Il percorso, visitabile fino al prossimo 3 giugno al Palazzo della Cultura, espone 150 opere provenienti dell’Herakleidon Museum di Atene

Chi è nell’immaginario collettivo Tolouse-Lautrec? Qualcuno, sentendo questo nome, penserà all’immagine buffa e macchiettista del personaggio interpretato da John Leguizamo in “Moulin Rouge”, film di Baz Luhrmann divenuto un vero cult all’inizio del millennio. Tuttavia, il grande artista francese fu – naturalmente – molto più di questo. La mostra “Toulouse-Lautrec. La Ville Lumière”, visitabile fino al prossimo 3 giugno a Catania, presso il Palazzo della Cultura, si propone di offrire – tramite un percorso che espone 150 opere provenienti dell’Herakleidon Museum di Atene – una full immersion nell’estro e nella creatività di uomo dalla vita difficile, affrontata tra genio e sregolatezza.

L’ALLESTIMENTO. All’ingresso ci accoglie una gigantografia dell’artista e non è l’unica, lungo il percorso sono molte le immagini che lo ritraggono nelle pose più disparate. «La peculiarità della sua arte è racchiusa nella coraggiosa scelta di rappresentare soggetti scabrosi oltre che nella ricerca espressiva – racconta il curatore Stefano Zuffi – mostrandosi al contempo aperto verso l’innovazione, la fotografia e le prime sperimentazioni cinematografiche».L’allestimento non segue uno sviluppo cronologico (d’altra parte la produzione di Lautrec si concentrò in un solo decennio) ma si evolve in undici sezioni tematiche. Nelle sale dell’ex convento di San Placido (Palazzo della Cultura) si crea allora un percorso intimo e ravvicinato con le opere, inframmezzate da installazioni video, attraverso le quali si ricostruiscono i cambiamenti storici, sociali e architettonici che interessarono la Parigi di fin de siècle.

UNA VITA DIFFICILE. Rampollo di un’illustre famiglia dell’aristocrazia terriera, Lautrec ebbe una vita tutt’altro che facile; essendo i genitori consanguinei, nacque con una malattia genetica che inizialmente lo costrinse a lunghi periodi di convalescenza durante i quali trascorreva il tempo disegnando. La madre Adèle fu la sua più grande sostenitrice ed è grazie a lei se oggi a Catania possiamo ammirare due opere di quel periodo: l’inchiostro su carta “Il prete” e il disegno a matita “Cane accovacciato” del 1879. Nella stessa sala, di fronte, lo sguardo resta affascinato da un disegno a matita dal tratto leggero, il titolo dell’opera è ”Uomo nella camicia di forza”. Probabilmente l’uomo raffigurato è Vincent Van Gogh, con il quale l’artista francese entrò in contatto durante il periodo di formazione presso l’atelier parigino del pittore Cormon e con il quale condivise l’infausto destino dell’internamento in manicomio.

Henri de Toulouse-Lautrec Au Concert (Before Letters) 1896 Color Lithography, 32×25,2 cm © Herakleidon Museum, Athens Greece

L’IMPRONTA. Lontano dalla solarità dei paesaggi impressionisti, per Henri Toulouse-Lautrec non esisteva che la figura. Ecco allora che il percorso di visita ci propone studi di volti, espressioni, caricature, talvolta realizzate in maniera fugace e testimoniate dai fogli disegnati su entrambi i lati. Negli anni, poi, l’artista si avvicinò sempre di più a una forma di realismo personale, ben presente in ciascuno dei suoi lavori, ed esaltato attraverso la tecnica dell’incisione e della litografia. Ogni passaggio, dal disegno preliminare alla stampa definitiva veniva curato personalmente. È il caso della copertina dello spartito “Pour Toi!…”. «La litografia a colori – spiega il curatore, Stefano Zuffi – era una tecnica a incisione che iniziò a essere usata già nel Settecento ma sul finire del XIX si trovò la maniera di arricchirla con diversi passaggi di colori, i giapponesi per esempio erano degli eccellenti artisti da questo punto di vista. Inoltre Henri Toulouse-Lautre studiò la possibilità di ingrandire l’immagine fino a farle raggiunge le dimensioni del manifesto pubblicitario e sviluppò una tecnica particolare di stesura del colore a spruzzo che rendeva i dettagli ancora più vaporosi e leggeri.» Molte opere – come “Troupe de Mlle Eglantine”, “La vache engagé”, “Babylone d’Allemagne”, solo per citarne alcune – presentano infatti quest’aspetto sorprendente. La necessità di catturare lo sguardo dei passanti divenne la sua priorità più grande; la stessa frenesia che ritroviamo nell’ultima tappa del percorso museale, immersi fra le proiezioni in movimento.

L’allestimento a Palazzo della cultura

ARTISTI E CAVALLI. Il mondo che raffigura Lautrec è quello illuminato dalle luci della ribalta, dove si esibiscono i protagonisti delle notti parigine: Jane Avril raffigurata mentre in maniera frenetica balla il can-can oppure mentre in una posa ricercata primeggia sul manifesto “Divan Japonais”; Aristide Bruant con indosso la sciarpa rossa e il cappello a falda larga e Yvette Guilbert, alla quale è dedicata una sezione particolare. Accanto all’unico acquarello presente nella rassegna, che la ritrae con gli immancabili guanti neri, sistemati anche ai piedi di un manichino, è possibile ascoltare in sottofondo una sua rarissima incisione de “A l’hotel du numero trois”. E ancora i disegni, le riviste satiriche, il Moulin Rouge, gli spettacoli parigini, le collaborazioni editoriali, La Reveu Blanche, e le litografie sui cavalli, “Cavaliere”, “Cavalier”, “Il fantino”; una delle tante passioni del pittore e forse l’unico vero legame con la figura paterna che a lungo ne ostacolò la carriera artistica.

Henri de Toulouse-Lautrec Eldorado, A. Bruant dans son Cabaret 1892 Color Lithography, 138×96 cm © Herakleidon Museum, Athens Greece

LE DONNE. L’album Elles pubblicato nel 1896, di cui ricordiamo la litografia “Donna alla tinozza”, è dedicato alle donne dei bordelli di rue des Moulins e rue d’Amboise cui Toulouse- Lautrec si sentiva particolarmente vicino per la veridicità con cui posavano «le modelle – affermava l’artista – sono sempre un po’impagliate, quelle invece sono vive». Così, spiando dal buco della serratura dettagli del corpo femminile, si conclude questo lungo viaggio all’interno del folle mondo di Toulouse-Lautrec. «Tra le donne di Lautrec – conclude Zuffi – quella che mi affascina di più è quella ritratta in ““La passeggera della cabina 54”, una litografia raffigurante una giovane donna quasi di spalle; l’artista l’aveva conosciuta durante una crociera rimanendone totalmente rapito. Trovo che sia un’ immagine molto romantica».

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