Il teologo, allievo di Karl Barth,è stato protagonista di un convegno a San Nicola l’Arena: «In un mondo che vede i suoi figli costantemente in crisi tra loro bisogna trovare un punto fermo.Partendo da Cristo, senza elaborare altre teorie, aprirsi al prossimo è possibile»

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]N[/dropcap]oi protestanti ci siamo sempre sentiti cattolici. Peccato che il posto sia già stato occupato». Suscitando le risate degli astanti, si è espresso così il professor Wolfhart Schlichting, già docente presso l’Università di Regensburg (Ratisbona) e Pastore luterano, durante il dibattito che si è tenuto presso la Chiesa di San Nicola l’Arena a Catania, dal titolo “Le sfide che pone il nostro tempo al Cristianesimo: l’esperienza di un pastore protestante”. L’evento, promosso dalla comunità diocesana, in occasione dei 500 anni dal giorno in cui Martin Lutero affisse le sue 95 tesi sulla porta della Chiesa del Castello di Wittenberg, è stato introdotto da Mons. Gaetano Zito, docente di Storia della Chiesa presso l’Istituto Teologico “San Paolo” e Vicario Episcopale per la cultura presso l’Arcidiocesi di Catania, ed è stato moderato dalla prof.ssa Arianna Rotondo, docente di Storia del Cristianesimo presso l’Ateneo catanese. In effetti, è raro pensare un Pastore protestante in un contesto come quello catanese così intimamente radicato nella tradizione cattolica. Eppure, l’esperienza di questo professore tedesco pone degli interrogativi anche a noi Siciliani: è possibile, in un’epoca di conflitti anche a carattere religioso, farsi promotori di una riconciliazione che parta dalle proprie radici e dalla propria identità culturale?

Il professor Wolfhart Schlichting (foto G.Romeo)

PICCOLI GRANDI SEGNI – «Veni creator spiritus, mentes tuorum visita». Con questa invocazione allo Spirito Santo dal sapore medievale, ha inizio il lungo intervento di Wolfhart Schlichting. Un intervento fatto di ricordi ma, soprattutto, di prospettive. Cosa lega un professore tedesco alla Sicilia ed, in particolare, a Catania? Sicuramente il rapporto con l’ecumenismo che negli anni, sia per vocazione sia per passione, è diventato una sfida, una scommessa. In secondo luogo, l’amicizia con Don Ciccio Venturino, fondatore di “Gioventù Studentesca” e “Comunione e Liberazione” in Sicilia. Così, rievocando i bei momenti vissuti insieme e i grandi progetti portati avanti, Schlichting fa un’accurata analisi della sua esperienza, senza nascondere una nota di malinconia, fin da quando era un semplice studente di teologia nella Germania degli anni 60. Caso vuole che proprio in quel periodo operavano nel contesto universitario della Baviera il giovane Joseph Ratzinger, divenuto nel 2005 Papa Benedetto XVI e un altro grande teologo del 900, Karl Barth, che arrivò a sostenere che il socialismo sarebbe stato in grado di interpretare quella corrente di rinnovamento che viene dal messaggio evangelico. In definitiva, un contesto culturale in continuo fermento, che avrebbe portato all’elaborazione di nuove teorie in ambito filosofico e teologico, e, per la Chiesa Cattolica, il grande miracolo del Concilio Ecumenico Vaticano II.

La prof.ssa Arianna Rotondo e il prof. Wolfhart Schlichting (foto G.Romeo)

APRIRSI AGLI ALTRI – Il Pastore luterano mostra una certa apertura verso le confessioni di cui è costellato il grande panorama cristiano. «Oggi la sfida si fa più ardua: in un mondo che vede i suoi figli costantemente in crisi tra loro bisogna trovare un punto fermo. Parlo di un’etica comune? No. La Chiesa, che è Corpo di Cristo, non deve avere altri fini che lottare per mantenere questa identità. Partendo da Cristo, senza elaborare altre teorie, aprirsi al prossimo è possibile». Queste parole che risuonano all’interno dell’antica basilica benedettina, interrogano le coscienze dei presenti: siamo in grado, oggi, di cogliere questa sfida, nonostante la nostra pazienza, in particolare qui in Sicilia, sia sempre più fiaccata dall’arrivo impetuoso di popolazioni caratterizzate da culture diverse dalla nostra? Può il messaggio evangelico dirsi ancora attuale per fronteggiare tali problematiche? «In Germania – conclude il professor Schlichting – il movimento ecumenico è molto presente nelle congregazioni e l’atmosfera tra le confessioni è cambiata in modo che non era immaginabile quando ero giovane. Certamente le differenze dogmatiche rimangono un tema molto serio, ma questo nuovo clima, incentrato sulle parole di Gesù che ha detto: i miei discepoli devono essere riconosciuti dall’amore fra di loro, non dalla corretta dottrina, può aiutarci anche a superare le differenze da quest’ultimo punto di vista».

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