Ritrovata sotto l’intonaco di un palazzo secentesco di Ballarò, la sala vede ripetuta la frase in arabo: «Quello che Dio Vuole accade. Quello che Dio non vuole non accade»

Chissà a quanti di noi sarà capitato di effettuare dei restauri o delle ristrutturazioni in casa. Immaginiamo di intervenire su una stanza del nostro appartamento e di trovare geroglifici o altri simboli strani, sepolti da strati e strati di intonaco che nel corso degli anni si è andato sedimentando. Roba da film? Assolutamente no. In effetti, anche da questo punto di vista, la nostra isola, la Sicilia, non smette mai di sorprenderci. Complice l’insieme di culture che hanno attraversato il territorio nel corso dei secoli, non è affatto strano rinvenire, anche nei luoghi più impensabili e alle volte celati alla vista degli astanti, tracce di un Mondo che ormai non esiste più. Uno straordinario esempio? La “Camera delle Meraviglie”.

NEL CUORE DI BALLARÒ. «La contraddizione definisce Palermo. Pena antica e dolore nuovo, le pietre dei falansteri impastate di sangue ma anche di sudore onesto». Si esprimeva così Leonardo Sciascia, ed effettivamente aveva ragione. Palermo può essere definita a pieno titolo la città delle contraddizioni. Popoli assolutamente diversi l’hanno attraversata, ne hanno mutato i luoghi e, soprattutto, hanno lasciato un segno indelebile. Tutto questo è perfettamente visibile anche oggi che la città è davvero all’avanguardia. Il capoluogo della nostra Sicilia è sì caotico, ma anche tremendamente affascinante e misterioso. Non dovrebbe stupire, quindi, che nei pressi del mercato Ballarò, uno dei più noti di Palermo, (precisamente in Via Porta di Castro 239), gli ignari proprietari di un appartamento sito in un palazzo seicentesco, si siano ritrovati, a seguito di un restauro, con un vero tesoro tra le mani: una camera interamente di colore blu, sul quale spiccano dei decori e delle scritte argentate in una lingua dal sapore arabeggiante.

ARTE E SPIRITUALITÀ. «Quello che Dio Vuole accade. Quello che Dio non vuole non accade». È questa la frase che si trova più volte ripetuta all’interno della “Camera delle Meraviglie”, quasi come un mantra. Una frase, tratta dalle massime attribuite al profeta Maometto, che ci porta ad una spiritualità molto elevata, quasi a voler invocare una sorta di riconciliazione con sé stessi e con il Mondo.  La scoperta potrebbe far pensare a qualcosa di veramente antico. Ricordiamo, infatti, che la Sicilia ha subito una consistente dominazione da parte degli Arabi, avvenuta tra il IX e l’XI Secolo d.C., i quali elessero Palermo come centro privilegiato dei propri interessi. Non a caso molte delle architetture presenti in città sono caratterizzate da uno stile perfettamente in linea con il mondo islamico. Eppure, dagli studi che sono stati fatti è emerso che le decorazioni presenti all’interno della “Camera delle Meraviglie” risalgono al XIX Secolo.

I MISTERI DELLA CAMERA BLU. Gli esperti che hanno tentato di svelare i misteri della “Camera delle Meraviglie”, provenienti anche da Bonn, dopo più di un anno di ricerche sono arrivati alla conclusione che, per quanto riguarda le scritture presenti non si può parlare di vera e propria lingua araba poiché con molta probabilità le diciture sono state composte da un artigiano locale che ricopiando commise dei notevoli errori. Purtroppo non vi è certezza sulla originale destinazione della stanza di cui stiamo parlando. I dubbi, allora, si infittiscono: si tratta forse di un luogo che a che vedere con la massoneria, con qualche pratica esoterica, o semplicemente si tratta si una stanza dedicata alla preghiera islamica? Quest’ultima ipotesi, in effetti, sarebbe giustificata dal suo orientamento verso la Mecca. Qualsiasi fosse il motivo che spinse chi l’ha creata, di sicuro questa piccola perla di Ballarò è un’ulteriore dimostrazione del fatto che in Sicilia non ci manca davvero nulla.

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