Creativi e sostenibili: la Rotta dei Fenici e le nuove frontiere degli itinerari in Sicilia
Antonio Barone conosce ogni angolo della Sicilia, ogni borgo, ogni rito e tradizione. Dalla sua Selinunte dà vita a iniziative di ogni sorta e parte alla scoperta e riscoperta dei luoghi. Ma, soprattutto, Barone conosce la gente che popola zone di mare e montagna in una terra dove il turismo è poliedrico. E proprio questa è la sua invenzione: non un solo turismo, ma tante sfaccettature di una promozione che coniuga tutto quello che la Sicilia offre. È lui che ha dato vita, ormai anni fa, alla Rotta dei Fenici, un itinerario conosciuto in molti Paesi del Mediterraneo – con cui Barone e la sua squadra collaborano – che collega le grandi direttrici nautiche utilizzate dal popolo dei Fenici dal XII secolo a.C. quali fondamentali vie di comunicazione commerciali e culturali nel Mediterraneo.
La Rotta dei Fenici è uno dei 38 itinerari culturali certificati dal Consiglio d’Europa dal 1987 ad oggi all’interno dell’omonimo programma. «Gran parte dell’opinione pubblica conosce il Cammino di Santiago de Compostela – spiega Barone – ma non tutti sanno che, sebbene caratteristica di questi itinerari sia l’internazionalità, ciascuno di essi ha un Paese che ne è il principale promotore, a seconda della sede della réseau porteur (rete portante). Tra gli itinerari più importanti, cinque si trovano in Italia: tre in Emilia Romagna e due in Sicilia (oltre alla Rotta dei Fenici anche Iter Vitis – Itinerario del Paesaggio Viticolo europeo)».
Dunque la Sicilia è una regione leader europea sul tema degli itinerari culturali e si sta attrezzando per sviluppare questo primato con azioni specifiche. «Entrambi gli itinerari con sede in Sicilia sono tra i più ampi per numero di Paesi coinvolti – continua Barone – e poiché il tema della Rotta dei Fenici è il Dialogo interculturale Mediterraneo e la valorizzazione delle antiche civiltà Mediterranee è ovvio che a questo itinerario aderiscano gran parte dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, su tre continenti. Dunque è un itinerario anche intercontinentale oltre che internazionale».
La Rotta dei Fenici è un insieme di luoghi ma anche di persone, di comunità che si uniscono per sviluppare e scambiarsi idee e progetti per poi costruirne altri
La Rotta dei Fenici è un insieme di luoghi ma anche di persone, di comunità che si uniscono per sviluppare e scambiarsi idee e progetti per poi costruirne altri, crescere insieme e cercare di sviluppare in maniera sostenibile i propri territori. Alla Rotta dei Fenici possono aderire ed entrare come tappe dei percorsi comunità e territori, attraverso le istituzioni regionali, provinciali e locali ma anche Camere di Commercio, Fondazioni, associazioni. Ne fanno parte scuole e Università, Gal e parchi naturali. Dal 2019 anche una rete di tour operators, la Phoenicians Route Tour operators alliance, creata sul modello della Via della Seta, grazie alla collaborazione dell’Organizzazione mondiale del turismo.
Ma quello che rende unico questo itinerario è il coinvolgimento della gente che abita nei borghi e nelle città siciliane. Ecco perché quello promosso da Antonio Barone non è un solo turismo ma più declinazioni di esso: il turismo lento cioè alla scoperta della Sicilia più vera e nascosta, senza alcuna fretta, assaporando la bellezza dei luoghi; quello esperienziale in cui visitare un luogo significa impararne a conoscere le tradizioni, le usanze, le piccole quotidianità; quello enogastronomico e culturale certo, ma anche quello silver per gruppi che amano dedicarsi alla meraviglia della Sicilia con attente esigenze, quello responsabile e ancora quello creativo. Si parla anche di turismo di comunità con il coinvolgimento di piccoli e grandi gruppi di residenti. Indispensabili anche le guide turistiche d’eccezione: uomini e donne che amano i borghi in cui vivono e insegnano ai visitatori ad apprezzarli.
