Da Vittoria a New York:
il Toro di Wall Street parla siciliano

Il simbolo della potenza economica americana è oggi un simbolo conosciuto in tutto il mondo e considerato, dai più scaramantici, un vero portafortuna. Ma pochi sanno che la sua realizzazione si deve al coraggioso Arturo Di Modica, che lo piazzò dinanzi alla Borsa senza autorizzazione. Il suo successo, però, fu tale che la città decise di conservarlo

Qualunque turista che abbia avuto l’opportunità di recarsi dalle parti New York probabilmente, transitando da Wall Street in cerca scaramantica di fortuna e denaro, si sarà lasciato andare ad un classico quanto insolito gesto benaugurante: toccare i testicoli del Charging Bull, ossia del famoso Toro che campeggia nei pressi della sede della Borsa. Ma per quanto celebre, non tutti sanno che la storia di questa singolare opera bronzea si incrocia con quella di un audace siciliano. Il suo nome era Arturo Di Modica, artista nato a Vittoria nel 1941. Trasferitosi a Firenze dopo il liceo per frequentare l’Accademia di Belle Arti, comincia a realizzare sculture in marmo, bronzo e altri metalli. Nel 1973 parte dall’Italia alla volta di New York ed è lì che avviene la svolta.

PRIMA DI WALL STREET. Stufo del ruolo marginale che l’arte da sempre occupava nella società, Arturo Di Modica già prima del famoso Toro aveva realizzato alcune sculture da donare agli abitanti di New York: nel 1977, dopo aver costruito delle sculture in marmo, l’artista insieme ad alcuni suoi amici aveva deciso di lasciarle nella zona del Rockfeller Center durante la notte, tenendo d’occhio i movimenti della polizia. Impossibile però passare inosservati mentre si pongono in pieno centro statue di marmo dal peso di 60 tonnellate. Il risultato? La polizia si accorse di tutto e…chiamò l’allora Sindaco di New York Abraham David Beame: quest’ultimo, conscio del successo che tutta la vicenda avrebbe riscosso, decise soltanto di fare una piccola multa a questo giovane impertinente e coraggioso.

IL MISTERO DEL TORO. Erano gli anni ’80 e la Grande Mela stava vivendo una grave crisi finanziaria: nel 1987 la Borsa subì un crollo. L’artista siciliano, legato alla città in cui aveva deciso di vivere, volle fare qualcosa per incoraggiare i cittadini. È così che nacque l’idea del celeberrimo toro, un animale forte e vigoroso che impenna con le sue imponenti corna. Quale simbolo migliore per augurare la ripresa del mercato? Dal 1987 al 1989 Di Modica si impegnò a realizzare una scultura bronzea di 3,2 tonnellate nella propria casa di Manhattan che gli costò ben 350 mila dollari. Terminata l’opera, ancora una volta l’artista decise di abbandonarla in città durante la notte. È così che il 16 dicembre 1989 gli abitanti della Big Apple, passando davanti all’ingresso del Palazzo della Borsa, non poterono non notare un toro di 5 metri che nessuno aveva commissionato e della cui realizzazione nessuno sapeva nulla. Non tutti però lo apprezzarono: i dirigenti della Borsa ne richiesero la rimozione, ma si trattava di una minoranza in confronto alla moltitudine che invece aveva manifestato grandi apprezzamenti.

IL PORTAFORTUNA. Per questo motivo il New York City Department of Parks and Recreation decise di rimuovere la scultura dalla piazza della Borsa e di spostarla invece al parco Bowling Street, all’inizio della famosa Broadway Street sempre nel Financial District. Simbolo del rialzo e della ripresa finanziaria, il Charging Bull oggi è visto da tutti come un “portafortuna. Arturo Di Modica ha realizzato anche delle copie della scultura dislocate in varie parti del mondo, ma l’unico e inimitabile Toro di Wall Street è destinato a restare per sempre nel Financial District della Big Apple a salvaguardia della sua potenza economica.

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Laureata con il massimo dei voti in Filologia Classica all’Università degli Studi di Catania, Olga Stornello (classe 1994) è giornalista pubblicista dal 2019. Dopo aver acquisito il tesserino grazie alla collaborazione con varie testate (tra cui, oltre “Sicilian Post”, il quotidiano “La Sicilia”), ha frequentato il master RCS Academy “Scrivere e comunicare oggi: metodo Corriere” nel 2020. Tra le sue intramontabili passioni, al di là della scrittura, si annovera anche la danza, che pratica da sempre.

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