Pirandello, Belluca e il treno: basta un fischio per incontrare la libertà
È una delle novelle più celebri dello scrittore isolano. “Il treno ha fischiato”, la storia dell’umile e ingenuo contabile che passa giorni e notti a rimuginare sulle sue miserie, ma che poi, porgendo l’orecchio ad un suono lontano, si trasforma. Ma è anche una riflessione sul fatto che non è mai troppo tardi per dare una sterzata alla nostra vita. A patto di saper ascoltare: anche ciò che ci appare più insignificante
È invisibile, a tratti incomprensibile. Svela sé stesso in un attimo, e con la medesima rapidità si eclissa dietro la quotidianità più prosaica. Si avvinghia alla mente e ne abbatte persino i muri più ostinati. È il legame tra l’apparenza e la sostanza. Tra ciò che si presenta come insignificante e ciò che, invece, si rivela vitale. È la svolta che si cela negli angoli più bui dell’esistenza, il fulmine che squarcia il velo di una sorte già scritta, che ridisegna le orme di un cammino altrimenti diretto verso il dirupo del nulla. È la rivelazione: la storia di ognuno di noi che si apre all’ignoto, alle possibilità mai considerate, al sogno più ardito e senza forma. Si materializza, la rivelazione, nelle modalità più creative, più bislacche. In una parola affidata svogliatamente al vento, nella asfittica banalità di una coincidenza, nell’imprevisto fastidioso che si frappone tra le consuetudini più consumate dei nostri giorni. Si afferma come il più minimo degli eventi, ma poi rimbomba, risuona, stravolge. E tutto ciò che resta da fare, quando si presenta alla nostra porta con l’innocenza di un sospiro, è semplicemente prestarle ascolto. Lasciare che faccia strada. Rinunciare a tutto ciò che ci impedisce di seguirne il passo spedito. Fare, insomma, come Belluca, l’umile contabile protagonista di una delle più celebri novelle pirandelliane, vale a dire Il treno ha fischiato. Proprio lui, Belluca. L’uomo descritto dalle sue conoscenze come in preda a chissà quale delirante sprofondo, il mansueto sfruttato che rialza la testa per reclamare la sua dignità. L’uomo che sceglie di non tornare indietro un barlume di vita si è intrufolato nel suo cuore, sotto la maschera che non sapeva di essersi cucito in volto. Anche per lui la rivelazione aveva scelto di camuffarsi da qualcosa di infinitesimale: un sibilo lontano, perduto in un’eco di vuoto. Uno sferragliare appena percettibile. Un treno in corsa, verso una meta misteriosa. E lì tutto era diventato nuovo.
Come gli sguardi che, attoniti, si posavano su Belluca: «E a nessuno passava per il capo che, date le specialissime condizioni in cui quell’infelice viveva da tant’anni, il suo caso poteva anche essere naturalissimo; e che tutto ciò che Belluca diceva e che pareva a tutti delirio, sintomo della frenesia poteva anche essere la spiegazione più semplice di quel suo naturalissimo caso. Orbene, cento volte questo vecchio somaro era stato frustato, fustigato senza pietà, così per ridere, per il gusto di vedere se si riusciva a farlo imbizzire un po’, a fargli almeno drizzare un po’ le orecchie abbattute, se non a dar segno che volesse levare un piede per sparar qualche calcio. Niente! S’era prese le frustate ingiuste e le crudeli punture in santa pace, sempre, senza neppur fiatare, come se gli toccassero, o meglio, come se non le sentisse più, avvezzo com’era da anni e anni alle continue solenni bastonature della sorte». Era bastato un attimo di dormiveglia. Una imponderabile sospensione del dolore, degli obblighi lavorativi, delle storture familiari di cui era sempre stato l’unico a farsi carico. Su quei binari Belluca aveva intravisto il rifiorire di tutte le sue rinunce, l’ingenuo, infantile istinto di evasione. Si era proiettato lì, rannicchiato tra i vagoni, a solcare foreste e deserti, distese di ghiaccio e fuochi ardenti. Aveva sorvolato pensieri inediti, assaggiato l’aria della libertà, scovato sé stesso nell’immagine riflessa e sconosciuta degli altri. Non faceva altro che ripeterselo: il treno aveva fischiato. Il frammento di una felicità che non sapeva di desiderare aveva fatto irruzione. «E guardava tutti con occhi che non erano più i suoi. Quegli occhi, di solito cupi, senza lustro, aggrottati, ora gli ridevano lucidissimi, come quelli d’un bambino o d’un uomo felice; e frasi senza costrutto gli uscivano dalle labbra. Cose inaudite; espressioni poetiche, immaginose, bislacche, che tanto più stupivano, in quanto non si poteva in alcun modo spiegare come, per qual prodigio, fiorissero in bocca a lui, cioè a uno che finora non s’era mai occupato d’altro che di cifre e registri e cataloghi, rimanendo come cieco e sordo alla vita: macchinetta di computisteria. Ora parlava di azzurre fronti di montagne nevose, levate al cielo; parlava di viscidi cetacei che, voluminosi, sul fondo dei mari, con la coda facevan la virgola. Cose, ripeto, inaudite».
Ma non erano le parole di Belluca ad essere inaudite. Bensì il coraggio di aggrapparsi con tutte le sue forze all’idea che non è mai troppo tardi per ritrovare la speranza. Anche a costo di scontare la disapprovazione e lo sgomento. Basta poco per rinascere. A volte, giusto un fischio. «Ma ora, ecco, gli rientrava, come per travaso violento, nello spirito. L’attimo, che scoccava per lui, qua, in questa sua prigione, scorreva come un brivido elettrico per tutto il mondo, e lui con l’immaginazione d’improvviso risvegliata poteva, ecco, poteva seguirlo per città note e ignote, lande, montagne, foreste, mari… Questo stesso brivido, questo stesso palpito del tempo. C’erano, mentr’egli qua viveva questa vita “impossibile”, tanti e tanti milioni d’uomini sparsi su tutta la terra, che vivevano diversamente te. Ora, nel medesimo attimo ch’egli qua soffriva, c’erano le montagne solitarie nevose che levavano al cielo notturno le azzurre fronti… sì, sì, le vedeva, le vedeva, le vedeva così… c’erano gli oceani… le foreste… E, dunque, lui – ora che il mondo gli era rientrato nello spirito – poteva in qualche modo consolarsi! Sì, levandosi ogni tanto dal suo tormento, per prendere con l’immaginazione una boccata d’aria nel mondo. Gli bastava!».
(Immagine in copertina realizzata con Bing Image Creator)
