Sicilian Playlist #226: il folk-rock di Beatrice Campisi e il sogno spezzato dei migranti
Nel brano di apertura della tracklist di questa settimana, intitolato “Tripoli”, la cantautrice rielabora in musica i racconti dei giovani migranti a cui da anni insegna l’italiano. A seguire, Lello Analfino affida al suo nuovo brano “Testa e cuore” una potente denuncia rispetto ad un mondo nel quale i destini collettivi vengono decisi in luoghi di potere lontani. In selezione ci sono poi Luca Di Martino, con il suo nuovo singolo “Novi misi”, l’indie-pop di Daniente con il suo secondo brano, intitolato “Umami”, e Mones che canta “Mi manca l’aria”. In coda, ci sono Monika con “Nicotina” e l’ultimo inedito degli Unnaddaré, dal titolo “Salendo in superficie”
Ogni settimana sottoporremo al vostro ascolto una playlist di canzoni di artisti siciliani. Brani vecchi e nuovi scelti dalla redazione, ma che potrete indicarci anche voi e, soprattutto, potranno inviarci cantautori, cantanti e band, di qualsiasi genere musicale. Inseriremo i vostri consigli e le proposte musicali all’interno della nostra playlist che sarà pubblicata anche su Spotify.
Potete inviare le vostre proposte (complete di link Spotify e YouTube) all’indirizzo sicilianplaylist@sicilianpost.it
“Tripoli” Beatrice Campisi
Primo brano estratto dal nuovo progetto della cantautrice siciliana del disco/libro dal titolo “L’ultima lucciola”. Una raccolta di testi, in versi, accompagnati da illustrazioni di Elisabetta Campisi e arricchiti da un album che cerca di aprire una finestra su sé stessi e sulle ingiustizie del mondo. Un viaggio fra brani in italiano e in dialetto siciliano con un impasto sonoro che si muove tra folk-rock, pop e radici mediterranee. La suggestione per il titolo dell’album nasce dalla lettura di un articolo di Pier Paolo Pasolini, noto come “L’articolo delle lucciole”, uscito sul Corriere della Sera nel 1975, a pochi mesi dal brutale assassinio dello scrittore.
In questo brano, Beatrice Campisi unisce le assonanze fra i racconti di tanti giovani migranti che l’artista ha conosciuto al CPIA di Milano, dove insegna italiano da diversi anni e racconta, attraverso gli occhi della propria esperienza, l’ingiustizia di rimanere intrappolati in Libia a quindici anni, dopo un lungo e difficile viaggio dall’Africa centrale. I sapori e i colori che cambiano durante la traversata verso il Nord e il sogno (spesso spezzato) di partire in mare per sentirsi liberi. A livello musicale, il brano, ipnotico e teso, è incentrato su un loop di basso e batteria. Ci sono echi di Carmen Consoli e lampi di chitarra elettrica. Il video (visual) di Lù Magarò vuole evidenziare il senso di impotenza di chi si trova a vivere in un vortice di speranze e angosce.
“Testa e cuore” Lello Analfino
“Testa e cuore” è il canto per una pace possibile di Lello Analfino, una poesia urbana di protesta potente e senza compromessi, un manifesto crudo e tagliente di una società intrappolata da un sistema che schiaccia chiunque resti indietro. L’artista siciliano denuncia un sistema che continua a giocare con la storia e con la pelle di ognuno di noi.
Nel testo si intrecciano memoria, storia e disillusione, il ritornello diventa un vero e proprio mantra collettivo, un richiamo alla lotta e alla sopravvivenza contro un mondo in cui le scelte non sono più individuali, bensì dettate da dinamiche economiche e politiche: «Sopraffatti da un mondo social che ci porta verso una inesorabile individualità, sembriamo non accorgerci che, non troppi chilometri da casa nostra, ogni giorno, tante vittime innocenti vengono sacrificate in nome di guerre fratricide intraprese da “vecchi” che non vogliono lasciare il loro potere. Ognuno può e deve provare a trovare una soluzione a questo dramma del quale le vittime sono soltanto bambini, anziani e donne», spiega Lello. «E quale slogan migliore di quel canto di Rivoluzione francese che propone un mondo libero uguale e fraterno per tutti, anche se oggi questi valori sono spesso abusati o resi purtroppo troppo facili da ostentare sugli scranni di un parlamento, o sulle pagine dei social, e difficili da praticare nell’ottica di un mondo prêt-à-porter da mangiare e consumare prima che finisca il giorno. E domani? Se ci mettessimo più testa e più cuore, il messaggio di pace e di amore arriverebbe chiaro e condivisibile per tutti».
