La “scuzzetta”: l’umile copricapo legato al culto di Sant’Agata

Anche se questo inverno non è stato molto rigido e il freddo vero sembra non voler arrivare, fa sempre comodo a febbraio avere con sé una scuzzetta, soprattutto se si soffre di mal di testa. Perché? Perché si tratta semplicemente di un generico cappello!

Origine. In Sicilia la scuzzetta è un umile copricapo privo di visiera e orpelli vari e ha origine contadina: esso era indossato come cappello da notte dalle persone meno abbienti per ripararsi dal freddo. La sua diffusione nell’isola e, soprattutto, a Catania, è legata a un evento ben preciso: le celebrazioni in onore della santa patrona etnea Agata. Dal 3 al 6 febbraio la città di Catania si riempie di persone devote che indossano un sacco bianco e un cappello nero di velluto, ossia la scuzzetta. La tradizione vuole che il 17 agosto 1126, quando le spoglie di Agata furono riportate da Costantinopoli a Catania, i cittadini uscirono nel cuore della notte per festeggiare il rientro delle adorate reliquie indossando ciò che avevano per la notte, cioè una camicia bianca e la scuzzetta. Da qui il tipico sacco con cordone, guanti e cappello nero, colore della cenere e simbolo di sottomissione e umiltà.

Etimologia. A livello etimologico, il termine sembra derivare dal greco σκύτη (skute), che indica la parte posteriore del capo. Quel tipico schiaffetto che si dà scherzosamente a chi ha appena tagliato i capelli lasciando il collo scoperto in Campania si chiama proprio scuzzettone!

La variante salentina. Se in Sicilia la scuzzetta è associata a modestia e deferenza, non lo stesso si può dire della sua variante salentina, scazzetta: infatti essa indica lo “zucchetto rosso” indossato dai vescovi in occasione della loro nomina da parte del papa, meglio nota come papalina. Un copricapo destinato alle più alte cariche ecclesiastiche, che con il tempo ha perso il suo legame con l’umiltà ed è divenuto simbolo di un legame tra cielo e terra. Il suo aspetto ha ispirato un dolce tipico salentino il cui assaggio sarebbe esso stesso un ponte tra terra e cielo: la “scazzetta di Pantaleone” o “del cardinale”, una torta monoporzione che ha la forma di una papalina ed è ricoperta da un glassa alle fragole che le conferisce il tipico colore rosso.

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Laureata con il massimo dei voti in Filologia Classica all’Università degli Studi di Catania, Olga Stornello (classe 1994) è giornalista pubblicista dal 2019. Dopo aver acquisito il tesserino grazie alla collaborazione con varie testate (tra cui, oltre “Sicilian Post”, il quotidiano “La Sicilia”), ha frequentato il master RCS Academy “Scrivere e comunicare oggi: metodo Corriere” nel 2020. Tra le sue intramontabili passioni, al di là della scrittura, si annovera anche la danza, che pratica da sempre.

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