Il turismo post-Covid: i musei della scienza, come i borghi, sono un tesoro da riscoprire
Svanita ormai da tempo la possibilità di organizzare lunghi viaggi lontano da casa, impossibilitati a programmare una visita ai grandi Musei che magari abbiamo avuto la possibilità di apprezzare nel passato pre-Covid, è forse il momento, come ricordano molti, di provare a guardare ciò che esiste dietro l’angolo, di scoprire – o riscoprire – luoghi e realtà certamente più a portata di mano. È il caso dei borghi, che stanno diventando sempre più un riferimento per una visita da compiere in giornata, sempre che il colore momentaneo della regione ce lo consenta, e che alcuni ipotizzano anche come luoghi per lo smart working del futuro. Una possibilità, in campo turistico, che certamente non si esaurirà neppure con la fine della pandemia, perché già negli ultimi anni abbiamo assistito alla crescita a dismisura del turismo di massa nelle grandi città, che non riescono più a sostenerne il peso, a detrimento del cosiddetto turismo minore, che poi minore non è, se consideriamo anche solo per un attimo la ricchezza del territorio italiano, e siciliano in particolare. Un territorio con una densità di luoghi artistici e naturalistici senza limiti, dove è sufficiente percorrere pochi chilometri per scoprire qualcosa di nuovo.
Ma si sa: le grandi città, le capitali europee, hanno dalla loro le grandi strutture museali, di cui non solo i borghi, ma neppure le città di medie dimensioni potrebbero riuscire mai a dotarsi. La promozione di realtà museali decentrate è un tema da lungo dibattuto, e che implica aspetti differenti, dalla poca lungimiranza in tema di investimenti pubblici in questo settore alla difficoltà di utilizzare strategie alternative; basti pensare ad esempio a quelle legate alla possibilità di consorziarsi con strutture museali di grandi dimensioni, che non riescono neppure ad esporre la decima parte della quantità enorme di materiale a disposizione, spesso giacente nei depositi in attesa di essere valorizzato.
Cosa dire dei piccoli musei? Sorti talvolta ad opera dell’ente pubblico, per iniziativa di qualche amministratore locale, più spesso ad opera di associazioni culturali o per iniziativa privata, i piccoli musei cittadini aprono in genere i loro battenti ad un pubblico poco numeroso, si trovano spesso deserti, o aperti solo su richiesta; non sempre l’impiegato di turno che ci accoglie è all’altezza delle nostre aspettative, eppure capita spesso di avere delle sorprese positive, incontrare persone appassionate del proprio lavoro, competenti e capaci di instaurare un rapporto vivace con i visitatori, in qualche caso trovare addirittura i protagonisti stessi che hanno contribuito a realizzare con le proprie mani quanto è esposto. Anche le piccole realtà museali, di cui tutti i territori regionali sono ricchi, potrebbero forse avere un futuro da riscrivere? Si dirà che esse non possono competere con i mezzi e le risorse di cui godono i grandi centri museali, ma chi ha avuto modo di conoscere questi ultimi, anche dall’interno, sa che in proporzione le difficoltà rimangono le stesse, se non maggiori.
Quanto detto vale per tutte le tipologie di museo, ma vogliamo qui sottolineare il ruolo specifico che piccoli musei e centri espositivi a carattere scientifico e tecnologico potrebbero ricoprire in Sicilia, non solo per le visite scolastiche – quando esse diverranno nuovamente praticabili – ma anche per i comuni cittadini e le famiglie. Tanto da poter contribuire in modo significativo anche a ciò che viene spesso indicato con citizen science, la possibilità di coinvolgere il pubblico nella attività scientifica e nella sua comunicazione. Realtà come il Ludum a Catania, il Museo dell’informatica a Palazzolo Acreide o il Museo delle Illusioni di Trapani rappresentano altrettante perle la cui esistenza, pur nascosta, il visitatore curioso non mancherà di riuscire a scoprire, come è avvenuto allo scrivente nel corso di questi anni. Quanto a visitarle, questo è un altro paio di maniche e l’impresa sarà certamente più difficile. Ma tant’è: il turismo è faticoso, si sa, e se non si è disposti ad alcuna fatica, le pantofole sono lì pronte per noi. Ma perderemmo molto di quanto altre persone, con pazienza e passione, hanno provato a realizzare e vorrebbero condividere con noi.