“Oltre il cielo”: i sogni alla “Interstellar” di Armando Silvestri
Nel 1957, poco prima del lancio in orbita dello Sputnik, lo scrittore e giornalista palermitano, autore egli stesso di romanzi e racconti futuristici, diede il via ad un’avventura editoriale assolutamente unica: una rivista illustrata dedicata interamente alla fantascienza e alla divulgazione scientifica. Tra guerre galattiche e viaggi nel tempo, fu una realtà pionieristica, ma anche un luogo letterario in cui si intrecciarono entusiasmi e dubbi di una generazione a cui le meraviglie e i terrori dell’avvenire si stavano pian piano svelando dinanzi agli occhi
Marty McFly di Ritorno al Futuro che sfreccia sull’hoverboard con le sue eccezionali scarpe autoallaccianti. Gli auricolari senza fili attraverso i quali Ray Bradbury permette ai personaggi di Fahrenheit 451 di ascoltare della musica o delle conversazioni a distanza. Le videochiamate operate dal dittatore Fredesed in Metropolis, ambientato nell’ancora futuristico 2026. Jules Vernes che nell’anno 1865 scrive Dalla terra alla luna, immaginando l’approdo sul suolo lunare di tre astronauti americani a bordo di un’astronave costruita in Florida. Idee bislacche e suggestioni affascinanti. Almeno nel momento in cui sono state messe su carta o su pellicola. Che poi, invece, si sono rivelate incredibilmente capaci di fare breccia nel mondo reale. Perché il cinema, l’arte, la letteratura sono, per antonomasia, la materializzazione onirica, immaginifica di un mondo in divenire. Lo spirito di un tempo che si sforza di prendere forma intravedendo sé stesso tra le pieghe del suo scorrere. Tratteggiano l’impossibile, plasmano l’invisibile. Sempre un passo avanti, anche quando l’esplosione della loro creatività sembra sul punto di essere raggiunta. Sono gli scatti dell’utopia, della fantascienza, le improbabili e imprevedibili fughe in avanti dell’innovazione tecnologica, della cosmologia, degli sterminati confini spaziali. Un immaginario fervido, sostanzialmente inesauribile, che a più riprese è stato associato alla cultura letteraria anglo-americana. E che, invece, a dispetto della comune vulgata, ha conosciuto una grande floridezza anche in Italia. Per merito, oltretutto, di un illustre siciliano mai ricordato a sufficienza. Il suo nome era Armando Silvestri e a lui, palermitano, si deve la nascita di Oltre il cielo, realtà editoriale sorta nel 1957 e gestita dal nostro conterraneo insieme a Cesare Falessi. A metà tra tabloid e rivista illustrata – e venuta alla luce a poca distanza dal lancio in orbita del satellite Sputnik – mandò avanti le pubblicazioni fino al 1970 rappresentando un riferimento pionieristico per tutti quegli autori nostrani che amavano cimentarsi nel genere. Ma l’avventura condotta da Silvestri fu anche qualcosa di più.
Fu, in effetti, anche una grande opera di divulgazione scientifica. Laureato in ingegneria – e grande conoscitore di ciò che riguardava l’aeronautica, disciplina sulla quale scrisse a lungo anche su invito del corrispondente Ministero – aveva particolarmente a cuore l’idea che la fantascienza dovesse non soltanto esplorare l’impossibile, ma anche soffermarsi su ciò che il repentino avanzamento della conoscenza umana, prima o poi, avrebbe potuto rendere fattuale. A leggere alcuni dei titoli che lo resero celebre, sembra quasi di ritrovare alcuni motivi dello Spielberg di La guerra dei mondi, la cupa profondità di Blade Runner o lo sconfinato struggimento di Interstellar. Il signore della folgore (1941), Il terrore dallo spazio (1953), Il pianeta degli esseri turbinanti (1958) facevano il paio con ciò che appariva sulla rivista – spesso magistralmente accompagnata, in copertina o a corredo dei racconti, dalle rappresentazioni di visuali di Massimo Jacoponi – e che sapientemente ondeggiava tra l’entusiasmo per il progresso e l’inquietudine per il montare di una fantasia sempre più incontrollabile, sempre più gigantesca agli occhi di uomini ormai poco più che minuscoli. Esplorazioni interstellari, viaggi nel tempo, conflitti su scala galattica, incontri inusitati: tutto, tra le pagine di Oltre il cielo, rispondeva ad un ricercato gusto di meraviglia, di spettacolarità, di sincera immersione nell’ignoto e nel verosimile. Al desiderio, pur se atterriti dal dubbio e da un latente senso di impotenza, di valicare confini letterari e spaziali, umani e universali.
Desiderio, del resto, è etimologicamente legato alla volta celeste. Alle stelle, al loro misterioso, talvolta indecifrabile, suadente richiamo. L’eco degli astri, il loro vegliare indifferente sulle sorti degli uomini, l’illusione di poter toccare con il muso affusolato di un missile o l’ala di un aeroplano furono le inseparabili compagne di Armando Silvestri fino al 1990, anno della sua scomparsa. Compagne che oggi sembrano non avere più segreti. E che invece, se le si guarda con la stessa cura che l’isolano mise nell’indagarne i segreti, sono ancora un riflesso inafferrabile. Il ricordo lontano di un futuro prossimo.
(Foto in copertina: Pixabay)