Inscindibili, incrollabili miti, intatti esempi di misura e leggerezza: il duo comico palermitano sarà celebrato a dovere dalla città che diede loro i natali. Un riconoscimento meritato per chi, alla maniera nostrana, ha saputo combattere e mostrare le debolezze dietro la parodia e proporre un modello di approccio alla vita meno incline a farsi abbattere dalle difficoltà

Ci sono coppie impossibili da concepire nella separatezza degli elementi che le compongono. Può valere per gli oggetti come le scarpe o gli orecchini, ma altrettanto può verificarsi in riferimento alle persone. Ciò accade quando due anime affini si incrociano lungo il percorso della vita per poi fondersi nella totalità di un’unica energia vitale. È il caso di due innamorati che scoprono l’esistenza dell’anima gemella, certo, ma non solo. La scintilla tra due cuori può dare vita ad un sodalizio artistico di successo, che si riflette nell’affetto del pubblico come un legame indissolubile. Non si può nominare o addirittura pensare ad uno senza immediatamente rifarsi alla sua controparte. Chi meglio dei grandi attori comici Franco Franchi e Ciccio Ingrassia potrebbe aderire in modo più pertinente ad una tale discrezione? Chi, più del loro duo, sembra somigliare ad una medaglia con le facce talmente speculari da fissarsi continuamente, dimenticando la presenza del rovescio? Nessuno, probabilmente. I Bonny&Clyde della risata, i Batman&Robin della sicilianità, a distanza di tempo dalla loro scomparsa, non smettono di occupare il ricordo di intere generazioni e di divertire con il loro inimitabile stile. È notizia recente che tutti i loro fan, ma anche i più giovani che non li hanno conosciuti, potranno ripercorrere più da vicino la carriera di questi due fenomeni della comicità.

A Palermo, infatti, – città che, come è noto, ha dato loro i natali – per decreto della giunta comunale si appresta a nascere un museo interamente dedicato a loro, costituito da tanti effetti personali, foto, costumi di scena e persino uno spazio multimediale dedicato ai più piccini come momento di iniziazione alla conoscenza dei loro spettacoli. La decisione del capoluogo isolano non può che meritare l’approvazione di un’intera comunità che, meritatamente, rende omaggio a due beniamini che l’hanno resa illustre e onorata in giro per il mondo. Il museo, del resto, è lo spazio che sancisce l’immortalità: nell’immobilità della contemplazione, più ancora che nell’effimera dinamicità dei reperti digitali in rete, innumerevoli sguardi, tra il commosso e il curioso, potranno alternarsi e posarsi su veri e propri pezzi di storia della nostra cultura. Proprio come due grandi letterati, infatti, Franco e Ciccio, alfieri di un modo di interpretare la vita tutto siciliano, sono stati capaci, tramite la specola locale, di raggiungere l’universalità, di toccare temi e sensibilità comuni a tutti gli esseri umani. Nella loro comicità sempre misurata ma spassosa, nella loro leggerezza opposta alla pesantezza di una vita in cui finiamo per prenderci sempre troppo sul serio, con la loro abilità di sensibilizzare su questioni scottanti senza perdere l’agilità del sorriso, i due palermitani devono essere a buon diritto annoverati tra i vati della sicilitudine. Basti pensare a film come Gli Imbroglioni del 1963 o I due mafiosi del 1964, o ancora Il clan dei due Borsalini del 1971, che parodizza l’ingessata tradizione scolastica dell’insegnamento del latino, per rendersi conto di quanto rilevante sia il loro marchio. E basta questa frase pronunciata da Franco Franchi per entrare nel loro consapevole e dissacrante meccanismo artistico: «Abbiamo sempre scherzato, per sdrammatizzare un po’ tutto quello che facevano e dicevano le persone serie. In 100 e più film da noi girati non abbiamo fatto altro».

Questi due bizzarri e fantasiosi artisti meritano che il loro contributo venga ancora trasmesso in futuro? Nel loro tentativo, pienamente siciliano, di far fronte al drammatico con la libertà dell’ironia, di mostrare – come uno dei loro maestri, Charlie Chaplin, aveva insegnato loro – che sotto lo strato della risata si può scavare fino a trovare il male di un’intera epoca, di indicare che non c’è bisogno di urlare e ricorrere alla violenza per essere gli attori della rivoluzione, sono stati unici nel loro genere e pertanto meritano di essere ricordati. Per sempre.

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