In occasione dell’incontro “La libertà di espressione e di stampa”, la direttrice del TG3 ha espresso la sua opinione sullo stato di salute del mondo dell’informazione: dalla sfida dell’autorevolezza lanciata dal mondo dei social alla selezione degli aspiranti giornalisti, sempre più prodotti di scuole d’elite e poco avvezzi alla concretezza del mestiere

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]U[/dropcap]na cosa è quella su cui rifletto moltissimo, che mi pare faccia parte della qualità della democrazia che questo Paese può esprimere, ed è la selezione della “classe dei giornalisti”». Su questo tema, e su quel “qualcosa in più” che solo la professionalità di un giornalista può dare quando si parla di fare informazione, Giuseppina Paterniti, direttore del TG3, è intervenuta, insieme ad altre personalità di spicco del mondo dell’informazione, durante l’incontro “La libertà di espressione e di stampa” tenutosi domenica 23 giugno all’interno del Taobuk, festival internazionale della letteratura con sede a Taormina. Tra criticità e possibili contromisure, il tema caldo è stato rappresentato dalla qualità e dal futuro dell’informazione.

GIORNALISTI NELL’ERA DIGITALE. All’interno di un dibattito complesso che si è aperto con una riflessione sui cambiamenti del giornalismo alla luce della rivoluzione digitale e su come la sostenibilità economica di un giornale sia alla base della sua libertà, la Paterniti ha messo sul tavolo una prospettiva interessante, a proposito del ruolo e della formazione dei giornalisti. Rispondendo a una considerazione del Sottosegretario Crimi, su come ormai chiunque possa fare un video, condividerlo in tempo reale e fare notizia ancor prima che arrivi un giornale, il direttore del TG3 ha ribadito che: «Il tema è quel qualcosa in più che solo i giornalisti riescono ad offrire, la chiave interpretativa che riusciamo a dare, il dibattito che riusciamo a creare» puntando l’attenzione sulla necessità dei giornalisti di fare un mea culpa riguardo al «legittimo sospetto dei cittadini sul tipo di lavoro che noi giornalisti facciamo». Per la Paterniti le nuove tecnologie non sono un “avversario” da combattere ma una sfida da accettare, ricordando però l’importanza della consapevolezza del proprio ruolo: «Secondo il mio punto di vista, se noi riacquistassimo come giornalisti la consapevolezza che anche davanti ai potenti di turno è necessario, nel momento in cui si hanno dei dati, dire esattamente come stanno le cose e offrire al telespettatore e al lettore la visione che il giornalista sta dalla loro parte, saremmo molto avvantaggiati anche di fronte a quelle che sono le nuove piattaforme».

LA FORMAZIONE DELLE NUOVE LEVE. Altro tema affrontato dalla Paterniti è stato quello della selezione della “classe dei giornalisti”, oggi sempre più affidata a scuole e master. La riflessione della direttrice del TG3 è legata fondamentalmente al modo in cui oggi un ragazzo o una ragazza che voglia intraprendere questa carriera arrivi all’interno di una redazione. «Fino a diversi anni fa la formazione avveniva attraverso un percorso nei giornali e nei telegiornali – spiega – con tanto di praticantato esercitato sporcandosi le scarpe e imparando appunto il mestiere. Adesso invece chi arriva nelle nostre redazioni viene da percorsi di scuole e master, tutte realtà che hanno un costo e che selezionano alla base gli stessi giornalisti. Famiglie numerose, famiglie di estrazione povera, non possono permettersi percorsi di questo tipo, quindi è come se a monte venisse selezionata un tipo di classe che probabilmente non ha mai fatto i conti con quelli che sono i temi reali del Paese». Quanto detto da Giuseppina Paterniti apre a un’analisi delle condizioni e delle possibilità dei giovani in uno scenario sempre più competitivo; per quanto utili e formanti, scuole e master hanno un costo che non tutte le famiglie possono sostenere, dunque chi non può permettersi di frequentarli rimane in qualche modo escluso o comunque fa il doppio della fatica per raggiungere il suo obiettivo.  Quello che emerge dal discorso della direttrice del TG3 è un richiamo alla formazione sul campo dei giornalisti, aperta a tutti e basata sulla capacità di entrare dentro le notizie. D’altronde, come ci ricorda la Paterniti: «Se non svolgiamo il nostro ruolo fino in fondo a essere compromessa è la democrazia stessa».


L’INCONTRO. Al dibattito, moderato dalla giornalista Viviana Mazza e tenutosi in occasione di Taobuk 2019, hanno preso parte oltre alla Paterniti, altre importanti personalità, che sul tema hanno condiviso le proprie visioni e perplessità. Stiamo parlando di Alessandro Bompieri, Direttore Generale News Italy RCS; Fabrizio Carotti, Direttore Generale Federazione Italiana Editori Giornali; Antonio Di Bella, Direttore RaiNews; Edoardo Garrone, Presidente Gruppo Il Sole 24 ORE; Giuseppe Ferrauto, Direttore Generale Cairo Editore; Lino, Amministratore delegato GDS SES e direttore editoriale La Gazzetta del Sud; Vito Crimi, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’editoria.

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