Era il 1931 quando Calogero Marrone lasciò Favara, suo paese natale nella provincia di Agrigento, per trasferirsi a Varese con la moglie Giuseppina e i figli Filippina, Salvatore, Dina e Domenico. Antifascista, impiegato al comune di Favara come segretario della Sezione combattenti e reduci della prima guerra mondiale, vinse un concorso pubblico nella città lombarda, dove farà carriera diventando già nel 1937 capo dell’Ufficio anagrafe del comune, e dove nel 1994 è stata posta una targa per ricordarne il coraggio. Proprio nel suo ufficio di Palazzo Estense, infatti, munito di penna e timbri, falsificò i documenti di identità di centinaia di ebrei e antifascisti, che cercavano di raggiungere il confine svizzero durante l’occupazione nazifascista, salvandoli dalla deportazione nei campi di concentramento.

A causa di una segnalazione ancora oggi anonima, forse partita dal suo stesso ufficio, il 31 dicembre 1943 ricevette la lettera del podestà di Varese Domenico Castelletti che lo sospendeva dal servizio. Nel tardo pomeriggio del 4 gennaio 1944 ricevette poi la visita nel suo appartamento, in via Sempione 14, di don Luigi Locatelli, canonico della Basilica di San Vittore, che lo avvertiva dell’incombente arresto delle SS. Calogero Marrone decise di non fuggire, di non mettere in pericolo la sua famiglia, e tre giorni dopo venne arrestato da due ufficiali del Comando tedesco della polizia di frontiera con le accuse di collaborazione con la Resistenza, favoreggiamento alla fuga degli ebrei, violazione dei doveri d’ufficio.

Detenuto nel carcere dei Miogni di Varese, veniva interrogato e torturato nelle stanze di Villa Concordia, requisita e occupata dai militari tedeschi. Riuscì ad inviare qualche messaggio alla moglie e ai suoi figli durante il suo doloroso percorso, in cui fu trasferito nel carcere di San Donnino di Como, in quello milanese di San Vittore, per giungere nel lager di Bolzano-Gries e infine a Dachau, primo campo di concentramento nazista realizzato nel 1933, dal quale non farà mai ritorno.

Per anni la storia di Calogero Marrone, riconosciuto Giusto tra le nazioni nel 2013, è passata nell’ombra per poi essere riscoperta e raccontata nelle pagine del libro Un eroe dimenticato di Franco Giannantoni e Ibio Paolucci (Edizioni Arterigere, 2002) e rappresentata in opere teatrali. Oggi, a 75 anni dalla sua morte, continuare a raccontare la storia di chi ha rischiato la propria vita per salvare degli innocenti dalle atrocità del passato ci aiuta a ritrovare e riaccendere quell’umanità che merita di brillare sempre dentro ognuno di noi.

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