Catania: se restaurare un organo è «un atto al servizio dell’arte e della bellezza»

«Capita spesso di trovare, vicino alle cattedrali, musei di arte sacra che conservano delle opere importanti: oggetti ormai in disuso, che per vari motivi non possono più essere ricollocati. Eppure, ciò che viene recuperato da tempi diversi dai nostri non dovrebbe rimanere dentro un museo, da aprire e chiudere a un orario predefinito, ma essere considerato uno strumento della vita stessa che si offre alla collettività». È di questo pensiero padre Francesco La Vecchia, appartenente all’ordine dei frati predicatori domenicani, grazie al cui intervento è stato possibile realizzare il restauro dell’organo a canne della chiesa di San Domenico di Catania, della quale il frate è priore. Lo strumento, realizzato nel 1969 per volontà di un frate domenicano musicista, fino a poco tempo fa versava in cattive condizioni. Rimettere a nuovo questo pezzo di storia ha, come ci spiega padre La Vecchia, un significato più ampio di un semplice lavoro di tutela di un bene culturale.

L’organo della chiesa di San Domenico (Catania)

PRESERVARE LA BELLEZZA. «L’uomo moderno crede di contare per quello che ha e non per quello che è – continua padre Francesco La Vecchia, quando lo incontriamo per farci raccontare di più – ma la verità è che c’è una verticalità da tenere a mente, che ci permette di riflettere e di comprendere ciò che abbiamo di fronte in modo diretto, anziché attraverso una teca di vetro. Ed è fondamentale preservarla, anche oggi che certi valori sociali tendono a vacillare». È con questa idea di valorizzazione dei beni culturali che è stata quindi incoraggiata la ristrutturazione dell’organo: «Volevamo permettere allo strumento di ritornare a prestare il servizio per cui era stato realizzato, ovvero l’animazione della liturgia e l’esecuzione della musica al servizio di una bellezza di cui tutti sentiamo il bisogno». L’organo, costruito dalla ditta dei Fratelli Ruffatti di Padova vanta un prospetto di stile ceciliano, con canne di facciata in zinco dolce verniciato. E lo strumento, che rispetta la tecnica organaria della riforma siciliana, in virtù dei suoi registri ha un’ampia gamma di potenzialità, permettendo di eseguire brani che vanno dall’epoca di Bach a quella barocca, arrivando a quelli più moderni.

«La musica ha un ruolo sovrano all’interno della liturgia»

IL VALORE DELLA MUSICA PER I FEDELI. «La musica ha un ruolo sovrano all’interno della liturgia – chiarisce al riguardo padre Francesco La Vecchia – e pensarla giusto come una cornice che adorna il quadro della funzione religiosa sarebbe profondamente sbagliato. La musica, con le sue parole e con le sue melodie, ne è piuttosto una parte integrante, configurandosi come l’espressione di un’umanità gioiosa, che vuole celebrare l’eucaristia di Cristo. Non a caso la fede ha a che fare proprio con la bellezza, intesa non come magnificenza esteriore, bensì come espressione artistica». Per ripristinare integralmente l’organo, dato che la mancanza di una manutenzione adeguata lo faceva versare in condizioni tutt’altro che ottimali, sono state allora interpellate le ditte Bovelacci Organi S.r.l.s. di Ragusa e Arte Organaria di A. Girotto di Postioma, in provincia di Treviso, il cui onorario è stato pagato in parte dalla generosità dei fedeli: i padri domenicani hanno infatti organizzato una rassegna concertistica che si è distinta per la qualità e la varietà del suo repertorio, raccogliendo così l’offerta libera di chi ha partecipato agli eventi e giovando, inoltre, del sostegno del Rotary Club Catania Bellini.

L’organo, che è già stato messo in funzione, aspetta ancora il suo concerto di inaugurazione per mostrarsi alla cittadinanza nella sua nuova veste. E, anche se per l’evento manca ancora una data, si ipotizza che possa avvenire intorno alla metà del prossimo ottobre – e, piccola anticipazione, potrebbe ospitare un organista davvero d’eccezione…

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