Da quando le truppe USA e NATO si sono ritirate dall’Afghanistan nell’agosto 2021 e i talebani hanno ripreso il potere, le donne afghane vivono uno stato di oppressione brutale e sistematica che coinvolge tutti gli aspetti della loro vita. Non possono studiare né lavorare. Ma neanche uscire di casa senza essere accompagnate da un uomo. L’economia è al collasso e questo spinge le famiglie a vendere le bambine e le ragazze come schiave del sesso. In pochi giorni sono stati bruciati 20 anni di conquiste nel campo dei diritti economici e sociali.

PROTAGONISTE DI LIBERTÀ. Ma nonostante le minacce e l’uso della forza contro le loro proteste, nessuna si arrende a chi vorrebbe metterle a tacere. È proprio per onorare la loro strenua lotta che il Parlamento europeo ha deciso di organizzare “Le giornate delle Donne afghane”: 48 ore di workshop, dibattiti e tavole rotonde che le hanno rese degnamente protagoniste. L’evento nasce con l’intento di accendere una luce sulle loro difficili condizioni – e su quelle di tutto il popolo afghano – ma anche di rendere omaggio ad 11 di loro, nominate finaliste nel 2021 per il Premio Sacharov del Parlamento europeo per la libertà di pensiero, per il loro strenuo lavoro di attiviste per l’uguaglianza e i diritti umani. Tra queste c’è l’ex Ministra afghana per gli affari femminili Sima Samar e la presidente della Commissione afghana indipendente per i diritti umani Shaharzad Akbar. Ma ci sono anche giornaliste, fotografe e artiste come la cantante Aryana Sayeed e la regista Sarah Karimi, che hanno fatto della loro arte un mezzo di ribellione verso chi avrebbe voluto imbavagliarle.

Tutte loro hanno in comune una cosa: il coraggio. Anche se – come afferma Angelina Jolie, inviata speciale dell’UNHCR presente a distanza attraverso un sentito video messaggio – probabilmente loro finirebbero per negarlo. Perché nel loro Paese il coraggio è diffuso e passa attraverso azioni per noi banali: uscire di casa, andare a scuola o a lavoro.

COSTRUIRE IL DOMANI. L’emiciclo del Parlamento europeo di Bruxelles si è così riempito dei volti e delle storie delle donne presenti, ma anche di quelle che non ce l’hanno fatta o che oggi continuano a vivere in pieno inferno. «La vostra resilienza è più che esemplare, siete un esempio per me e per tutti», ha affermato la neoletta Presidente Metsola, che ha ribadito il ruolo del Parlamento europeo nell’insistere affinché tutta la comunità internazionale si rivolga a chi oggi governa de facto l’Afghanistan, chiedendo di rispettare i diritti umani fondamentali e di garantire alle donne il diritto all’istruzione, all’occupazione e alla partecipazione alla vita pubblica.

«C’è un profondo senso di tradimento – ha confessato Shaharzad Akbar – e di rabbia sia verso gli Stati Uniti che verso l’Unione europea, per come le cose sono cambiate nel giro di pochi mesi». Ma non c’è tempo per guardare al passato ormai. La realtà di oggi è che le donne afghane vivono un apartheid di genere e questo non è più accettabile nel 2022. Bisogna partire da qui per costruire il domani, un domani migliore per tutte loro. È una grande prova per tutta l’umanità e ognuno di noi è chiamato a rispondervi.

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