Il confine invisibile tra uomo e animale: l’utopia di un nuovo pianeta nell’arte di Barbara Cammarata
L’esposizione “An interspecies journey” è un viaggio immersivo nelle suggestioni dell’artista originaria di Caltanissetta, che immagina una Sicilia altra, antispecista, abitata da esseri dal corpo umano e teste animali. Una realtà alternativa, in cui queste due dimensioni si uniscono in un patto interspecie che mette in discussione i cardini sui quali abbiamo costruito e perpetuato lo sfruttamento della natura. La mostra è visitabile fino a giugno a Catania, negli spazi della Fondazione Brodbeck
Varcare l’ingresso del primo padiglione monumentale dell’esposizione di Barbara Cammarata equivale ad attraversare un portale incantato che trasloca il pubblico in un mondo sciamanico e (fanta)scientifico. Nella penombra dell’allestimento, il visitatore si trova calato all’interno di un paesaggio costellato da vegetazioni lussureggianti, animato da animali antropomorfi e sculture amorfe di microorganismi tessili. Dalla struttura minimalista dell’esposizione An interspecies journey, progettata dallo studio di architettura ANALOGIQUE, realizzata dall’artigiano Paolo Fontana e fruibile fino a giugno negli spazi della Fondazione Brodbeck (Via Gramignani, 93, Catania), emergono dipinti sospesi tra profili metallici: paesaggi di palme, foglie, volatili e creature che popolano la Sicilia di Cammarata. Un leone dal corpo umano nudo, un corpo femmineo con testa di cervo, dei bambini in cerchio con teste animalesche. Specismo, antropocentrismo, postumano: questi i temi cardine della ricerca dell’artista siciliana che emergono nelle opere esposte, le quali plasmano un mondo dove le diversità e le somiglianze si mescolano per creare un nuovo ordine di condivisione interspecie.
Cammarata decostruisce la visione antropocentrica della società e sposa una visione che promuove la comprensione della diversità e la connessione tra le diverse creature. Nel mondo immaginario dell’artista, infatti, è facile imbattersi in figure ibride che superano i confini del reale: una madre con corpo umano e testa da capra tiene in braccio un neonato dalla faccia di gorilla, un’immagine quasi religiosa che spinge a riconsiderare la netta divisione specista tra umano e non-umano. «Il nostro habitat, – afferma la Cammarata – e insieme il pianeta, sono in crisi. La nostra specie sta per subire una grande mutazione. Siamo esseri periferici in relazione osmotica con tutti gli altri. È necessario osservare con occhi nuovi per scoprire che non occupiamo alcuna posizione privilegiata».
«L’essere umano che da tempo, troppo tempo, si è attribuito una posizione centrale
Barbara Cammarata
e superiore rispetto alle altre specie, oggi si ritrova a discutere la sua posizione rispetto a tutto il resto»
UNA MOSTRA POLITICAMENTE IMPEGNATA. Con oltre 60 dipinti, 6 sculture tessili e installazioni ambientali, emerge l’anima politica e di critica sociale della mostra. «Si tratta di una mostra politicamente scorretta, che affronta molti temi, – spiega il curatore Cesare Biasini Selvaggi – dall’anti-specismo al rapporto con le intelligenze non-umane, di un’artista che nel suo processo è una attivista politica». L’esposizione, poi, vuole esaltare il ruolo democratico della pittura come mezzo che permette di alimentare riflessioni coraggiose e finalizzate ad una rivoluzione socio-antropologica e politica.

ABITARE UN MONDO NUOVO. In un ambiente immersivo, creato da un allestimento senza pareti, quasi teatrale, il pubblico diventa protagonista: «gli osservatori diventano parte del processo: osservano le figure ma al contempo vengono osservati da questi soggetti», afferma Cesare Biasini Selvaggi. Lo spettatore si trasforma così in un abitante del mondo interspecie. Riducendo al minimo il distacco tra opera e pubblico si vuole invitare il visitatore a creare una connessione con le figure rappresentate e a coesistere con le altre creature in una nuova realtà non gerarchica.
Cammarata invita a guardare oltre la superficie della realtà quotidiana. I dipinti raffiguranti le palme, ad esempio, diventano un espediente per parlare di ciò che sfugge alla nostra percezione: «Le palme nel mio immaginario erano quelle di Miami Beach. Quando sono tornata dagli studi in Inghilterra (2012) – racconta l’artista – ho cominciato a notare le numerose palme presenti a Catania, sono un simbolo della mia capacità di vedere ciò che prima mi sfuggiva». Ispirandosi al concetto di Goethe “Alles ist Blatt” (Tutto è foglia), l’artista ci chiede di cogliere la semplicità nascosta nella molteplicità; evidenziando che, attraverso uno sguardo rinnovato, è possibile cogliere l’unità tra tutte le forme di vita, umane e non-umane.
«Con questa arte contemporanea andiamo contro la mente marcia:
Patrizia Monterosso, curatrice
la mente che è ferma alla ripetizione e alla cecità, incapace di riflettere»
IL FEMMINILE E LA MATERNITÀ. Nei due padiglioni trovano spazio, inoltre, installazioni che affrontano il tema del femmineo e della maternità. Nel secondo padiglione emerge, tra le altre, l’opera Feel What I Feel (2015), un letto di spilli realizzato con alcuni elementi del corredo dell’artista, che pone l’oggetto in relazione con chi l’ha creato, nobilitando il lavoro delle ricamatrici siciliane vissute in condizione di sfruttamento. Interessanti anche le sei sculture tessili dal titolo Microorganism, esposte nel primo padiglione e realizzate con gli abiti della figlia. Rappresentando un lavoro in costante evoluzione e mai completo, come il legame tra madre e figlia, emergono come “nuove forme di vita possibili” nell’immaginario costruito dall’artista.

CAMBIARE LO SGUARDO. «Questa mostra – sottolinea la curatrice Patrizia Monterosso – è censura della separatezza tra mondo animale e realtà umana che ha finito per condannare l’uomo all’isolamento. Con questa arte contemporanea andiamo contro la mente marcia: la mente che è ferma alla ripetizione e alla cecità, incapace di riflettere». Un obiettivo condiviso dall’artista originaria di Caltanissetta, che si augura di creare un’occasione per affrontare temi complessi e piantare dei «piccoli semini» nei visitatori, che possano alimentare la riflessione e lo slancio al cambiamento: «L’essere umano che da tempo, troppo tempo, si è attribuito una posizione centrale e superiore rispetto alle altre specie, oggi si ritrova a discutere la sua posizione rispetto a tutto il resto. È difficile – conclude Cammarata – creare un cambiamento. Io metto un tassellino; il cambiamento non può essere una richiesta proveniente dall’esterno, il cambiamento avviene prima dentro di te».
(Immagine in copertina: Barbara Cammarata, Ring A Ring A Roses)