Jazz e dramma alla base dello spettacolo del giornalista catanese in scena al teatro L’Istrione, dal 17 al 19 novembre,  con Nadia Albergo e Andrea Schillirò protagonisti insieme a una jazz band

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]I[/dropcap]l blues è la musica dell’anima»: così afferma Mario Bruno, giornalista catanese amante della buona musica. Proprio nel blues egli ha trovato ispirazione per portare in scena una storia d’amore e violenza dal titolo “Nel blues dipinto di blues” (in scena al teatro L’Istrione di Catania, dal 17 al 19 novembre). «Ciò che lega questo dramma teatrale al jazz – spiega Mario Bruno – è la sofferenza: il jazz è nato nelle piantagioni di cotone della Louisiana per esprimere e alleviare la stanchezza e il dolore degli schiavi afroamericani che vi lavoravano. Allo stesso modo nella mia storia esso diventa espressione dell’amore di una coppia alle cui spalle ci sono prostituzione, alcolismo, violenza, ma nel cui futuro c’è il sogno di New Orleans».

IL TEATRO DIFFONDE IL JAZZ E IL JAZZ IL TEATRO. Ex batterista, Mario Bruno è un appassionato di jazz, genere al quale egli stesso ammette di essersi avvicinato dopo anni dediti ad altri interessi musicali, seguendo un’attrazione fatale. Si tratta di musica colta, oggi resa più fruibile al pubblico grazie a festival organizzati in tutta Italia, ma resta pur sempre una scelta elitaria. È per questo che Bruno ha avuto l’idea di unire jazz e teatro, così che l’uno possa fungere da cassa di risonanza dell’altro e viceversa: «La novità consiste nel fatto che la musica qui non serve semplicemente da accompagnamento al dramma, ma ne è parte integrante. Con il teatro ho un rapporto di odio/amore. – confessa Mario Bruno – Odio perché è come scritto sulla sabbia: mentre un film si conserva e si può rivedere dopo anni, uno spettacolo no, termina con l’ultima replica. Amore perché porta in scena la vita, chi recita sul palco è vivo, in carne e ossa. Da innamorato folle del jazz e da amante fedifrago della recitazione, ho deciso di sperimentare qualcosa di nuovo, in modo da permettere al teatro di fagocitare una musica colta appropriata».

IL JAZZ COME ANTIDOTO AL TRASH. Citando Bruno Biriaco, compositore jazz e direttore d’orchestra italiano, Mario Bruno afferma: «Il jazz è libertà». Proprio questo gli ha consentito di realizzare tale connubio innovativo tra teatro e blues, complementari l’uno all’altro, nella speranza che possa avere successo e risvegliare il buon gusto del pubblico. «Questo spettacolo – continua Bruno – vuole essere un incentivo per la cultura in un contesto di talent show e spettacoli televisivi che alimento la sottocultura del trash. “Questo è il secolo del jazz” disse il grande jazzista Romano Mussolini, e noi dobbiamo contribuire a renderlo tale».

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