La famiglia di maestri fuochisti, giunta alla sua terza generazione, prepara gli appuntamenti pirotecnici della Festa. Gabriele, classe 1987: «È un mestiere che mi entusiasma e mi offre la possibilità di visitare parecchie città europee, in cui ho esportato anche un po’ della mia terra»

Gabriele Vaccalluzzo, classe 1987, è uno dei rappresentanti della terza generazione dei maestri fuochisti che, da oltre trent’anni, si occupano della tradizione dei fuochi d’artificio in occasione dei festeggiamenti di Sant’Agata. È interessante, però, notare come un mestiere impresso nella memoria dei tempi sia capace, ancora oggi, di affascinare e attrarre le nuove generazioni come quella rappresentata da Gabriele, ma anche dai suoi cugini Marco, Salvatore, Alessio e Daniele, tutti rigorosamente under 30. Sebbene nella famiglia Vaccalluzzo siano presenti anche delle “quote rosa”, «ho due sorelle – racconta il ragazzo – questo è un mestiere da uomini e le tradizioni vanno rispettate. Ho deciso da giovanissimo che non mi sarei dedicato al classico lavoro “da scrivania” perché sono cresciuto circondato dai fuochi d’artificio. Per i miei amici questo mestiere è impegnativo perché mi toglie parecchio tempo, ed è vero: la mia vita è dedicata interamente al lavoro. Spesso sono costretto a rifiutare i loro inviti perché devo occuparmi dell’organizzazione pirotecnica di una festa patronale, in giro per la Sicilia e per il mondo. Ma è un mestiere che mi entusiasma e mi offre la possibilità di visitare parecchie città europee, in cui ho esportato anche un po’ della mia terra».

I FUOCHI PER LA FESTA. Tornando alla festa di Sant’Agata, gli appuntamenti pirotecnici dei Vaccalluzzo saranno il 3 sera nella centrale piazza Duomo con lo spettacolo a Villa Pacini, il 4 mattina per l’uscita del Fercolo e la sera a piazza Palestro al “Fortino”. Il giorno dopo tornano protagonisti durante l’uscita della Santa per poi proseguire con i fuochi al Borgo, in occasione del rientro del Fercolo e, infine, una settimana dopo, con l’ottava della festa di Sant’Agata. «Nello specifico preparo la parte piromusicale del 3 – prosegue Gabriele – È una specializzazione moderna appresa da mio padre Alessandro che, insieme con gli zii Alfredo, Antonino, Francesco e Giovanni, è uno degli attuali capofamiglia. Negli anni la tecnologia si è evoluta: sono cambiati i movimenti ed è aumentata la precisione. Insomma, da quando ho iniziato, è cambiato un po’ tutto, come dire che occorreva modernizzare anche l’antico mestiere dei maestri fuochisti». Dietro la realizzazione dello spettacolo del tre febbraio, infatti, c’è un lavoro di tecnica ad alta precisione. Gabriele ha cominciato a lavorare all’incastro di musiche e luci sin da dicembre «perché avevo già un’idea di base», altrimenti il tempo richiesto sarebbe stato maggiore. La difficoltà del progetto consiste nell’impossibilità di provarlo prima del grande debutto, ma è proprio questo che lo rende il lavoro unico e irripetibile.

L’EVENTO. A fare da quinta ai fuochi sarà “Legends” dei Drum Machine, che aprirà lo spettacolo. La chiusura, invece, è stata affidata ad alcune composizioni belliniane. Il tema dello scorso anno era “il fuoco”, mentre quest’anno la famiglia Vaccalluzzo si è ispirata alla Sicilia, come rivela Gabriele, che ha già sperimentato parte del lavoro in America, dove qualche mese fa ha proposto lo spettacolo “Sicilia bedda”. E se il momento più difficile per Gabriele è il debutto perché le variabili di rischio sono elevate, la parte che sta più a cuore ai catanesi è «l’arrivo del Fercolo al Borgo – conclude – La processione è di per sé lo spettacolo nello spettacolo e in piazza Cavour i devoti attendono di sentire il rumore dei fuochi per nasconderci dentro le proprie preghiere. La festa è comunque ricca di momenti particolari. Al borgo, ad esempio, non è prevista la musica, ma la gente si aspetta di assistere a uno spettacolo popolare che fa leva, appunto, sull’intensità del rumore dei fuochi. Negli anni le istituzioni hanno imposto alcune limitazioni relative all’intensità dei calibri, che all’oggi sono ridotti al minimo. Noi riusciamo, comunque, a stupire la nostra gente. Così è più difficile proporre uno spettacolo all’altezza delle aspettative della gente, ma è una sfida che abbiamo vinto di anno in anno e questo non sarà da meno».

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