Chiedere l’impossibile: perché Catania non può accontentarsi di una ruota panoramica

Continua il dibattito, nonostante questi caldi giorni di agosto, sulla opportunità o meno di installare una ruota panoramica a Catania, più esattamente nella zona di Piazzale Sanzio: una struttura destinata – secondo i proponenti – ad attirare visitatori e turisti, e dunque ad essere anche un contributo al rilancio economico della città. Una ruota panoramica da 50 metri di altezza, neppure tanti, se si considera che quella di Londra, London Eye, considerata la più alta del mondo fino ad alcuni anni addietro, con i suoi 135 metri, è stata ormai superata da altre strutture simili, sorte in Cina, a Singapore e in USA, che svettano a oltre 160 metri di altezza. 

Ma torniamo alla città di Catania. Era facilmente prevedibile, e così è stato, che un’iniziativa proposta da una certa amministrazione incontrasse subito la critica della parte politica che al momento sta all’opposizione. Probabilmente sarebbe stato esattamente e specularmente il contrario se ad amministrare e a fare la stessa identica proposta fosse stata la parte che oggi è all’opposizione. È il gioco delle parti, al quale siamo abituati da decenni, sia a livello locale che nazionale. Sarebbero cambiate – ma forse neppure di tanto – le motivazioni a favore o contro la realizzazione dell’opera che in questo caso, a quanto pare, non è a carico dell’amministrazione comunale, bensì di un privato con la quale la città ha stipulato degli accordi. A seconda dell’amministrazione proponente, si sarebbero trovati aspetti critici che avrebbero reso preferibile non realizzare l’opera, o realizzarla altrove, o realizzarla in altro momento dopo aver risolto altre criticità considerate più urgenti, si sarebbero trovate categorie sociali, dai negozianti ai posteggiatori, pronte a dare l’appoggio alla proposta o ad avversarla. Tutto questo non stupisce più di tanto.

Ciò che stupisce, o amareggia, ancora una volta, è che l’orizzonte nel quale si discutono questi problemi sia spesso limitato, ristretto, che il quadro di riferimento non vada oltre gli interessi locali, che non si sappia guardare con attenzione e competenza a quanto è avvenuto in alcune grandi aree metropolitane – europee e non – per verificare, imparare da quanto è già stato fatto, valutare criticamente ma con interesse e orizzonti ampi quelle che possono rappresentare occasioni di rilancio per una città. In altri termini è solo un orizzonte culturale di ampio respiro quello che può fornire prospettive nuove, anche turistiche, al territorio in cui viviamo. 

La questione non è dunque limitata alla installazione di una ruota panoramica, o alla costruzione dei nuovi grattacieli di cui si discute in questo periodo, che dovrebbero sorgere a Ognina o nell’area San Berillo, e che vedono, fin dall’inizio dei progetti, dominare più le paure e le critiche che non il desiderio di realizzare, e bene, qualcosa di nuovo. Si tratta piuttosto, insieme a queste, di immaginare e realizzare anche altre iniziative strutturali sulle quali si abbia il coraggio di investire a lungo termine: non la ricerca dell’iniziativa che duri il breve spazio di una stagione, ma qualcosa di duraturo e allo stesso tempo capace di rinnovarsi nel corso del tempo. Sappiamo che questo comporta enormi investimenti iniziali ma soprattutto la capacità di gestire con continuità quanto si è realizzato. Non è sufficiente realizzare un museo, anche di ampie proporzioni, se, già dal giorno dopo l’inaugurazione, si è in difficoltà per assicurare la gestione ordinaria della struttura e non si inizia a progettare lo sviluppo ulteriore di quella struttura. Fantascienza per la nostra città? Forse, ma è il modo usuale di operare da parte di tutte le grandi realizzazioni che funzionano, e che hanno fatto fare un salto qualitativo e quantitativo, anche da un punto di vista turistico, ad altre città.

Un esempio su tutti? La città di Valencia in Spagna, che insieme alla valorizzazione del suo centro storico, è stata capace, un paio di decenni addietro, di ripensare tutto il territorio circostante realizzando la Città delle Arti e delle Scienze. Un parco panoramico di enormi dimensioni con realizzazioni futuristiche, immaginato dall’architetto Calatrava: un museo delle scienze, un planetario, uno degli acquari più grandi d’Europa, un palazzo delle arti, circondati da spazi aperti per il pubblico di una bellezza incredibile. Tutto qui? No, perché intorno alla città, l’intero letto di un fiume, per un percorso di alcuni chilometri, è stato trasformato in zona verde vivibile, con un bioparco di grandi proporzioni all’estremità che ospita gli animali nel loro habitat naturale. Il tutto in aggiunta ad una quantità di musei di ogni genere già esistenti. Il risultato? Oltre due milioni di visitatori nel 2018. 

Non accontentiamoci allora solo di una ruota panoramica e di una fontana alla sommità della Via Etnea. Meritiamo di più, molto di più, noi e i turisti che vorranno fermarsi nella nostra città. 

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Professore ordinario di Fisica Sperimentale delle Interazioni Fondamentali Dipartimento di Fisica e Astronomia "E. Majorana" dell'Università di Catania.

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