Quattro calici, quattro ospiti d’eccezione. Non solo beer tasting per il masterclass dell’esperto ligure, che mette la bevanda in lattina, oltre che il vino, al centro di questa edizione della kermesse culinaria, tracciando anche la via per il futuro

Accessibile, comoda, vantaggiosa per il trasporto e per la conservazione del prodotto. Tra aneddoti e irriverenza, il ligure Lorenzo Dabove trasforma Taormina Gourmet 2018 nel palco ideale per volgere lo sguardo al processo di inlattinamento della birra artigianale e alle sfide che questa nuova frontiera reca con sé. Il suo concept incoraggia una bevuta one-shot, informale e indipendente dall’esperienza in bicchiere. Meno esigente, ma non per questo senza carattere, la lattina conquista l’orizzonte craft «già dal 2004, quando al World Beer Cup di San Diego, si aggiudica l’oro nella categoria più importante d’America, l’American Pale Ale, proprio una birra esclusivamente prodotta in lattina» spiega Kuaska, estimatore e divulgatore, nonché guida spirituale, della cultura brassicola nostrana e internazionale. Coadiuvato da Schigi (Luigi D’Amelio), Andrea Camaschella e Mauro Ricci, Kuaska traccia un itinerario capace di profilarsi come una riflessione a tutto tondo sul mondo della birra e sul suo futuro, senza trascurare la dimensione siciliana ed i suoi ultimi progressi in questo campo.

La scelta ricade su quattro birre icona, due italiane aprono e chiudono il cerchio. Nata per essere popular, Pop (Baladin) apre le danze con il suo packaging accattivante, seguita a ruota da Punk IPA (Brewdog), «una delle prime birre in lattina che ha ottenuto successo commerciale in Italia e per questo immancabile nella nostra selezione», e dalla Illusion di Moor Beer Company. Ultima ma non per importanza, Schandaal, nata dalla felice collaborazione tra Extraomnes e Canediguerra, rigorosamente accompagnata e brassata con speculoos, squisiti biscottini di bandiera belga che ne costituiscono la principale fonte di ispirazione. Talvolta scalzata dalla primazia del vino e appellata come “la sorella minore”, la birra, e per di più la birra in lattina, a Taormina viene eccezionalmente servita al calice da esperti sommelier, in un incontro che ne esalta le possibilità e gli sviluppi. Birre «sconvolgenti», quindi, capaci di dare lustro alla confezione di alluminio più comune e più sociale di sempre, anche se per molti il vetro resta comunque il primo amore. Kuaska incluso.

Lorenzo Dabove (Kuaska)
Lorenzo Dabove (Kuaska)

IN SICILIA. Per Kuaska la forma mentis italiana è tutta orientata alla dimensione culinaria e questo ci avvantaggia anche nella degustazione della birra. Secondo l’esperto «abbiamo il cibo nel “melone”». Ma in questa circostanza la sua attenzione va tutta al contesto siciliano. In passato, quando sempre nuovi birrifici si propagavano lungo tutto lo stivale e quelli siciliani si facevano sempre più radi, si rammaricava del fatto che una regione così ricca di prodotti culinari di qualità fosse talmente povera nell’ambito brassicolo. Si scusa e si discolpa per le frustate date ai birrai siciliani, assicurando che sono state inferte «per amore» ed oggi torna in Sicilia con maggiore entusiasmo. Sebbene questa sia «la stagione delle session beer, di contenuta gradazione alcolica e facili da bere, e la Sicilia debba ancora esplodere in questo ambito», può almeno vantare una lista sempre crescente di birrifici artigianali in grado di rivaleggiare con le eccellenze delle altre regioni italiane. È con grande entusiasmo che cede la parola ai rappresentanti del progetto Trinacria HomeBrewers, associazione culturale palermitana che da un anno coniuga l’hobby della birra prodotta in casa all’agronomia. Il team di microbiologi e appassionati coopera con l’Università di Palermo, la quale ha aggiunto di recente al suo programma formativo un corso di Laurea in Scienze e Tecniche Agroalimentari che celebra ed esalta anche la birra oltre il vino. Chiude l’evento Mauro Ricci che vede nel “fermento” della realtà siciliana e in questa iniziativa «un arricchimento del patrimonio locale che ci proietta anche fuori, pronti al confronto con il mondo esterno e ad allargare l’offerta sul mercato». Per Ricci questa è la giusta risposta per chi oggi dice che non c’è lavoro, perché il settore «è qualificante, di alto livello, e non c’è spazio per l’improvvisazione» ed offre grandi opportunità di impiego e crescita personale ai giovani dell’Isola.

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