Nota voce per bambini e adulti, il doppiatore e fumettista lombardo parla ad Etna Comics della sua professione e del fumetto, del suo valore educativo e del numero crescente di lettori che scelgono questo genere letterario

Impossibile sentire la sua voce e non voltarsi: stiamo parlando di Fabrizio Mazzotta, attore, doppiatore, dialoghista, direttore del doppiaggio e fumettista italiano. Le sue corde vocali vibrano in tantissimi personaggi di più generazioni: Mizar in “UFO Robot Goldrake”, Mignolo in “Mignolo e Prof.”, Ted Carter in “Holly e Benji”, Frankie in “Tom & Jerry: Il film”, Eros in “Pollon”, uno dei tre porcellini in “Shrek”, Tontolone ne “I Puffi”, il pappagallo ne “L’isola del tesoro”, P-Chan e Sasuke Sarugakure in “Ranma ½”, Krusty il Clown ne “I Simpson”. Ha eseguito anche il doppiaggio di attori: in “Fantozzi” ad esempio, presta la voce a Mariangela. Da qualche anno Fabrizio è parte dello staff di Etna Comics, il Festival Internazionale del Fumetto e della Cultura Pop che negli anni ottiene sempre più proseliti.

Lei ha iniziato la sua professione da giovanissimo. Come ha visto evolversi la figura del doppiatore?
«Negli anni Cinquanta/Sessanta il doppiatore proveniva dal teatro o dalla televisione. L’avvento di Internet ha solo apparentemente semplificato questa figura: con YouTube un po’ tutti pensano di essere doppiatori, dimenticandosi che quella del doppiaggio è una professione attoriale complessa, che richiede studio, costanza ma anche attrezzature giuste, prima fra tutte una sala di doppiaggio».

La sua è una voce molto riconoscibile, mi riferisco soprattutto al doppiaggio di Krusty il Clown. Come reagiscono i bambini quando la sentono?
«Mi ricordo che quando ero piccolo i miei compagni delle elementari erano orgogliosi di avere in classe un bambino attore e poi doppiatore. Le fiere del fumetto, Etna Comics soprattutto, hanno contribuito a far conoscere questa professione: vedo che il pubblico risponde molto bene, soprattutto i bambini: mi sentono ed è un piacere che mi riconoscono».

Si è mai travestito da uno dei personaggi da lei doppiato?
«È capitato molti anni fa, durante dei Cartoon Party con il Trio Medusa: intervallavamo le sigle dei cartoni animati con delle gag e spesso mi vestivo da Krusty o mi svestivo da Eros di Pollon (ride, perché il personaggio era praticamente nudo, ndr). È stato divertente, però non andrei mai in giro in quel modo».

Non le piacevano i panni di Eros?
«No no, al contrario. L’originale giapponese era molto meno brillante. A me invece piaceva molto così l’ho un po’ reinterpretato. Mi è piaciuto tantissimo e tutt’ora mi piace. Oltre a Eros sono molto legato a Krusty il Clown, mi diverte ancora, nonostante siano 28 anni che trasmettono “I Simpson”».

Come si divide tra doppiatore, attore e fumettista?
«Prima riuscivo benissimo, da alcuni anni fare il doppiatore, direttore di doppiaggio, l’adattatore mi prende parecchio tempo e i fumetti li ho dovuti accantonare. Il mestiere del direttore di doppiaggio mi impegna dalla mattina alla notte».

Tanti giovani ma anche tanti adulti leggono i fumetti. Pensa possono veicolare messaggi educativi?
«Il fumetto è un genere letterario particolare. Il cinema, la televisione li puoi condividere, un libro lo puoi leggere ad un pubblico, il fumetto invece è l’unica lettura che devi fare assolutamente da solo perché è una comunicazione per immagini e ha un suo linguaggio espressivo specifico che va tradotto e interpretato. I lettori di fumetti, sia uomini che donne, crescono e questo è un bene proprio perché credo veicolino anche messaggi educativi».

Questioni di gender e mondo del fumetto: cos’è cambiato?
«Una volta il fumetto era appannaggio solo degli uomini: era impensabile che una ragazza leggesse Dylan Dog o i manga. Ora invece è una cosa normalissima e più o meno si equivale sia il pubblico di lettori, sia il direttivo che lavora alle realizzazioni: ci sono tantissime autrici di fumetti, oltre che lettrici. Il che è positivo».

C’è qualche ambito non ancora esplorato che vorrebbe esplorare?
«Mi piacerebbe lavorare di più con il cinema e lavorare di più con attori in carne ed ossa. Ogni tanto mi capita di dirigerli o anche di doppiarli e vorrei dedicare più spazio a questo fronte».

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