Il museo belliniano si rifà il look. Ma sarà “instagrammabile” per attirare i giovani?

Ad accogliere i visitatori che si accingono a varcare la soglia dell’abitazione dove 222 anni fa nacque Vincenzo Bellini risuona trionfale la sinfonia di Norma, mentre uno schermo passa in rassegna l’albero genealogico e i personaggi più influenti nella vita del compositore etneo. Nell’ultima delle tre stanze, incentrata sul tema della morte e delle celebrazioni postume, un breve documentario sulla traslazione della salma del compositore da Parigi a Catania (avvenuta nel 1876, 41 anni dopo la morte) fa da sottofondo alla galleria di cimeli e manufatti esposti: manoscritti delle opere composte in memoriam, maschere mortuarie, coltre funebri, persino un ciuffetto di capelli prelevato dalla salma dell’operista. Anno nuovo, vita nuova per il Museo Belliniano di Catania, che si affida alla tecnologia per dare un nuovo slancio alla Casa museo dell’artista di Palazzo Gravina, a partire da un focus ai supporti multimediali che arricchiscono l’esperienza di visita.

VIVERE LO SPAZIO. La novità più cospicua del progetto di funzionalizzazione dello spazio espositivo, tuttavia, riguarda una rinnovata attenzione per la realtà virtuale. “Bellininrete” inaugura infatti una nuova galleria virtuale che permette a tutti di godere degli ambienti espositivi e di alcune sorprese pensate esclusivamente per la fruizione online, direttamente da casa. Tra le tappe più interessanti del percorso virtuale proposto, alcune sale che ricostruiscono le fattezze e l’atmosfera dei teatri all’italiana. Particolarmente suggestiva la “sala Milano”, una ricostruzione che ricorda il Teatro alla Scala: un palco dalle sontuose scenografie, che richiamano ai bozzetti dello scenografo Alessandro Sanquirico esposti nel museo, si intravede dietro a una tela semi-trasparente, su cui è proiettato un documentario che racconta i successi scaligeri del Cigno. Ai lati dello schermo si trovano dei palchetti in miniatura, che creano per il visitatore l’illusione di sedere in platea. Ancora, più avanti nel percorso, ci si ritrova dentro un foyer parigino ottocentesco: è la “Sala Parigi”, anche questa corredata dal suo video documentario.

OPERA INTERATTIVA. Nel complesso, il tentativo di appoggiarsi ai supporti tecnologici risulta vincente nel rivitalizzare la riscoperta di uno dei capisaldi della nostra cultura musicale. È il caso di una delle sale del museo di Palazzo Gravina, nella quale in uno schermo non soltanto è possibile visionare l’autografo de I Capuleti e i Montecchi, ma assistere in contemporanea all’esecuzione di alcuni numeri tratti dall’opera. O ancora, la sala dedicata ai carteggi belliniani in cui uno schermo interattivo fornisce descrizioni contestuali e informazioni approfondite sulla corrispondenza tenuta dall’artista. 

GENERAZIONE Z. E se molte delle novità presentate sono di indubbio interesse per appassionati e addetti ai lavori, l’obiettivo di allargare la platea dei visitatori del museo potrà dirsi realizzato soltanto se quest’ultime saranno capaci di intercettare i gusti e suscitare la curiosità dei più giovani, spesso abituati ad apprezzare qualcosa soltanto nel momento è possibile farne mostra sui social. Le pregevoli scenografie che incorniciano gli spazi immersivi si orientano probabilmente in questa direzione, tuttavia l’auspicio è che per le sale work in progress, non ancora aperte al pubblico, sia in serbo qualcosa di più.

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Musicista, laureato in pianoforte al Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Catania. Studente di Comunicazione della Cultura e dello Spettacolo presso l’Università di Catania, pubblica sulle pagine di Spettacolo del quotidiano "La Sicilia" ed è autore e conduttore di “Bellini Café”, podcast ufficiale del Conservatorio di Catania.

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