Dall’esperienza di Lino, volontario precario in un supermercato di Catania, a quella dei detenuti di Piazza Lanza, alcune storie di “ordinaria umanità” della “21a colletta alimentare”

«Non sarei mancato a questo appuntamento per nulla al mondo. Quello che stiamo vivendo è un periodo difficile: io ho perso il lavoro e devo ancora ricevere diversi mesi di stipendio arretrato, ma sono consapevole che c’è chi non può permettersi nemmeno di acquistare gli alimenti di prima necessità». Lino è catanese, ha una moglie e una bambina piccola da mantenere. Fino a qualche tempo fa il suo lavoro era consegnare cartelle esattoriali, attualmente però la maggior parte delle sue ore sono assorbile dalla ricerca di un nuovo impiego. Lo abbiamo incontrato in un supermercato della sua città: indosso aveva una pettorina gialla e il suo sorriso migliore. La sua è una delle tante storie di ordinaria umanità che animano la “Colletta Alimentare”, che si è recentemente svolta per il 21° anno in tutta Italia.

LA CONSAPEVOLEZZA DI UN PICCOLO GESTO DI GRANDE VALORE. A Catania, nel supermercato di via Muscatello, è stata una giornata affollata. Così come accade in tantissimi degli oltre 13.000 supermercati aderenti, anche qui le persone entrano e non esitano a ritirare un sacchetto dove lasciare alcuni alimenti da donare alla colletta. Alcuni volontari ormai non devono più spiegare di cosa si tratta, poiché è diventato un rito ben consolidato. In molti contribuiscono come possono ad una giusta causa. La colletta si pone come obiettivo quello di aiutare gli oltre 4 milioni di italiani che soffrono di povertà alimentare, donando loro cibi a lunga conservazione quali pasta, pelati, tonno, legumi e così via. E nel suo messaggio d’invito, lanciato alcuni giorni prima della colletta, il card. Bassetti ha voluto sottolineare un fatto significativo: «quest’anno la colletta avviene pochi giorni dopo la “giornata del povero”, proclamata da Papa Francesco. È chiaro come queste due giornate siano legate tra di loro, poiché sono i poveri i primi a mancare di cibo».

IL CONTRIBUTO DEI DETENUTI. L’iniziativa della colletta alimentare, a Catania, è stata estesa ormai da qualche anno anche ai carcerati del penitenziario di piazza Lanza. «I detenuti – racconta Alfio Pennisi, insegnante e volontario del “Banco Alimentare”, – vivono questo momento come l’affermazione della loro capacità di fare del bene. Per loro questa colletta ha un significato maggiore: se le persone, andando nei supermercati, aggiungono un euro in più per comprare qualcosa di specifico per la colletta, i detenuti si tolgono il cibo dalla bocca, donando ciò che i parenti hanno portato per loro». L’attività della colletta all’interno del carcere è possibile grazie a una speciale autorizzazione che viene conferita ai volontari che operano in sinergia con la direzione e i poliziotti del penitenziario. «In molti – continua Pennisi – hanno contribuito dando ciò che potevano, dalla pasta allo zucchero. Con noi c’era anche l’attuale cappellano, frate Vincenzo. Alla fine siamo riusciti a raccogliere oltre 100 kg di alimenti». Senza dubbio, questa è una grande dimostrazione di come chiunque, nel suo piccolo, possa contribuire a fare del bene.

Nonostante la giornata nazionale della colletta alimentare sia terminata, si può continuare a sostenere la Fondazione Banco Alimentare attraverso le donazioni economiche, chiamando o inviando un sms al 45547

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