«Per Catania Sant’Agata è tutto, ma il sacco non
va messo solo per le celebrazioni»

Il Maestro del Fercolo Claudio Consoli e Monsignor Barbaro Scionti, in occasione della ricorrenza agatina estiva, hanno parlato dell’onore ma anche dell’onere di rappresentare la Santa nel mondo, vivendo i valori del Vangelo con costanza, coerenza e partecipazione

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]I[/dropcap]o vestivo il sacco già da bambino, a 12 anni ho iniziato la mia gavetta, oggi cosa impossibile poiché bisogna essere maggiorenni. Secondo me è un bene iniziare da ragazzini perché ti dà una guida, un esempio di virtù, quello della Santa, da seguire». Claudio Consoli è il più giovane Maestro del Fercolo che la città di Catania abbia avuto, dal 2015, ha ricevuto come sostiene lui stesso: «La grazia» di occuparsi non solo della Santa ma anche della Cattedrale. Nel giorno dell’892° anniversario del rientro delle reliquie della Santa da Costantinopoli, il suo compito consiste, già a partire dalle otto della mattina, nel traslare le spoglie della Santa sull’altare maggiore dove sono esposte all’adorazione. Durante le Sante messe che si svolgono in giornata, tra la curiosità dei turisti, i fedeli, particolarmente silenziosi e ordinati per Catania, sono invitati ad accarezzare e baciare le reliquie della Patrona. Le celebrazioni si concludono con la processione che, come consuetudine, attraversa le vie del capoluogo etneo al coro urlato dei cittadini che proclamano la loro incondizionata devozione. «Per i catanesi Sant’Agata è tutto – continua Consoli –, però bisogna capire con che spirito si vive. Se si indossa il sacco solo per le celebrazioni e poi non si accosta ai sacramenti o non si partecipa alla messa, è un po’ un controsenso. Bisogna avere prima fede in Dio, perché Sant’Agata ha dato la vita per Cristo».

Parole che fanno eco a quelle di Monsignor Barbaro Scionti, parroco della Cattedrale: «Dobbiamo distinguere fede e religiosità, la religiosità è l’atteggiamento dell’uomo che cerca Dio. La fede, ci ha insegnato il buon Papa Benedetto, “È l’atteggiamento che nasce dall’uomo che ha incontrato Gesù Cristo”, è l’incontro con Gesù che fa scattare la Fede. Questa differenza soprattutto nella devozione per Sant’Agata è importante. La religiosità non è da disprezzare, perché è il gesto dell’uomo povero che cerca Dio. Dinanzi a questi atteggiamenti di religiosità più che metterci a giudicare dicendo: “Ma questi che cosa fanno, oggi siamo in un altro mondo e questi ancora toccano il cancello di Sant’Agata”, faremmo meglio a guardare negli occhi queste persone e spenderci per loro. Noi non solo gli doniamo la fede ma anche la solidarietà, l’amicizia, la fraternità. Perché poi la vita di fede è soprattutto questo».

Una fede che va vista anche come influenza positiva su quei ragazzi tendono a perdersi per strade più o meno confuse: «Il giovane è sempre alla ricerca di qualcosa – continua Monsignor Scionti –, cerca di costruirsi un futuro, di formarsi per la vita che viene, per la crescita. La festa della Santa ne è piena, il cordone di Sant’Agata è un esempio, un incontro continuo di giovanissimi che hanno bisogno di una guida, di adulti di umanità e di fede, che diano una buona testimonianza e che lo facciano aiutandoli a vivere bene, non solo attraverso la devozione, ma anche con quegli aiuti semplici che tutti possiamo nel nostro quotidiano».
Sant’Agata d’estate, come viene comunemente chiamata questa festa, però deve ricordare ai cittadini non solo l’onore ma anche l’onere di rappresentare la nostra Patrona nel mondo, come spiega il Parroco della Cattedrale: «Queste reliquie sono un onore perché sono un dono di Dio, ci ricordano Agata, una ragazza della nostra città, della nostra comunità cristiana che ha saputo vivere davvero i valori del Vangelo. Poi c’è l’onere, quello di raccogliere da questa ragazza la testimonianza che ci spinge a fare allo stesso modo, ad avere lo stesso coraggio, la stessa caparbietà nel vivere la verità».

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