Le fiamme hanno divorato le riserve in Sicilia. Amato, Legambiente: «Non chiamatela emergenza»

«Nel palermitano la riserva naturale orientata Bosco di Favara e Bosco Granza è in gran parte incenerita, il bosco Granza non è visitabile. Tra Enna e Valguarnera il parco minerario Floristella-Grottacalda è ufficialmente chiuso, con perdite ingenti per le guide turistiche e gli affittuari locali che vivono di turismo. A Catania, nel parco dell’Etna, la pineta di Monti Rossi è chiusa proprio in pieno agosto, quando i più vi cercano frescura». Nelle parole del dirigente nazionale di Legambiente onlus Giuseppe Maria Amato, vige un profondo sconforto. L’estate 2023 si sta dimostrando una delle più feroci nei confronti dell’ambiente, e se il fenomeno si presenta a livello globale (dal 22 luglio 2023 a oggi secondo l’European Forest Fire Information System in Europa oltre 182.569 ettari di foreste sono stati ridotti in cenere, quasi 60.000 in più rispetto allo stesso disastroso periodo del 2022) in Sicilia a venire colpite sono state moltissime riserve naturali. Luoghi preziosi, dove volontari e protezione civile si prendevano cura personalmente di alberi secolari e varietà di flora oggi ridotte in cenere.

Sicilia in fiamme. L’immagine satellitare del Fire Information for Resource Management System, il sistema di monitoraggio degli incendi in tempo reale della NASA, mostra come nella settimana dal 24 al 30 luglio 2023 le aree rosse colpite da incendi nell’isola siano state quasi più numerose di quelle incolumi. Roghi, in molti casi di sospetta origine dolosa, che hanno mandato in fumo ettari di riserve naturali siciliane. «In Sicilia – spiega Giuseppe Maria Amato, dirigente nazionale Legambiente onlus – queste sono oltre 70, alcune delle quali sono grandi quanto dei parchi regionali. Altre aree invece sono in elenco regionale dal 1991 e non sono state ancora riconosciute come riserve, cioè come luoghi naturali da tutelare e non parchi divertimento. Un esempio? La zona di Portopalo e Isola delle Correnti, diventata location per eventi e festival».

«Con un organico di soli 600 elementi, il corpo forestale va rinforzato. Assurdo che in caso di più roghi contemporanei i canadair vengano affidati a piloti privati»

Giuseppe Maria Amato – dirigente nazionale di Legambiente onlus

Prevenzione inesistente e perdite inestimabili. Ma di chi è la responsabilità della tutela di questi luoghi? E si poteva fare di più rispetto alla loro salvaguardia? «Il fatto è – continua Amato – che in Sicilia manca un vero corpo che tuteli le Zone Speciali di Conservazione (ZSC): abbiamo in totale 600 agenti forestali che non possono ricoprire tutta l’isola. In alcuni distaccamenti sono presenti solo due uomini di sorveglianza, il che significa che quando sono fuori postazione o hanno finito il loro turno non c’è nessuno che dia loro il cambio. E quel che è peggio è che non ci sarà un ricambio generazionale quando questo personale andrà in pensione».

Le aree colpite da incendi tra il 15 luglio e il 7 agosto | NASA Fire Information for Resource Management System

I danni agli habitat e ai siti storici. La conseguenza più immediata di questi fenomeni è l’impoverimento della biodiversità: «Gli incendi di fine luglio hanno avuto conseguenze gravissime sotto il punto di vista ambientale: ogni rogo fa una selezione della flora e della fauna che la popola. Ci sono specie che non ricresceranno più, i nostri parchi perderanno la biodiversità: sul monte Cefalù, così come in generale nelle Madonie, sono andati perduti lecci e sugheri secolari e non è detto che nei prossimi anni ricresceranno» spiega il Dott. Amato. Non solo perdite subito evidenti, ma anche con effetti a lungo termine: «La carenza di biodiversità – continua – fa sì che anche i pascoli e il prodotto caseario da essi derivante ne risentano: i bovini si ritroveranno a brucare tutti lo stesso prato, senza più caratteristiche differenti: è come passare da una misticanza alla sola lattuga. Anche i pastori, che a volte appiccano i fuochi proprio per avere più terreni disboscati a disposizione, subiscono danni dagli incendi». In questa situazione, nemmeno l’immenso patrimonio storico e architettonico dell’isola può dirsi al sicuro: «Anche le aree archeologiche hanno dei boschi da tutelare: a Morgantina e Segesta le fiamme hanno arso tutto il verde intorno ai monumenti. È intollerabile che nessuno abbia pensato a dei viali parafuoco prima di perdere tutto. Se fossi un turista oggi direi: “La Sicilia sarebbe potuta essere bella, ma non lo è più”».

«Gli incendi non sono più un’emergenza, ma una calamità annuale: ora più che mai bisogna prevenire e arrestare i responsabili»

Giuseppe Maria Amato – dirigente nazionale di Legambiente onlus

Oltre la logica dell’emergenza. La questione dei roghi, d’altra parte, continua di anno in anno a ripresentarsi confermando come una logica meramente emergenziale sia insufficiente a risolvere il problema. Ne è convinto Amato: «Chiedo alla Regione di approfittare dello Statuto Speciale per rinforzare il corpo forestale, per investire più sulla prevenzione che sull’intervento. Sarebbe più utile pagare chi previene un incendio e non chi è chiamato a spegnerlo. È assurdo che i canadair, insufficienti nel caso di più roghi contemporanei, siano affidati a piloti privati. Senza considerare i pericoli di rotte “acrobatiche” e dei getti di schiuma perfino sui centri abitati. Gli incendi non sono più un’emergenza, ma una calamità annuale: ora più che mai bisogna prevenire e arrestare i responsabili. Si sente parlare di pentiti mafiosi, ma mai di piromani che confessino chi sia il loro mandante. Forse è perché non si è mai indagato fino in fondo».

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Laureata con il massimo dei voti in Filologia Classica all’Università degli Studi di Catania, Olga Stornello (classe 1994) è giornalista pubblicista dal 2019. Dopo aver acquisito il tesserino grazie alla collaborazione con varie testate (tra cui, oltre “Sicilian Post”, il quotidiano “La Sicilia”), ha frequentato il master RCS Academy “Scrivere e comunicare oggi: metodo Corriere” nel 2020. Tra le sue intramontabili passioni, al di là della scrittura, si annovera anche la danza, che pratica da sempre.

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