Raffaello Lucarelli: il sognatore che divenne il padre della cinematografia siciliana

1905: nella Palermo che si sta popolando di eleganti viali Liberty viene fondata la prima casa di produzione siciliana. A tenerne le redini è un uomo singolare: un inventore, un temerario che amava catturare le immagini in movimento. Uno dei tanti primati appartenuti ad un personaggio a lungo trascurato e ritornato in auge negli ultimi anni grazie al lavoro di ricerca dello storico del cinema Antonio La Torre Giordano: «Per due decenni fu uno dei protagonisti assoluti del cinema muto e uno dei primi a cogliere le potenzialità di quella nuova forma d’arte». Dagli inizi in una piccola bottega umbra con lo zio all’eco dei fratelli Lumière; dai viaggi in giro per l’Europa allo zampino dei Florio e al ritrovamento di due preziosissime pellicole: la sua è una vicenda umana e professionale che getta nuova luce sul cinema isolano ed italiano delle origini

A Palermo, nel primo quarto del Novecento, si era affermato come una vera e propria istituzione. All’apice della sua avventura professionale, era arrivato a possedere ben sette sale e due arene. Non c’era ruolo, nella filiera cinematografica, in cui non sapesse destreggiarsi con brillanti risultati: regista, produttore, distributore, esercente. Il suo nome era Raffaello Lucarelli: e a buon titolo gli si può attribuire il merito di essere stato non soltanto un pioniere della Settima Arte, ma anche e soprattutto il padre della cinematografia siciliana. Colui che, dando forma al proprio sogno, ha dato un impulso eccezionale all’intera isola, fondando la prima casa di produzione isolana. A mettersi sulle tracce di questo singolare personaggio, negli ultimi dieci anni, è stato lo storico e critico del cinema Antonio La Torre Giordano, il quale, ripercorrendo la sua storia, ha potuto colmare alcune delle lacune che tuttora sussistono quando si tratta di ricostruire le trame della cinematografia delle origini: «Lucarelli fu uno dei protagonisti assoluti del cinema muto. E lo fu per ben 20 anni, se pensiamo che la nascita della Lucarelli Film risale al 1905 e che il suo business sopravvisse anche alla Prima guerra mondiale, spingendosi fino al 1925. Colse immediatamente le potenzialità di quella che, progressivamente, sarebbe diventata una forma d’arte, ma che all’epoca era ancora uno dei frutti della Rivoluzione industriale: qualcosa che generava intrattenimento, sì, ma soprattutto guadagno». Eppure, a lungo il nome di questo ispirato visionario, come di frequente accade, è rimasto sepolto tra le sabbie del tempo. Almeno finché una lettera e una discreta dose di buona sorte non hanno cambiato l’inerzia: «Mi trovavo presso l’Archivio di Stato di Palermo per una ricerca che nulla aveva a che vedere con Lucarelli. Ed ecco che tra le varie carte salta fuori un documento. Si trattava di una lettera del Prefetto di Palermo che richiedeva informazioni su di lui. Era la vigilia di un’onorificenza che gli sarebbe stata assegnata: ma la sua identità era praticamente sconosciuta ed era necessario indagare. La mia ricerca prese le mosse da qui». È l’inizio di un viaggio che ha condotto Antonio La Torre Giordano, e la nostra memoria, alla cittadina di Gualdo Tadino, poco meno di cinquanta chilometri da Perugia. In una bottega come tante.

«Mosse i primi passi nel negozio di fotografia dello zio, nella cittadina umbra di Gualdo Tadino. Ma era un visionario, un genio profetico. Si lasciò travolgere dal fascino dell’invenzione dei fratelli Lumière. Viaggiò tra la Svizzera e la Francia, dove amava frequentare le fiere e dove imparò le tecniche di ripresa»

