo del Cantastorie di Paternò,

 

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