Estate, tempo di zanzare… e di “pisacantari”. Il nome siciliano di un insetto dalle doti speciali

È estate: le zanzare, i moscerini, le mosche e i… pisacantari! Difficilmente se ne può trovare uno nelle abitazioni di città, ma non è improbabile che ci si imbatta in uno di questi strani insetti tra i boschi o nelle case in campagna, soprattutto nel periodo tra marzo e luglio.

Etimologia e diffusione. Appartenente all’ordine dei coleotteri, ma incapace di volare per via delle ali congiunte tra loro, il pisacantaro ha il nome scientifico di “morimus asper” ed è un insetto che vive principalmente sugli alberi di quercia e faggio e si nutre di legno morto. La sua denominazione dialettale, diffusa in Sicilia e in Calabria, si deve alla particolare capacità di sollevare oggetti molto più pesanti di lui con le proprie zampe. Avvinghiato spesso a pezzi di legno o sassi, quando lo si afferra questo insetto delle dimensioni che vanno dai 15 ai 40 millimetri è in grado di portare con sé l’oggetto afferrato. Da qui il soprannome pisacantaro: pisa-, dal verbo pisari, indica appunto l’azione di pesare qualcosa, sollevandola di peso per porla su una bilancia. Cantaro è un’antica unità di misura dal valore variabile di città in città e a Palermo corrisponde a circa 79 kilogrammi. Il suo nome deriverebbe dall’arabo qinṭār, corrispettivo più o meno del quintale. Il pisacantaro dunque letteralmente è un insetto capace di sollevare un quintale. Per chi volesse vederlo, in Sicilia è molto diffuso nelle Madonie.

Altre denominazioni. In Calabria il morimus asper, presente soprattutto nei boschi dell’Aspromonte, è soprannominato anche pisasale, sempre per la stessa ragione suddetta, alludendo in questo caso alla capacità di tenere sospeso il peso di un granello di sale. Girato sul dorso e con le sei zampine rivolte in alto, la tradizione vuole che ponendo un granello di sale su di esse sia un grado di mantenerlo in equilibrio. Nell’Appennino tosco-emiliano invece esso è denominato “carbonaio” per tre motivi: il primo è l’abitudine di cibarsi di legno morto, che con particolari e lenti processi diventa carbone. Il secondo è il colore nero intenso come il carbone. Il terzo è il fatto che per abitudine questa specie di coleottero sia solita apparire nelle ore serali, cioè nell’orario di rientro dei carbonai dalle miniere.

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Laureata con il massimo dei voti in Filologia Classica all’Università degli Studi di Catania, Olga Stornello (classe 1994) è giornalista pubblicista dal 2019. Dopo aver acquisito il tesserino grazie alla collaborazione con varie testate (tra cui, oltre “Sicilian Post”, il quotidiano “La Sicilia”), ha frequentato il master RCS Academy “Scrivere e comunicare oggi: metodo Corriere” nel 2020. Tra le sue intramontabili passioni, al di là della scrittura, si annovera anche la danza, che pratica da sempre.

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