Antonio La Torre Giordano

IMMAGINI INCANTATE. Proprio in Umbria, infatti, vanno ricercati i natali di Lucarelli. Per quanto sbiaditi possano essere: «All’epoca della prima scoperta, mi misi subito in contatto con il Comune e gli storici gualdesi. Le informazioni che ricavai furono abbastanza blande. Iniziai così un’indagine genealogica, con il prezioso supporto di Mauro Guidobaldi, che mi permise di ricostruire i primi passi e i successivi spostamenti da giramondo di quello che definirei un genio profetico». Perché tutto, si diceva, ha avuto inizio in un negozio. Dove Lucarelli, tra i 16 e i 17 anni, si arrabattava come garzone: «L’attività – racconta La Torre Giordano – apparteneva allo zio e si trovava nella piazza centrale del paese. Era un negozio di fotografia. Il cinema non esisteva ancora, ma le immagini esercitavano già su di lui un fascino notevole». Di lì a poco, la scintilla: dalla Francia giungeva prepotente l’eco prodotta dall’invenzione dei fratelli Lumière. Nulla sarebbe più rimasto lo stesso: «Lucarelli era un innovatore, un temerario. Si lasciò ammaliare, travolgere dal neonato cinematografo, dall’idea di produrre e catturare le immagini in movimento. Quello di inizio Novecento fu un periodo quasi Rinascimentale: e lui rischiò, si mise in gioco». Ogni viaggio si trasformava in un’occasione irripetibile. Prima tappa, la Svizzera: «Per un periodo visse a Losanna, dove svolgeva la professione di fabbro con i fratelli. Ma nei ritagli di tempo e nei fine settimana andava per fiere, lì dove il cinema, in fondo, è nato». Poi, fu la volta della Francia. Che a più riprese ne delineò il destino: «Quando giunse Oltralpe, Lucarelli imparò le tecniche di ripresa alla Eclipse, una delle principali major francesi. E a Parigi fece un incontro decisivo». Sulla sua strada, infatti, si stagliò la figura di un uomo che ne condivideva l’ambizione: Vincenzo Florio jr.

«Potremmo definirlo l’uomo dei primati. Non solo fondò la prima casa di produzione siciliana: già nel 1908 aveva messo un punto un dispositivo che sfruttava dei dischi in vinile e un meccanismo di filodiffusione per sonorizzare e rendere “parlanti” le pellicole. E poi si consorziò presto con la potentissima Pathé di Parigi»

Antonio La Torre Giordano

IL RICHIAMO DELLA BELLE ÉPOQUE. Il ruolo del magnate palermitano si rivelò decisivo per alimentare il grande progetto: «In una lettera che ho rintracciato presso l’archivio Montangelo, il Florio si rese disponibile a fornire tutto il supporto logistico necessario qualora Lucarelli avesse deciso di impiantare i propri affari nel capoluogo isolano». E così fu. Nella splendida cornice della Palermo di fin de siècle, ammantata dell’eleganza Liberty, iniziò l’ascesa di un ingegno lungimirante come pochi. «Potremmo definirlo – sottolinea La Torre Giordano – come l’uomo dei primati. Oltre alla prima casa di produzione siciliana, già nel 1908 si era dato da fare per sonorizzare le pellicole. Aveva messo a punto una sorta di dispositivo primordiale, chiamato cinemateatrophone, che sfruttava dei dischi in vinile e un meccanismo di filodiffusione per rendere parlante il cinematografo. In più, decise di consorziarsi quasi subito con la potentissima Pathé, una multinazionale francese che a quell’altezza cronologica aveva già soverchiato la Lumière. A questo binomio si deve la nascita dei cinegiornali». E anche un insieme di condizioni che hanno permesso il prezioso ritrovamento di ben due film girati dallo stesso Lucarelli.

Un fotogramma di “Liquor somniferus”

TESORI INESPLORATI. L’accordo che legava le due case di produzione prevedeva che almeno una copia dei titoli realizzati in Sicilia venisse spedita al co-produttore o al distributore francese. «La Pathé detiene un fondo di pellicole catalogate con codici alfanumerici. Una parte veniva elaborata dalla Lucarelli Film, mentre l’altra veniva apposta dalla controparte francese una volta ricevuta la copia. Grazie alla loro disponibilità, e al ritrovamento della parte “siciliana” del codice ricavata dalla promozione che Lucarelli stesso faceva delle sue pellicole attraverso i cinegiornali, è stato possibile risalire ai film». Film che, ad oggi, rappresentano una scoperta molto rilevante non solo per la valorizzazione del patrimonio cinematografico siciliano, ma anche di quello nazionale. «Le pellicole in questione, della durata di 7-8 minuti, erano Liquor somniferus, un poliziesco, e Terremoto in Sicilia, un antesignano dei documentari che Lucarelli girò a Messina, dove fu uno dei primissimi ad arrivare all’indomani del violento sisma del 1908. Sebbene non ci fossero i titoli di testa, una volta montati sul tavolo di moviola emergevano gli scenari di Palermo per il primo – con Via Libertà, Piazza Politeama e i viali Liberty che nascevano in quegli anni – e quelli della Città dello Stretto per il secondo». Un primo passo cruciale per riscrivere la storia del cinema dei nostri padri. Un nuovo inizio che, auspicabilmente, potrebbe riservare ancora sorprese: «Il fondo della cineteca Pathé è ancora in gran parte inesplorato e nemmeno loro hanno piena contezza di cosa contenga. Certo, il lavoro da fare per scavare ancora non è di poco conto: bisognerebbe montare un gran numero di pellicole – cosa che finora è stata fatta in parte, sulla scia del fatto che quest’anno si celebrano i 120 anni dalla fondazione della Lucarelli Film – e sporcarsi le mani con faldoni che molto spesso non sono digitalizzati. Ma è ragionevole pensare che altri titoli possano rivedere la luce. Ed unirsi a quelli già ritrovati per essere restaurati e resi disponibili per la fruizione».

