Il rione, un tempo luogo di botteghe artigiane, poi degradato e oggi sulla via della riqualificazione, è riscoperto da giovani che, macchina fotografica e cellulari alla mano, attraversano i suoi vicoli e colori

Chi l’ha detto che i social portano all’alienazione dell’individuo? Instagram lancia il #WWIM (WorldWide Instameet), un incontro off-line, ovvero in presentia: un’occasione che porta giovani e adulti con la passione per la fotografia a riscoprire luoghi delle proprie città, immortalandole nei loro scatti e condividendoli con il mondo social. Igers_Catania, la community di instagramers catanesi, ha scelto di portarci in un luogo suggestivo, sintesi dei chiaroscuri del territorio catanese: San Berillo, il quartiere a luci rosse della città di Catania.In un tempo non troppo lontano, San Berillo brulicava di botteghe artigiane che rendevano quel quartiere un’officina a cielo aperto. Negli anni Cinquanta, i tentativi di risanamento urbano hanno snaturato il quartiere, tanto che i suoi abitanti sono stati trasferiti a San Leone, in una “nuova San Berillo”, lasciando l’area in un totale stato di abbandono. Nuovi volti oggi abitano quelle strade, le rendono vive. Volti che ci accolgono sorridenti, alcuni incuriositi, altri sospettosi. Man mano che ci addentriamo nei vicoli, tra uno scatto e l’altro, siamo investiti da un mix sensoriale: odori intensi, attimi di rabbia, rancore e speranza. Talvolta bisogna scuotersi per esser certi di non essere in un sogno: tra i muri diroccati si scorgono occhi profondi e accattivanti, che celano trascorsi diversi e vivi; porte socchiuse invitano a sbirciare, a scoprire il piacere della solitudine condivisa. A partecipare a questo tour sono soprattutto giovani: le loro macchine fotografiche non scattano, tanta è la sorpresa nel vedere come la vita si sia ripresa un posto del tutto dimenticato, e che neanche loro conoscevano. «Il tema scelto per questo evento mondiale è la gentilezza – spiega l’organizzatrice Simonetta Vicino, local manager di Igers_Catania – e non poteva esserci luogo più adatto di San Berillo: un posto in cui questo valore si tocca in tutte le sue sfaccettature».

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Ed è proprio con gentilezza che il giovane architetto Renato Basile ha deciso di entrare nel cuore del quartiere per di creare il Museo ReBa: «Volevo aprire luoghi chiusi al pubblico e farli rivivere con l’arte realizzata da ragazzi che spesso non avevano spazi dove poter esporre le proprie creazioni». Nasce così un incubatore artistico e culturale. «L’idea ha preso forma a Siracusa – racconta Renato – dove, insieme ad alcuni amici artisti, abbiamo affittato un edificio chiuso sul lungomare di Ortigia, per ospitare esposizioni d’arte temporanee». La sempre crescente richiesta ha poi convinto Basile a identificare un luogo fisso. «Avevo bisogno di uno spazio più grande per rispondere ai numerosi artisti che mi contattavano: l’ho trovato a San Berillo». Proseguendo la loro scoperta del quartiere, i giovani Igers si imbattono quindi nei colori che gli street-artists hanno donato alle strade che portano al museo. La zona è anche riqualificata grazie all’attività dell’associazione culturare Bi-Fest che, insieme al ReBa, organizza una volta al mese festival di arte, musica e sapori. La gentilezza porterà i suoi frutti.

 

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