Dall’aulos e la cetra dell’antica Grecia alla chitarra elettrica, passando per il sogno infranto di Nietzsche compositore. Emanuele Coco, docente di Storia della Filosofia e Scienze Cognitive dell’Università di Catania, ha raccontato il legame tra musica e filosofia

Se molti filosofi prediligono la solitudine, la filosofia ama molto la compagnia. Letteratura, musica, teatro e biologia sono l’ensemble accolto nella cornice catanese storica di via Teatro Greco, sui colori dell’ultimo tramonto di maggio, da Emanuele Coco, docente dell’Ateneo di Catania. Il fil rouge? La filosofia. È un percorso un po’ bizzarro il suo, quello che lo trasporta dalla biologia agli studi umanistici.

Che cosa hanno in comune Nietzsche, Borges e Houdini? Letture in difesa dei poeti calzolai (e di tutti i rimestatori di sogni reconditi) è l’iniziativa accolta con entusiasmo dal Polo Regionale per i siti culturali che ha scelto così di salutare il Maggio dei Libri. È un ibrido proposto con la simpatia pedagogica di chi ama insegnare e con la mimica di chi sa recitare anche se non ha studiato recitazione, quello della lettura di articoli, scritti per la rivista culturale Doppiozero, su note da lui composte e riprodotte con una pedalboard. «È l’idea di raccontarci l’antico rito di raccontarci storie, in cui chi ascolta è partecipe. La musica è componente della voce che, anche nell’antichità era accompagnata da strumenti musicali».

PERCHÉ MUSICA E FILOSOFIA? La movenza delle mani sulla macchina da scrivere o sulla tastiera del pc, è la stessa del pianista che si muove assecondando il pianoforte: è creazione. Chi suona balla sulle note, come filosofi sulle parole. Per il docente catanese «la musica è aritmetica di chi non si accorge di contare; una mente che filosofeggia senza rendersene conto». Il sistema diatonico, con le scale a sette suoni e gli intervalli di tono e di semitono, è figlio della Grecia dei filosofi in cui la musica è scienza dell’armonia numerica e parte integrante della poesia. Nella poesia greca la metrica era la studiata successione di sillabe lunghe e brevi che creava il ritmo. Con Pitagora il linguaggio musicale si afferma espressione di stati d’animo e costumi quindi mezzo pedagogico, come sviluppa Platone nella Repubblica.
L’antichità percepisce il legame tra poesia, mito, musica e filosofia che coglie Emanuele Coco. Non suona l’aulos o la cetra ma chitarra elettrica, mandolino e strumenti celtici: «Mi piace sperimentare e lavorare con il digitale», dice.
Amante dell’etno-jazz come della musica classica, ha realizzato con Elio delle Storie Tese e Leo Gullotta una storia dell’evoluzionismo declinata in conferenza spettacolo.

SIAMO TUTTI DISARMATI DINNANZI AI NOSTRI SOGNI? In un articolo racconta di Nietzsche compositore, un campo in cui non si destreggia come nella scrittura, come neanche di fronte all’amico Wagner: «Il suo sogno da musicista appare indecente. Se da avvocato voglio fare carriera va bene perché sono nello schema sociale; ma se nel frattempo voglio dipingere o andare a ballare la società mi chiede di essere serio perché non serve un avvocato che sappia ballare». In questo è come Nietzsche, coltivatore di passioni oltre le etichette. Sono casi in cui, spiega, i sogni diventano ancora più fragili e, come Nietzsche, ci si fa intimorire: «La possibilità di esprimere il proprio sé non soltanto con la presenza a lavoro è un problema per la felicità. Ci sono contesti diversi: durante gli esami all’università non scherzo ma se ci incontriamo ad un concerto non serve che faccia il serioso (modula il tono serio, ndr)».

DA LAMARCK ALLA FILOSOFIA. «Sono partito dalla storia della scienza, arrivando a quella della filosofia a partire da studi su teorie evoluzionistiche tra ‘800 e ‘900. In quel periodo la filosofia dialoga con la scienza e, contro lo specialismo che si dimentica dell’uomo nella sua totalità, la parte filosofica mi ha molto preso. Ad esempio, Lamarck era rimproverato dai colleghi di occuparsi di troppe cose. La storia della biologia dimostra l’importanza di una visione d’insieme. Oggi i ragazzi sono tristi perché non hanno spazio per fare quello che vorrebbero, sentono di non essere protagonisti dei loro giorni: c’è l’intrattenimento dei likes, ma alla fine non frega niente a nessuno. La vita è terribile, è tutto uno sfasciarsi: che ci stiamo a fare qua? Felicità è avere la consapevolezza di capire chi sono qui adesso e la filosofia permette di accettare la vita positivamente, con coraggio, per non farsi schiacciare da banalità e dolore, per non farsi passare i giorni addosso. Per questo oggi la filosofia è importantissima».

 

 

Il nostro impegno è offrire contenuti autorevoli e privi di pubblicità invasiva. Sei un lettore abituale del Sicilian Post? Sostienilo!

Print Friendly, PDF & Email