“Amare Amaro”: una Sicilia da riscoprire attraverso gli occhi di
un italo-francese
Presentata in anteprima al Taormina Film Fest, la pellicola, diretta da Julien Paolini e girata nel palermitano, trae la sua ispirazione dalla lunga e multiculturale storia di questa terra, dove identità diverse tra loro si incontrano e si fondono. Il tutto a fare da sfondo a una trama da thriller
Una Sicilia affascinante e a tratti inedita. La stessa Sicilia che emerge dallo sguardo del regista italo-francese Julien Paolini attraverso il lungometraggio “Amare Amaro”, che è stato presentato in anteprima alla 65esima edizione del Taormina Film Fest. Dopo aver ricevuto il Grand Prix come migliore film poliziesco al Festival di Cognac in Francia, la pellicola, prodotta da Vincenzo Cusumano con il sostegno di Sicilia Film Commission, approda nel nostro Paese. Il film, produzione franco-siciliana che concorre nella categoria Feature Film Competition per 5 premi, tra i quali il Cariddi d’oro per il miglior film, è stato girato nella provincia di Palermo tra Belmonte Mezzagno, Terrasini, Balestrate, Carini e Cinisi e racconta la storia di Gaetano, figlio di un fornaio, che ha deciso di sfidare l’autorità del sindaco del villaggio, una figura oscura e vicina al mondo della malavita, fino a mettere in pericolo se stesso e la propria famiglia. Alla presentazione del film in sala conferenza al Palazzo dei Congressi di Taormina era presente, oltre all’esordiente regista, il cast composto da Francesco Russo, Syrus Shahidi, Celeste Casciaro e Virginia Perroni, lo sceneggiatore Samy Baaroun e il produttore francese Clément Lecomte.
Il regista spiega che «Palermo non è stata una scelta casuale, perché le storie di Omero si fondono con le leggende metropolitane. Palermo rappresenta la capitale dell’integrazione, un vero e proprio laboratorio europeo, che con i suoi valori è riuscita a concretizzare quello che a Parigi, ancora oggi, sembra lontano e che è comunemente chiamato il vivere insieme. La Sicilia rappresenta quell’Italia cinematografica, costituita da una comunità mista, e i suoi contrasti sono dunque ancora più forti. Il titolo italiano del film esprime questo rapporto di amore e odio del siciliano con la sua terra. Questa ambivalenza è quella del mondo di oggi, che risiede in tutti i miei personaggi così come in ognuno di noi. La Sicilia è al centro di tutte le discussioni più importanti della nostra società contemporanea. Nel profondo del mio cuore spero che, a Palermo e in tutta la Sicilia, ci si possa sentire cittadini europei consci del fatto che il mondo cambia, ma che non c’è nulla da temere». Il progetto, nel suo complesso, mostra chiaramente questa attenzione verso i testi antichi e le leggende dei miti classici, così come le sceneggiature, sviluppate richiamando il mediterraneo. Una rivisitazione dell’Antigone in un letargico villaggio siciliano.
Vincenzo Cusumano, da produttore, ne ha voluto sottolineare la forza, nonostante le difficoltà di realizzazione: «Inizialmente il film ha avuto problemi di budget per la realizzazione, ma era talmente forte la voglia di fare che forse anche un po’ sprovveduti siamo riusciti a portarlo al termine. Abbiamo girato in molti luoghi del Palermitano e soprattutto a Terrasini, il paese dove vivo. Essendo un film lowbudget si è creata una rete di supporto che ci ha aiutato tanto nel farlo in solo tre settimane. Inoltre, ringrazio Alessandro Rais e la Sicilia Film Commission per tutto l’aiuto e supporto ricevuto». Proprio Rais ha voluto precisare che «lo scopo di Sicilia Film Commission non è soltanto facilitare l’arrivo di investimenti stranieri, ma anche di stimolare quel tessuto cinematografico sul territorio. Qui a Taormina sono stati selezionati tre film di Sicilia Film Commission, due in concorso e uno come evento speciale fuori concorso. Sono tanti i progetti che stiamo finanziando. E ha aggiunto: «Amare amaro è stato girato in una Sicilia non da cartolina oleografica, ma da riconoscere e scoprire, in quegli straordinari scorci di un’isola di mare che non è solo balneare, ma un mood nello spirito, una dimensione emotiva. Sono location che potrebbero esistere anche nell’altra parte del mondo, quindi non identificabili». Una scelta voluta per dare priorità alla sceneggiatura, come dimostra, ad esempio, la scena di un paesaggio notturno girata all’interno di un cimitero. Anche se le maestranze sono siciliane, e la presenza di Tony Sperandeo conferisce ancora più colore locale alle scene, per Paolini possiamo considerare la pellicola «un film multiculturale dove fluiscono tutte quelle presenze storiche che la Sicilia rappresenta».