«Noi insegnanti abbiamo un’enorme responsabilità e la possibilità di trasformarla in un grande sogno, sia per noi – così da poter essere maestri felici – sia per i nostri allievi, i quali potranno raggiungere i loro obiettivi guidati dal faro della conoscenza».

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]È[/dropcap] fondamentale porre al centro della didattica la persona, tanto la propria d’insegnanti, per cui bisogna studiare continuamente e aggiornarsi senza mai dare nulla per scontato, quanto quella dei ragazzi, che sono il dono più bello che abbiamo ricevuto. Se seguiamo questo iter, le scartoffie passeranno in secondo piano e faremo bene il nostro lavoro». Questa la filosofia che anima il nuovo libro di Marco Pappalardo, “Diario (quasi segreto) di un prof”, che è stato presentato giovedì presso la libreria San Paolo di Catania. L’incontro con l’autore, docente al liceo Don Bosco e collaboratore di testate come “Avvenire”, “La Sicilia”, “Mondo Erre” e “Prospettive”, è stato arricchito dalla presenza della preside Zina Bianca, di due studentesse universitarie, Deborah Scola e Benedetta Spampinato, e dal giornalista Salvo La Rosa. Il volume, edito dalla stessa casa editrice nazionale San Paolo, raccoglie (e in alcuni casi rivisita e integra) considerazioni e riflessioni pubblicate negli ultimi anni sul quotidiano “La Sicilia” nella rubrica “Diario di prof”.

La copertina del libro

Nell’idea di didattica di Pappalardo si pone al centro la relazione tra maestro e allievo, che incide in maniera profonda su di entrambi, l’impegno per rendere ogni anno scolastico un anno speciale fondato su di una nuova alleanza tra educatore e discente, una trasformazione delle singole discipline in strumenti mediante i quali scoprire la vita, l’identità degli allievi e il loro valore. Ci sono poi dei requisiti indispensabili per poter essere bravi insegnanti tra cui la passione e la pazienza di chi rispetta i tempi naturali e attende la maturazione, la speranza e i valori.

Quella di Marco Pappalardo è un’idea condivisa da alcuni suoi colleghi. «Vola! Perché il mondo è nelle tue mani», questo è l’invito della preside Bianca rivolto a tutti i giovani per contrastare le voci scoraggianti e ciniche, che si fanno più intense in quest’epoca di crisi. Invito che è poi l’essenza del libro di Pappalardo: «Non dobbiamo smettere di guardare il cielo. A testa alta e con i piedi ben saldati a terra, continuiamo a sognare e desiderare che le stelle cadenti e i desideri non finiscano in una notte. L’astronomia ci conferma che tutto non finisce nel buio di così poche ore, ma il nostro cuore in fondo lo sa già che c’è di più. Conosce l’alfabeto del cielo anche quando non sa decifrarlo tutto». Un invito che implica grande fiducia nei confronti dell’allievo che, come dimostra Pappalardo con i suoi racconti, se gli si affida davvero la penna senza intimorirlo, è capace di grandi riflessioni.

Sorprendenti a questo proposito le parole di una sua studentessa che il prof ha trascritto nel suo diario: «A volte pensiamo che l’essere adulti serva a risolvere tutti i problemi, soprattutto quelle dei più piccoli, ma le difficoltà degli adulti chi le risolve? Altri adulti probabilmente. Eppure i piccoli sono una grandissima risorsa per i grandi se formati e aiutati a crescere con amore, equilibrio, libertà e responsabilità. Chi non ha trovato sollievo dai tanti pensieri di una giornata una volta tornato a casa la sera proprio grazie all’abbraccio o al sorriso dei figli?». Meravigliosa la risposta di Pappalardo: «La storia del piccolo principe ci insegna che ogni adulto può essere un aviatore caduto con il proprio aereo nel deserto, cioè tra le difficoltà della vita, oppure un uomo serio che svolge importantissime attività ma profondamente e fisicamente solo. Ci insegna pure che proprio nel momento del disastro, della ripetitiva routine, c’è un piccolo principe che può sconvolgerci la vita con le sue domande e richieste strane, con i racconti straordinari dei viaggi, con quell’esperienza speciale che riempie il cuore una volta svuotato del di più. Nella vita di una famiglia, di un educatore, o di un docente ciò accade costantemente e non c’è che da attendere l’arrivo di un giovane favoloso dal cielo».

Il volume è introdotto dal filosofo Diego Fusaro che non tradisce certo lo spirito del libro quando scrive: «non lasciare scappare i tuoi sogni, non farteli strappare dalla banalità e dall’indifferenza, non abbandonarli per paura o stanchezza, non sotterrarli senza averci nemmeno provato, non dimenticare che i sogni hanno le ali che si muovono con il battito del cuore, con la spinta dell’intelligenza, con la leggerezza dell’umiltà con la dinamicità degli affetti, con la prospettiva della speranza con il coraggio delle idee, con la certezza della fede per chi crede».

È un libro che risponde ai molti quesiti che insegnanti, vecchi e nuovi, si pongono dinnanzi alle nuove sfide della didattica e alle diverse esigenze delle nuove generazioni, è un libro per gli allievi che sentono il bisogno di essere raccontati. «Professore quando lo scriverà un libro su di noi?»

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