«Due pellicole realizzate da Lucarelli sono state ritrovate in un fondo della cineteca Pathé: uno è “Liquor somniferus”, un poliziesco che ha come sfondo Palermo con via Libertà e Piazza Politeama; l’altro è “Terremoto in Sicilia”, un antesignano dei documentari girato a Messina all’indomani del sisma del 1908»

Antonio La Torre Giordano
Un fotogramma di “Terremoto in Sicilia”

UNA LEZIONE DAL PASSATO. Ma come può, allora, essere stato così a lungo trascurato il contributo di Lucarelli? «In Sicilia, in quegli anni, si girava tanto. Ma la pubblicità si faceva attraverso le riviste, che venivano stampate a Torino, Milano e Roma. Le recensioni che venivano pubblicate erano opera, quasi sempre, di redattori che erano figli o parenti dei produttori. E tutto ciò che veniva prodotto da Napoli in giù veniva ritenuto volgare. Lucarelli superò il problema attraverso il consorzio con Pathé: ed è per questo che è più facile trovare dei suoi film in Francia piuttosto che nella sua patria». Nonostante le questioni di campanilismo, tuttavia, quella che emerge è l’immagine di una Sicilia vivace, florida, capace di attrarre le migliori energie intellettuali, terra di approdo e non di partenza, come tristemente oggi accade. «Tutta l’isola venne attraversata da un grande fermento. A seguito di ciò che stava accadendo a Palermo, anche a Catania, per merito di figure come Alfredo Alonzo, grande industriale dello zolfo, si iniziò ad investire sul cinema: nel 1914 nacque l’Etna Film, che durerà un anno a causa dello scoppio della guerra, seguita poi dalla Sicula, dalla Ionia, dalla Katane. Ieri come oggi, la Sicilia era un brand, un grande set a cielo aperto fatto di location naturali, di architetture, di inflessioni linguistiche caratteristiche. E poi, non va dimenticato che il Novecento siciliano ha partorito più di 25 grandi letterati, dalle cui opere sono state tratte numerose pellicole».

Manifesto inaugurale del Cine Teatro Lucarelli

Lucarelli si spense a Roma nel 1940, all’età di 60 anni. Già da qualche anno si era eclissato dal mondo dello spettacolo: da quando il regime fascista aveva concentrato la produzione nella capitale, causando la chiusura di diverse manifatture in giro per l’Italia. Ma non il segno che ha lasciato. Il segno di un uomo che ha vissuto inseguendo le sue aspirazioni. Un uomo nel quale Antonio La Torre Giordano, che il prossimo 26 giugno sarà insignito del Premio Arte e Cultura siciliana Ignazio Buttitta per il suo lavoro di ricerca, riconosce non soltanto una grande personalità che illumina un passato ancora in parte da ricostruire, ma anche un esempio per i tanti giovani alla ricerca del loro posto nel mondo: «Credo che la vicenda di Lucarelli, a lungo lontano dal suo Paese per formarsi e poi tornato qui con idee e coraggio, sia la storia di tanti di noi e di tanti ragazzi che si stanno affacciando verso il futuro. Il suo lascito è anche la dimostrazione che, non demordendo, si può ancora costruire qualcosa di importante. Anche qui, in Sicilia, nella speranza che più nessuno debba abbandonarla».

(In copertina: Raffaello Lucarelli dietro la sua macchina da presa alla Targa Florio del 1908)

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Giornalista, laureato in Lettere all'Università di Catania. Al Sicilian Post cura la rubrica domenicale "Sicilitudine", che affronta con prospettive inedite e laterali la letteratura siciliana. Fin da giovanissimo ha pubblicato sulle pagine di Cultura del quotidiano "La Sicilia" di Catania.

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