Quando leggere diventa un modo per colmare i propri gap
Pensateci: diciamo Rivoluzione Francese e cosa ci viene in mente, o meglio, chi? Robespierre, Luigi XVI. E poi Danton, Marat, La Fayette. Fino ad arrivare a Napoleone. Tutti uomini, se ci fate caso, esclusa forse Maria Antonietta in quanto simbolo di un ancien régime soppresso dal popolo.
Tutto qui, anche se di fatto non è propriamente tutto qui. La narrazione di questo momento cruciale per la storia francese ed europea è passata spesso dai nomi dei grandi uomini che hanno cambiato le sorti del Paese o che si sono impegnati nel tentativo di modificare lo status quo, a prescindere dai risultati ottenuti.
Quello che troppe volte si omette di sottolineare, però, tanto nelle scuole quanto nei contesti in cui l’argomento viene fuori tra gli adulti, è che a offrire un contributo cruciale sono state anche numerose figure femminili, fra le quali spicca quella della scrittrice e attivista Olympe de Gouges, a cui di recente ha dedicato un romanzo commovente Sarah I. Belmonte.
Il titolo dell’opera è La musa scarlatta, il volume è uscito per Rizzoli e commovente è l’aggettivo più adatto a descriverlo perché, se da un lato abbandona la trattazione prettamente storica per trasportarci nel mondo delle ipotesi e dell’interiorità della protagonista, dall’altro lato ci mette davanti alla complessità del periodo con cui lei si è sempre interfacciata, e al coraggio che ha dimostrato anche quando ha perso il sostegno generale.
Il libro parte infatti dal 1788 e attraverso uno stile fluido ed evocativo ci fa toccare con mano il sessismo di molti rivoluzionari, la difficoltà di accettare una donna fra le fila di chi voleva sovvertire l’ordine pubblico, lo scetticismo che era riservato a Olympe de Gouges per via dei suoi costumi libertini e della sua condizione di analfabeta.
Due caratteristiche che, a dire il vero, non le hanno mai impedito di formulare pensieri acuti e inclusivi, dettando le proprie idee ad altri e pubblicando pamphlet, opere di teatro e trattazioni che perfino al giorno d’oggi troveremmo innovative e sorprendenti – a partire dalla difesa dei disabili, degli anziani, dei minorenni e degli afroamericani ridotti in schiavitù, fino ad arrivare alla sua celebre Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina.
Un manifesto che, a differenza del suo corrispettivo maschile, non si studia fra i banchi di scuola e viene raramente sottoposto a dibattito, anche se essendo stato osteggiato e deriso già all’epoca della sua prima apparizione ha dimostrato fino a che punto il valore delle donne sia stato messo di lato nelle società moderne, sottovalutato, rimandato.
Come se non fosse importante evidenziare che in un contesto più democratico ed equo ci fosse spazio finalmente anche per le donne. Come se la liberté, l’égalité e la fraternité tanto decantate all’indomani della presa della Bastiglia si annullassero davanti alle rivendicazioni di chi, anziché essere un fratello della rivoluzione, ne era una convinta e lucida sorella.
Belmonte riprende la questione narrandoci il punto di vista di Olympe de Gouges stessa, restituendole una voce che a lungo le è stata negata e immaginando i suoi stati d’animo, le sue parole, le sue azioni quotidiane, mentre rappresenta un affresco sfaccettato e non sempre prevedibile della Francia di fine ‘700, permettendoci così di accompagnare alla lettura un modo per colmare qualcuno dei nostri gap.
Perché la storia non è fatta solo da chi viene ricordato e celebrato ogni giorno, ma soprattutto da chi è stato messo a tacere e va ri-scoperto, ri-celebrato, ri-raccontato. Affinché qualcosa di nuovo nasca davvero, dentro e intorno a noi, e ci lasci un segno capace di commuoverci e al tempo stesso di smuoverci la coscienza.