Risorse e lacune dell’imprenditorialità catanese secondo gli studenti dell’ESCP Parigi

Sono stati dodici gli studenti del master in International Management della Ecole Supérieure de commerce de Paris (ESCP) – prestigiosa Business School con sede a Parigi – protagonisti di una full immersion durata tre giorni, che ha permesso loro di studiare da vicino l’ecosistema dell’innovazione della città di Catania. L’esperienza si è conclusa lo scorso venerdì nell’Innovation Hub Isola, durante un incontro nel quale i ragazzi, provenienti da diverse parti del mondo, hanno potuto mettere in pratica le conoscenze acquisite nel corso del loro programma di studi, analizzando i punti di forza e le criticità del capoluogo etneo e offrendoci degli spunti su come potenziare le nostre possibilità di entrepreneurship – una parola che in italiano è traducibile con “imprenditorialità”, ma che in tutte le città europee ha acquisito le sfumature di una generazione giovane, dinamica e capace di guardare avanti.

LA SCELTA DI STUDIARE CATANIA. Viene spontaneo chiedersi come mai una scuola prestigiosa come l’ESCP abbia deciso di focalizzarsi sulla città etnea, dato specialmente il costante confronto con centri economici e culturali del calibro di Parigi, Berlino, Torino o Milano. La risposta è presto data da Alisa Sydow, Assistant Professor of Entrepreneurship and Innovation presso l’ESCP Campus di Torino: «I motivi per cui abbiamo scelto Catania sono principalmente due. Innanzitutto, si tratta di una città vicina a tutti e facilmente raggiungibile, ma allo stesso tempo diversa dai centri urbani del Nord Italia che i ragazzi conoscono già molto bene; ci sembrava quindi utile cercare di capire cosa succede nel versante opposto della penisola, accompagnandoli di persona in questa sede. In secondo luogo, quello di Catania è un ecosistema piccolo eppure in via di sviluppo, analizzabile nei pochi giorni che avevamo a disposizione. E, oltre a questo, qui ci sono luoghi – proprio come Isola – che rappresentano perfettamente le realtà che studiamo ogni giorno».

«Catania ha un grande senso di comunità, le persone sono abituate a parlare molto tra di loro. La vita poi è più lenta, e il focus sta proprio nel rapporto tra i suoi abitanti»

I PUNTI DI FORZA DEL CAPOLUOGO ETNEO. Dall’esperienza di cui gli studenti hanno fatto tesoro nei tre giorni trascorsi nella città etnea, è emerso che i principali punti di forza del capoluogo siciliano sono la sua posizione e la sua qualità della vita. Come ci ha raccontato Claudia, infatti, «soggiornare a Catania ci ha permesso di imparare molto dell’ecosistema della Sicilia, facendoci scoprire la città da diversi punti di vista. Ci troviamo in una polo strategico dell’isola, caratterizzato da risorse naturali quali la vicinanza al mare e la presenza dell’Etna. Il centro urbano, peraltro, è ricco di storia e di cultura, il che permette di attrarre molti turisti anche grazie alla qualità del cibo superiore ad altre aree della regione». Al di là di questo, la caratteristica che secondo loro rende davvero unica la città, e che spesso noi diamo per scontata, è «il suo grande senso di comunità», come ci ha tenuto a sottolineare Amaury. «Venendo da Parigi, per esempio, per me azzardare un paragone è inevitabile. E va detto che lì i rapporti sono decisamente più impersonali, perché nella metropoli francese non presta attenzione all’ambiente circostante, cosa che invece ho notato in Sicilia. A Catania, invece, c’è molta più convivialità, le persone sono abituate a incontrarsi e a parlare molto tra di loro. La vita poi è più lenta, e il focus sta proprio nel rapporto tra i suoi abitanti, mentre a Parigi è tutto più veloce e ci si concentra solo sulla produttività, riducendo all’osso la componente relazionale che dovrebbe stare alla base del networking».

«Ancora oggi non ci sono programmi che assicurino alle nuove generazioni l’accesso a una formazione capace di valorizzare e loro capacità»

I PROBLEMI ANCORA DA RISOLVERE. Se il capoluogo etneo può vantare simili peculiarità, è anche vero che agli occhi degli studenti non è sfuggita la difficoltà della popolazione locale di sfruttarle nel migliore dei modi. Tre giorni nel cuore di Catania sono infatti bastati per comprendere alcune fra le grandi difficoltà a cui i cittadini vanno ancora incontro ogni giorno: «Abbiamo notato che, purtroppo, una delle debolezze della città consiste nella sua fuga di cervelli – ci ha segnalato con una punta di amarezza Katherine -, in particolare dei giovani appena laureati. Il sentimento comune fra i ragazzi che studiano qui è che non ci sia abbastanza spazio per loro, sensazione che li spinge a cercare altrove nuove opportunità e che non permette a Catania di crescere e di sviluppare appieno le sue potenzialità. Chi decide di restare, d’altro canto, si deve scontrare con un sistema burocratico molto lento e macchinoso, che non sempre supporta chi ha avuto il coraggio di costruire in Sicilia il proprio futuro». Dalle ricerche degli studenti è emerso anche un altro triste primato del capoluogo etneo, che registra il 25% di dispersione scolastica nella provincia, una percentuale da non sottovalutare secondo Marco: «La mancanza di una giusta educazione – sono state al riguardo le sue parole – è problematica soprattutto nei quartieri più difficili della città. E ancora oggi non ci sono programmi che assicurino alle nuove generazioni l’accesso a una formazione capace di valorizzare al massimo le loro capacità».

L’ex Monastero dei Benedettini di San Nicolò l’Arena

L’ESPLORAZIONE DELLA CITTÀ. A rendere possibile una ricerca così accurata sul territorio etneo è stata, fra le altre cose, una particolare attenzione rivolta all’esplorazione di Catania in presa diretta: gli studenti hanno avuto modo di guardarsi intorno, visitando punti nevralgici del capoluogo come la sua storica pescheria, l’ex Monastero dei Benedettini di San Nicolò l’Arena e l’Innovation Hub & Lab ENEL, accompagnati dal founder di Isola Antonio Perdichizzi, i cui approfondimenti sulla città si sono rivelati fondamentali per comprenderne lo stato dell’arte. Vittorio, uno degli studenti coinvolti nel progetto, ci ha confidato non a caso: «Conoscere e toccare con mano queste realtà si è rivelato davvero stimolante. Abbiamo trascorso tre giorni intensi e interessanti, durante i quali sono rimasto colpito dalle profonde differenze che esistono tra il Nord e il Sud Italia, e ho potuto notare fino a che punto Catania si stia impegnando in un percorso di evoluzione sempre più all’avanguardia».

A conclusione dell’incontro, poi, una bella sorpresa: a tre dei dodici ragazzi presenti è stata offerta la possibilità di partecipare attivamente alla prossima edizione dello Smart & South Working, il progetto promosso ogni estate da Isola per incoraggiare e rafforzare le attività di networking e coworking che «vedono il Sud in una posizione finalmente centrale nella nuova geografia del lavoro», e che quest’anno si svolgerà a partire da venerdì 23 giugno.

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Collaboratrice del Sicilian Post dal 2020. Si interessa di editoria, cultura e tematiche sociali. È laureata in Comunicazione presso l'Università di Catania.

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