La scrittrice sudamericana ospite a Catania per l’assegnazione del Premio Sicilia, spiega come l’amore per le donne della sua famiglia, la magia e la scrittura abbiano caratterizzato tutta la sua vita

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]L'[/dropcap]amore incondizionato non può esistere in una coppia. È qualcosa che appartiene indissolubilmente ad una madre ed una figlia. Per sempre».  Lo spessore culturale e una vita carica di esperienza emergono con intensità durante lo speech autobiografico che ha emozionato l’intera platea del teatro greco di Catania.

«C’è una magia che da sempre accompagna le donne della mia famiglia, a partire da mia nonna Isabel». È proprio con questa chiave di forte spiritualismo, ereditata dalla nonna, che la scrittrice cilena, autrice di diversi romanzi autobiografici come La casa degli spiriti, ha superato alcuni dei momenti più difficili della sua vita, come quello della morte prematura della figlia Paula, entrata in coma e scomparsa un anno dopo a causa di una rara malattia. Isabel racconta del giorno in cui la figlia Paula, in stato vegetativo, viene riportata negli Stati Uniti dalla madre.

«Il primo giorno a casa, una gatta randagia entrò dalla finestra. Si installò presso Paula e non si separò da lei fino a quando morì. Sono sicura che la gatta fosse l’incarnazione dello spirito della nonna Isabel, venuta dall’Aldilà per stare con la bisnipote». Isabel Allende precisa, a tal proposito, di non appartenere alla corrente letteraria del realismo magico «Non ricorro ad artifici letterari. Scrivo come vivo, come sento, come ricordo. Vivo e scrivo mantenendomi aperta a quelle dimensioni misteriose che tutti sperimentiamo sotto forma di coincidenze inspiegabili e sogni premonitori».

Vi è un altro elemento che rappresenta un tesoro e un filo conduttore quasi “magico” per Isabel Allende che fin da ragazzina, a causa di una guerra civile scoppiata in Libano, è costretta a separarsi dalla madre Panchita e a rimanerne lontana per anni. Così inizia a comunicare con lei nell’unica forma possibile, la scrittura. «L’importante era restare in contatto. Non c’è niente che non possiamo scriverci, persino le cose che non ci diremmo di persona». Isabel Allende sostiene che quelle lettere l’abbiano formata nel profondo, le abbiano insegnato a riflettere prima di interagire con le persone che ama. «Quando sei arrabbiato e scrivi, sei portato a frenare le tue emozioni» ed è allo stesso modo che gestisce tuttora le divergenze anche in famiglia. Per tale motivo, rivolgendo un dolce pensiero a Paula sottolinea «Sono convinta che se mia figlia fosse viva, saremmo ottime amiche».

Scrivere ha permesso alla nota autrice di testi contemporanei di mantenere vivido il rapporto con la madre lontana e di credere che esistano mezzi che permettano ad ogni anima di sentire viva la presenza di chi non c’è. Per questo per Isabel Allende, La corrispondenza è come un’ulteriore magia e rappresenta un collante di valore inestimabile che si protrae nella loro vita ancora oggi. «Queste lettere sono la cosa più preziosa che ho. Se mia madre morirà prima di me, potrò leggere una sua lettera ogni giorno finché sarò in vita».

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