Responsabile dell’associazione “Insieme o.n.l.u.s.” da anni si occupa di aiutare chi è in difficoltà: «Vagando per le periferie sono entrato a contatto con una realtà che non conoscevo, non ho visto solo barboni ma ho incontrato tanti uomini, soli e abbandonati che avevano molto da insegnarmi, sono stati loro a salvare me e non viceversa»

«La storia dell’uomo è una storia d’amore»: è questa la frase che 1Giuseppe Messina ripete ormai da anni. Responsabile dell’associazione “Insieme o.n.l.u.s.” e di varie comunità situate sia in Sicilia (a Pedara e a Lentini) sia in Romania, il “vagabondo di Dio” ci ha raccontato, col sorriso sulle labbra, come in lui sia nata la decisione di spendere la sua vita interamente per gli altri. «Non c’è mai stato – sostiene – un momento preciso in cui abbia fatto questa scelta, ho sempre avuto una certa predisposizione dentro di me, mi ricordo che già all’età di 14 anni, quando conoscevo qualcuno in difficoltà, sentivo la necessità di aiutarlo e magari di ospitarlo in casa». Giuseppe, oggi 48enne ma con l’entusiasmo di quando era ragazzo, ci spiega di aver capito soprattutto durante la formazione universitaria che il sapere accademico non era per lui sufficiente: «Percepivo dentro di me che non stavo facendo abbastanza, sapevo invece che avrei avuto tanto da imparare dalla strada e che solo lì avrei potuto incontrare gente disposta a farsi aiutare».

UNA REALTÀ DIVERSA. È stato proprio grazie all’approccio ad una realtà diversa dalla propria che è riuscito a fare una scoperta più grande di quella che si aspettava: «Vagando per le periferie sono entrato a contatto con una realtà che non conoscevo, non ho visto solo barboni ma ho incontrato tanti uomini, padri di famiglia, molti con un’istruzione professionale alle spalle, gente rimasta però sola e abbandonata e che aveva molto da insegnarmi, sono stati loro a salvare me e non viceversa».  Solo dopo tanta esperienza nel volontariato nel 2005 decide, con gli altri “angeli” (così chiama i volontari, catanesi e non, che lo seguono ormai da anni), di dare il via all’associazione “Insieme o.n.l.u.s.” e grazie alle donazioni ricevute, un anno dopo, accoglie i bisognosi nella casa-famiglia  “Divina Provvidenza”.

LA GIOIA DI AIUTARE IL PROSSIMO. «Non è però affatto facile esprimere a parole la gioia che si prova nell’aiutare il prossimo – ci spiega – quando mi chiedono che lavoro faccio o di cosa mi occupo non riesco a rispondere, perché non c’è una risposta che faccia capire a pieno quale sia quell’energia che nasce dentro di me, l’unico modo per comprendere il motivo di questa mia scelta di vita è entrare in contatto con i ragazzi che ospitiamo».

L’ESSERE UMANO HA BISOGNO DI RELAZIONARSI PER SENTIRSI VIVO. Le storie sono tante, e ognuna diversa e speciale dalle altre, da Angelo, al quale tanti anni fa è stata diagnosticata la schizofrenia indifferenziata cronica, ai ragazzi migranti accusati ingiustamente di scafismo. La grande squadra di “Insieme o.n.l.u.s.”, ha saputo prendersi cura di ognuno di loro soprattutto grazie alla guida di Giuseppe Messina, che in questi anni si è impegnato a fondo per capire quale fosse il metodo migliore per prestare il suo aiuto. «C’è stato un periodo in cui seguivo da esterno le lezioni nella facoltà di medicina pur di trovare delle risposte»  ci ha raccontato, ma è stata solo l’esperienza unita al suo gran cuore ad aiutarlo. «Notavo che ogni qual volta proponevo ai ragazzi della casa-famiglia un’ attività, questi si mettevano subito all’opera dimenticando le proprie malattie, le proprie difficoltà o i propri limiti, si sentivano parte di una comunità e ridavano a se stessi un valore: l’essere umano ha bisogno di relazionarsi per sentirsi vivo, la mia idea è quella di un io che va verso il tutto».

