In cucina, in amore e in storia: in Sicilia i “ciciri” hanno sempre un loro ruolo

C’è un legume dalle origini antichissime, risalenti addirittura a ottomila anni fa, che ancora oggi in Italia è molto diffuso – soprattutto nelle regioni meridionali – e nel mondo le sue coltivazioni sono al terzo posto tra le piante leguminose. Si tratta dei ciciri, altrimenti noti come “ceci”.

L’origine e le tradizioni culinarie. Questo termine dialettale, che affonda le sue radici nel latino “cicer”, è ricco di storia ed è onnipresente nella tradizione culinaria del sud Italia. In particolare nella penisola salentina c’è un piatto, ciciri e tria o massa e ciciri, che è attestato già nelle satire del poeta latino Orazio (I secolo a.C.) e potrebbe avere un’origine araba. Si tratta di una pasta fritta con i ceci preparata a San Giuseppe, un po’ come il macco di fave siciliano. Anche in Sicilia la ricetta culinaria più comune per i ceci ha un’origine araba: si tratta della calia, cioè i ceci tostati. “Tostare” nel dialetto isolano corrisponde a caliare, termine che deriverebbe dall’arabo halia. Da qui il tipico pasto da spizzicare per strada, venduto nelle bancarelle come street food al posto dei popcorn americani, calia e simenza, cioè ceci e semi di zucca tostati. Non è tutto: i ceci sono alla base anche di un altro dei più famosi piatti tipici siciliani, le panelle! Questa gustosa frittellina è realizzata proprio con farina di ceci.

La storia dei ciciri. Al di là delle tradizioni culinarie, ci sono anche tradizioni storiche che vedono i ceci protagonisti. Allo scoppio dei Vespri siciliani, la rivoltosa guerra che la Sicilia condusse contro la dominazione francese dal 1282 al 1302, per smascherare i soldati francesi i siciliani li avrebbero costretti a pronunciare la parola ciciri: la tipica pronuncia francese /sisiri/ consentiva loro di riconoscere subito l’origine dell’uomo che ci si trovava davanti.

La saggezza proverbiale. Per concludere i ceci, grazie alla loro umile essenza di legumi, sono diventati proverbiali! L’amuri è amuri, unn’è brodu di ciciri: “l’amore è amore, non è brodo di ceci”, nel senso che l’amore è una faccenda seria e complicata, non è un semplice brodo di ceci. Il proverbio è noto anche nella variante amuri e brodu di ciciri, da intendersi in modo antitetico nel senso che l’amore e la zuppa di ceci non sono da porre sullo stesso piano.

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Laureata con il massimo dei voti in Filologia Classica all’Università degli Studi di Catania, Olga Stornello (classe 1994) è giornalista pubblicista dal 2019. Dopo aver acquisito il tesserino grazie alla collaborazione con varie testate (tra cui, oltre “Sicilian Post”, il quotidiano “La Sicilia”), ha frequentato il master RCS Academy “Scrivere e comunicare oggi: metodo Corriere” nel 2020. Tra le sue intramontabili passioni, al di là della scrittura, si annovera anche la danza, che pratica da sempre.

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