Questa sperimentazione continua a piacere, come mostra l’ultimo traguardo raggiunto a Cerami dove – con l’associazione ACERS, i Gruppi archeologici d’Italia e quello Archeologico appena costituito in loco – è stato avviato un percorso di attività che parte dalla incantevole cittadina dalla storia antichissima. L’obiettivo è quello di dare vita ad un’offerta territoriale innovativa che permetta di scoprire in maniera inedita l’entroterra siciliano dell’area dei Nebrodi e il suo ricco patrimonio culturale materiale e immateriale, nonché quello naturalistico e paesaggistico. Ma anche offrire la possibilità di entrare in contatto con gli stili di vita dei luoghi, con la loro identità, i sapori e le tradizioni più peculiari in un contesto unico e di grande fascino. «Un progetto pilota che si sta realizzando in diverse aree del Mediterraneo ed in Sicilia che punta al turismo responsabile e creativo, sostenibile e lento, esperienziale e di comunità – dice Barone – e che è piaciuto molto alla gente di Cerami e ai suoi giovani che vedono in questa iniziativa una opportunità». E allora al via una nuova offerta turistica di comunità del territorio dell’entroterra dei Nebrodi, tra verdi montagne, animali al pascolo, passeggiate tra laghi e fiumi, scoperta di patrimoni culturali e una gastronomia semplice, genuina. «Formeremo personale ad hoc – dice Barone – e coinvolgeremo quanti vorranno. La nostra idea è quella della sinergia».
Con tutto quello che sta accadendo sono cambiate modalità di viaggio e vacanza accelerando l’attuazione di nuovi modelli che si basano sulla sostenibilità, sulla esperienzialità e la creatività
Da Cerami a Menfi, dove la Rotta dei Fenici, con il Comune e la Pro loco, hanno firmato un accordo per il rilancio del paese agrigentino con l’obiettivo di investire sui giovani e sulla loro preparazione, nonché elaborare nuove strategie di valorizzazione turistica e culturale a favore delle piccole imprese che stanno soffrendo maggiormente il post Covid con la conseguente crisi economica. «Il Comune di Menfi, aderente da oltre un decennio alla Rotta dei Fenici, prendendo spunto dalla adesione anche da parte della Unione dei Comuni Terre Sicane di cui fanno parte Sambuca di Sicilia, Menfi, Santa Margherita Belice, Montevago e Caltabellotta – dice Barone – ha così rinnovato la collaborazione con il Network internazionale per l’avvio di interventi mirati per aumentare l’attrattività del proprio territorio e migliorare la qualità dei servizi offerti ai nuovi flussi turistici. Ciò avviene attraverso progetti finanziati dalla Unione Europea e nuove candidature che si stanno proponendo, la collaborazione delle istituzioni nazionali e regionali, il coinvolgimento degli stakeholders locali tramite processi partecipativi dal basso».
«Con tutto quello che sta accadendo sono cambiate modalità di viaggio e vacanza accelerando l’attuazione di nuovi modelli che si basano sulla sostenibilità, sulla esperienzialità e la creatività – dice ancora Antonio Barone –. Adesso tocca alla comunità intera, e non al singolo operatore, modificare le modalità di accoglienza dei flussi turistici, persone che viaggiano per la qualità della partecipazione allo stile di vita del territorio. Dunque un turismo di motivazione e non più solo di destinazione, un turismo della gente per la gente, un turismo di vero incontro e condivisione. Intervenendo sul “destination management” si può contribuire alla crescita dei territori nel senso di una maggiore competenza tecnica, dell’accoglienza e del servizio offerto al pubblico, che diventa parte della comunità durante la sua permanenza. Questo è un vero processo di valorizzazione del patrimonio materiale ed immateriale di un territorio. Un processo che La Rotta dei Fenici può certificare e contribuire a divulgare».