L’IMPORTANZA DELL’IMPEGNO. Giuseppe Messina sembra un personaggio atipico in questi anni fatti di stragi, odio nei confronti del diverso, cinismo e paura. Egli però nella sua missione del bene ha perseverato con positività, condividendo sempre il suo amore con il prossimo. E’ questo quello che insegna  sia alla sua famiglia (è sposato e ha tre figli) che a chiunque sia disposto a dargli ascolto. «Nonostante io abbia la mia casa e  i miei figli siano sempre cresciuti in comunità –  molti hanno reputato questa situazione nociva per la loro crescita – ad oggi sono fiero di loro, e loro sono contenti di aiutarmi nel lavoro che faccio ed è questo che mi spinge a non mollare. Tempo fa – continua – sono stato invitato a tenere un discorso, riguardo ciò che faccio, in un’aula universitaria. Vedere tutti quei ragazzi che mi ascoltavano in silenzio e con ammirazione mi ha riempito il cuore e questo vuol dire che nonostante ci sia ancora molto da fare per gli altri, tante sono le persone pronte ad accogliere il mio appello». A Catania già in tanti, colpiti dall’energia positiva dell’associazione, hanno deciso di donare strutture per allargare la grande famiglia di “Insieme o.n.l.u.s.” o di unirsi nell’opera di volontariato.

E finché avremo storie positive, come questa, da raccontare, non ci sarà modo di esser trascinati dal vortice della negatività.


«Qui si scopre l’amore incondizionato»
di Attilio Privitera

[dropcap]Q[/dropcap]uando arrivo al laboratorio sociale e multiculturale “Terra Viva” l’aria che si respira è umida, carica d’acqua. Vengo accolto dal vociare degli “ambulanti” che stanno vendendo verdura a qualche cliente di passaggio. L’aggettivo che mi viene in mente è subito “rurale”, di quella ruralità quasi familiare che a chiunque possegga una campagna sarà immediatamente nota.

Sono tutti un po’ in ansia, in realtà; Alessandra, psicologa delle neuroscienze, che mi invita ad accomodarmi, con un sorriso e anche Giuseppe Messina, fondatore del progetto “Terra Viva”, che siede irrequieto in prima fila mentre scambia qualche parola con i pochi presenti. Discuto un po’ con chi mi trovo intorno e non passa molto prima che venga deciso il rinvio dello “Show Cooking Multiculturale” a cui si sarebbe dovuto assistere; sarà soltanto Giuseppe ad illustrarci cosa realmente “Terra Viva” è.

Lo scroscio della pioggia si fa sempre più intenso mentre batte sul tendone e l’atmosfera diventa ai miei occhi quasi surreale quando, cominciando a grandinare, rimaniamo bloccati lì dentro. Intanto abbiamo formato un cerchio con le sedie, in modo tale da favorire la comunicazione, e guardandomi attorno vedo persone che potrebbero essere uscite da un libro di Stefano Benni, tanto somigliano a dei veri e propri personaggi; c’è la signora con i capelli lunghi e grigi ed un gatto in grembo, c’è Angelo, affetto da schizofrenia paranoide, ospite ormai da quattordici anni nella casa famiglia di Pedara, c’è anche Abdou ragazzo del Gambia accusato di essere uno scafista e ingiustamente incarcerato per due anni. Ma soprattutto c’è Giuseppe Messina, tutti pendono dalle sue labbra mentre parla delle case famiglia da lui fondate, in cui vivono gratuitamente più di un centinaio di persone, mentre racconta qualche aneddoto inerente al passato; quando venne bloccato alla dogana in Romania e posto in stato di fermo o quando pagò la retta di un bambino con i soldi dell’associazione. Tutto però sempre con un unico scopo: protrarsi verso il bene incondizionato. Perché il bene genera bene, e Giuseppe Messina sembra averlo capito in modo limpido e coscienzioso. «La storia dell’uomo è una storia d’amore» dice; poi continua con «l’essere umano è un Io che va verso un Tu», tutto affermato con estrema sicurezza e convinzione. Qualcuno lo interrompe, lo chiamano “il vagabondo di Dio”; scappa una risata benevola.

Sorrido anch’io: quell’epiteto Giuseppe Messina se lo è proprio meritato.

 

 

 

 

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