“Novi misi” Luca Di Martino
Ad un anno dall’uscita dell’ultimo disco, “Non importa la meta” 802records, il chitarrista e cantautore siciliano ritorna con un nuovo singolo, primo estratto che anticipa il nuovo album di inediti di prossima uscita. Il singolo, in dialetto siciliano, è stato scritto e musicato da Luca Di Martino, affiancato nella cura degli arrangiamenti dal musicista Aldo Giordano. Un brano dal gusto pop, dove le atmosfere pacate da “ninna nanna”, si alternano a ritmi più incisivi; il tutto risuona ben amalgamato a sostegno della narrazione testuale.
«“Novi misi” è un’insolita ballata dedicata all’attesa della nascita del proprio figlio», racconta l’autore. «Nove mesi che diventano il tempo di una trepidante attesa, piena di avvenimenti e pensieri che iniziano a sconvolgere la tua vita. Una miscela di sensazioni vissute e immaginate, tra gioie e paure, sconforti e preparativi, che fanno da apripista all’accoglienza di una nuova piccola vita.
“Umami” Daniente feat. Must Rush
Secondo singolo dopo “Fluido” per il cantautore catanese Daniele Conti, nome d’arte Daniente, con base a Bologna. Testi incisivi e sound elettrico secondo le linee dell’indie-pop.
“Mi manca l’aria” Mones
Primo singolo di Simone Lao (in arte Mones), cantautore di Rosolini (SR). «Questo è il primo pezzo composto interamente da me a partire da testo e piano», dice Mones. «L’ho scritto tra marzo e aprile di quest’anno e dopo la stesura ho contattato Paolo Muscolino, produttore di Catania che collabora con CocoBeatz. Gli ho fatto ascoltare i miei pezzi e gli sono piaciuti. Così abbiamo deciso di collaborare e loro si sono occupati della produzione».
“Mi manca l’aria” è un brano che parla di lontananza, «di distanza tra due anime e dell’attesa del ritrovarsi», spiega l’autore. Una canzone d’amore, scritta nel buio delle notti romane nella sua stanza, in un appartamento di un grande condominio, «con le cuffie per evitare di disturbare i condomini», racconta.
“Nicotina” Monika
Monica Brunco, in arte Monika, è una cantautrice siciliana nata ad Agrigento il 6 ottobre 2005. “Nicotina” è un brano dal sound magnetico che fonde elettronica e pop. Il pezzo nasce durante una notte d’estate, ispirata da una storia d’amore tormentata. Racconta di una protagonista scettica di fronte a un amore ambivalente, che si trasforma in una dipendenza capace di stordirla (proprio come una sigaretta che non si riesce a smettere di fumare, nonostante se ne conoscano i rischi). La canzone esplora il conflitto tra il desiderio di evadere dalla routine quotidiana e la paura del tempo che scorre, visto come una forza sia curativa che distruttiva. Un racconto che oscilla tra amore e dipendenza, tra l’impulso di fuggire e il bisogno di rimanere forti, accompagnato da un mood sospeso tra euforia e introspezione.
Commenta l’artista a proposito del brano: «Questo mio pezzo rappresenta la parte più viscerale di me, quella più vera ed un po’ fuori dagli schemi; il brano cerca di esprimere il duplice carattere dell’amore che a volte incanta e disarma altre stordisce diventando come la sigaretta dopo pranzo di cui il fumatore accanito non può far a meno. Raccontare dei miei sentimenti mi fa sentire libera di essere quella che sono in una società in cui ogni giorno siamo costretti a recitare un copione diverso in base alle circostanze in cui ci troviamo».
“Salendo in superficie” Unnaddaré
È il video del singolo inedito che anticipa il nuovo album degli Unnaddaré dal titolo “Crivu” (in italiano “setaccio”), in uscita il prossimo 4 aprile. Il brano, che apre l’album, parla della determinazione e della resistenza a tutte le avversità nel non farsi ‘imprigionare’. Messaggio che viene veicolato attraverso la metaforica storia di un pesciolino che vuole dimostrare di potercela fare salendo in superficie per non farsi catturare.
L’album, il quarto della produzione del progetto Unnaddarè il primo con un suono acustico e ‘diretto’ a differenza delle precedenti produzioni che univano suoni elettronici digitali con suoni acustici e strumenti tradizionali dell’area mediterranea. Si muove tra il confidenziale della musica d’autore e la world music e comprende alcune tracce dei precedenti dischi riarrangiate e risuonate proprio in acustico con l’aggiunta del brano inedito “Salendo in superficie” (mix di lingua italiana e siciliana), del brano tradizionale “Signuruzzu chiuviti chiuviti”, che faceva parte del repertorio di Rosa Balistreri, e di un piccolo passaggio del reading sonoro Bonè Bonè tratto dall’omonimo libro di Maurizio Catania, fondatore della band.