Le parole che ci servono per fugare l’incertezza

Nell’anno scolastico più incerto di sempre, l’incitazione di Gianni Rodari aiuta il mondo della scuola a non perdere la rotta. E ad impegnarsi per costruire un futuro di speranza

Scrivi parole diritte e chiare: Amore, lottare, lavorare

Gianni Rodari, Il primo giorno di scuola

Un anno scolastico così incerto sin dall’inizio non c’è mai stato dal secondo dopoguerra ad oggi. A questo va aggiunto quello precedente che il lockdown ha reso unico; sembrava lontano e adesso, seppur a macchia di leopardo, con il ritorno della Didattica a Distanza diffusa continua tra desiderio di normalità e una necessaria anormalità. In questo clima di incertezza sono forti i versi di Rodari nella poesia “Il primo giorno di scuola”: Scrivi per non dimenticare e lasciare una traccia; parole che accompagnino azioni per costruire e non demolire; diritte sulle righe storte delle ingiustizie, del perbenismo, del nichilismo, della superficialità, della violenza, della discriminazione; chiare tanto da illuminare i compagni e i colleghi finiti nel buio della paura, dello scoraggiamento, del “non ce la posso fare”. Infine un sostantivo (Amore) che sia quotidianamente maiuscolo nelle relazioni e nello studio, e due verbi (lottare e lavorare) da coniugare soprattutto al presente, perché ci sia un futuro per sé e per la nostra società. Pur a novembre, dunque, ogni giorno dovrebbe avere lo spirito del “primo giorno di scuola”.


PERCHÉ RIME BUCCALI?

Il distanziamento fisico (inteso come 1 metro fra le rime buccali degli alunni), rimane un punto di primaria importanza nelle azioni di prevenzione. (Linee Guida del Ministero dell'Istruzione, 26/06/2020)

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