Tutti i significati del “lippu”: lo scivoloso muschio siciliano di origine greca

Nel corso del tempo il suo significato si è evoluto e ha preso a indicare una sottospecie insolita di “corteccia”, che anziché rivestire gli alberi ricopre le aree in prossimità dell’acqua, giungendo ai nostri giorni in una forma pressoché identica. Scopriamone insieme la storia etimologica

Lo avremo già visto almeno una volta durante la stagione del solleone: ci organizziamo per andare al mare, troviamo il nostro posto sul litorale, superiamo il trauma da acqua fredda e ci lasciamo andare a un bagno rilassante, salvo girarci intorno e accorgerci della sua presenza. Vicino o lontano, se c’è uno scoglio ci sarà anche lui a fargli compagnia, il cosiddetto lippu. Voce dialettale del siciliano, il sostantivo indica ciò che in italiano si chiamerebbe comunemente muschio verde, ovvero un animale in grado di creare una formazione ramificata algacea, che ricopre a mo’ di velo le superfici bagnate.

L’etimologia di questo termine non è però la medesima né della voce nazionale già menzionata né del lichene, simile per tipologia ma non per origine linguistica. Se, infatti, muschio deriva dal latino tardo muscus (a sua volta adattato dal greco mòskhos) e lichene dal verbo greco lèicho, cioè leccare o lambire, lippu viene invece dal greco lepìs, che voleva dire involucro, scorza o squama. Nel corso del tempo il significato si è evoluto e ha preso a indicare una sottospecie insolita di “corteccia”, che anziché rivestire gli alberi ricopre le aree in prossimità dell’acqua, giungendo ai nostri giorni in una forma pressoché identica.

È curioso notare, tuttavia, che in latino la parola lèicho si è evoluta in lippus, la cui storia è andata in una direzione ben diversa da quella del siciliano. Per gli antichi romani tale aggettivo non aveva in effetti niente a che vedere con i fusti esili dei luoghi umidi e indicava, piuttosto, una persona in preda a una qualche infiammazione oculare o, nei casi più gravi, addirittura cieca. Il lippo all’epoca era dunque un velo che oscurava la vista, mentre nella nostra epoca è sopravvissuto “aggrappandosi agli scogli”.

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Traduttrice di formazione, nonché editor, correttrice di bozze e ghostwriter, Eva Luna Mascolino (Catania, 28 anni) ha vinto il Campiello Giovani 2015 con il racconto "Je suis Charlie" (edito da Divergenze), tiene da anni corsi di scrittura, lingue e traduzione, e collabora con concorsi, festival e riviste. Ha conseguito il master in editoria di Fondazione Mondadori, AIE e la Statale di Milano, e ora è redattrice culturale - oltre che per Sicilian Post - per le testate ilLibraio.it e Harper’s Bazaar Italia. Lettrice editoriale per Salani, Garzanti e Mondadori, nella litweb ha pubblicato inoltre più di 50 racconti.

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