«Le teste canute ai concerti di musica classica sono sempre in sovrannumero, una tendenza che si riscontra un po’ ovunque in Italia. I ragazzi sono abituati alle luci, al palcoscenico, al movimento. Dobbiamo riportarli a un contesto in cui si sta seduti, dove si aprono solo gli occhi e le orecchie».
A concludere l’edizione del Trecastagni International Music Festival sarà il Quartetto Cesar Franck, progetto artistico formato da quattro giovani talenti catanesi, con un programma dedicato a Tchaikovsky e Ravel

Marco Mazzamuto e Niccolò Musmeci (violini), Salvatore Randazzo (viola) e Bruno Crinò (violoncello), sono quattro giovani musicisti catanesi che nel 2013 hanno unito i loro percorsi musicali nel Quartetto Cesar Franck, progetto artistico che porta il nome del compositore belga con cui hanno un particolare legame musicale.
Il loro è un percorso in giro per l’Italia tra autori romantici come Brahms, Mendelssohn, Tchaikovsky, con cui c’è una certa familiarità, e Ravel che rappresenta una nuova sfida interpretativa.

Come vi sentite ad essere l’unica formazione interamente catanese all’interno di questo festival internazionale?
«Siamo orgogliosi di poterci esibire nella nostra terra e di proporre al pubblico musica di autori straordinari all’interno di questa splendida cornice – ci dice Marco –, dietro questo progetto c’è un gran lavoro e tanta passione. Abbiamo iniziato a seguire questi concerti a Trecastagni quando eravamo dei ragazzini – ci confessa –, e negli anni questo festival ha avuto un effetto positivo sui giovani studenti che poi hanno intrapreso una carriera, nel nostro caso di quartetto».

TIMF – Quartetto Cesar Franck

«Domani sera porteremo un programma dedicato a Tchaikovsky e Ravel. Vi aspettiamo numerosi». L’ultima tappa del nostro viaggio termina con una delle realtà cameristiche siciliane di maggior rilievo. Sarà il Quartetto Cesar Franck a chiudere la XVII edizione del Trecastagni International Music Festival. Appuntamento domenica 5 agosto alle ore 21.00 presso il cortile della Chiesa Madre di San Nicola. In caso di pioggia non disperate, il concerto verrà spostato all’interno della chiesa. #classicasottolestelletrecastagnimusicfestival.com

Pubblicato da Trecastagni International Music Festival su Sabato 4 agosto 2018

 

Avete notato delle differenze tra la realtà musicale locale e le altre in cui vi siete esibiti?
«Sì, sia dal punto di vista dell’attenzione che della partecipazione del pubblico. Sicuramente ‒ continua Niccolò ‒ dipende da un’educazione diversa». Aggiunge Salvatore: «C’è un approccio differente in città che hanno una lunga tradizione musicale, dove alcuni personaggi hanno assunto la responsabilità di mettere un freno alla decadenza. Ad esempio, a Cremona c’è una grande affluenza di pubblico grazie a delle programmazioni molto articolate. Purtroppo la difficoltà è una tendenza italiana, non solo siciliana, basti pensare alla chiusura della stagione di concerti a Venezia».

Qual è il rapporto tra la vostra generazione e la musica classica?
«Penso che l’effetto della musica ‒ afferma Niccolò ‒ non possa che essere sempre uguale, il problema è come lo recepiamo, come lo vogliamo sentire». Aggiunge Salvatore: «Le teste canute ai concerti di musica classica sono sempre in sovrannumero, una tendenza che si riscontra un po’ ovunque in Italia. I ragazzi sono abituati alle luci, al palcoscenico, al movimento. In questo caso devi riportali a un contesto in cui si sta seduti, dove si aprono solo gli occhi e le orecchie». Un mezzo utile per coinvolgere il giovane pubblico sono i social network ma, ancora meglio, un riscontro di persona, come ci racconta Salvatore: «Abbiamo partecipato ad alcune conferenze nelle scuole superiori, vicino Cremona, dove i ragazzi non avevano mai visto un concerto. Per loro è stato un primo approccio alla musica classica, un mondo che spesso sembra lontano». Anche a Catania, grazie al progetto PON che si rifà al “Sistema” Abreu, i ragazzi di quartieri difficili hanno avuto la possibilità di avvicinarsi alla musica classica: «Ho insegnato in questo progetto ‒ dice Salvatore ‒ e devo dire che la riposta in questi contesti è calorosa. Ad essere coinvolti non sono solo i ragazzi ma anche le loro famiglie che si organizzano e partecipano ai concerti». Aggiunge Niccolò: «Viene data loro la possibilità di mettersi alla prova, di entrare in contatto con una realtà nuova e stimolante. Non importa chi tu sia o da dove venga, se hai l’opportunità di conoscere questo mondo, te ne innamori».

Progetti futuri dopo il festival?
«Facciamo parte del progetto Le dimore del quartetto ‒spiega Niccolò ‒ che offre una sorta di mecenatismo moderno. Dopo la selezione di una giuria, il quartetto ha la possibilità di soggiornare gratuitamente per una settimana all’interno delle dimore storiche italiane associate al progetto, studiare il repertorio, in cambio di un concerto che può essere privato o con un pubblico più numeroso, a discrezione del proprietario». Aggiunge Salvatore: «In Sicilia ne abbiamo almeno cinque tra Messina, Noto, Bagheria, Palermo e il Palazzo Biscari di Catania che abbiamo utilizzato più volte».

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