L’ex magistrato e Pm di Tangentopoli, autore di recente insieme a Zagrebelsky del libro “Il legno storto della giustizia”, è intervenuto in occasione della rassegna “Leggere il presente”, organizzata dall’Università di Messina in collaborazione con Taobuk, sullo stato di salute delle nostre istituzioni, sulle cause del malaffare ancora troppo diffuso e sulle speranze per il futuro

I tempi dell’inchiesta conosciuta come “Mani Pulite”, che svelò quanto radicato fosse il sistema della corruzione in Italia, sono ormai lontani. Di strettissima attualità, però, continuano ad essere gli scandali che investono la classe politica italiana. Le inchieste nei confronti del sottosegretario alle Infrastrutture Siri, del governatore della Lombardia Fontana e di quello della Calabria Oliverio dimostrano come “Mani Pulite” non abbia affatto cambiato il sistema corruttivo presente nel nostro Paese e nell’immaginario collettivo la parola politica si associa spesso a tale fenomeno: questo non può essere un caso. Un filo logico seguito anche da uno dei protagonisti di quell’inchiesta, Gherardo Colombo, ex magistrato e Pm di Tangentopoli, ospite del primo appuntamento dell’edizione 2019 della rassegna “Leggere il presente”, organizzata dall’Università degli Studi di Messina in collaborazione con Taobuk.

In un lungo dialogo tenutosi mercoledì presso il rettorato dell’Università degli Studi di Messina e condotto dal direttore de La Sicilia Antonello Piraneo, Colombo ha voluto commentare gli ultimi fatti di cronaca nazionale introducendo alcuni passaggi del nuovo libro Il legno storto della giustizia (Garzanti), scritto a quattro mani con il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky. «Quanto accade oggi in Italia credo non possa stupire: nel nostro Paese la corruzione è radicata in modo capillare e di quell’inchiesta che durò 13 anni, coinvolse più di 5000 persone e 4 presidenti del Consiglio, l’Italia ed i suoi cittadini sembrano essersene già dimenticati», ha affermato l’ex Pm. Un’Italia che continua ad essere un Paese incapace di far tesoro della propria memoria storica e di leggere il presente. Nella classifica che Transparency International pubblica ogni anno relativa ai Paesi con il più alto grado di corruzione nella pubblica amministrazione al mondo, l’Italia nel 2017 ricopriva un poco onorevole 54esimo posto.

Antonello Piraneo e Gherardo Colombo
Antonello Piraneo e Gherardo Colombo

CORRUZIONE GENETICA. Un chiaro segnale di come esista a più livelli un sistema della corruzione dotato di regole proprie scrupolosamente osservate. «Pensare alla corruzione – sottolinea Colombo – non significa pensare solo alla politica: un barista corrompe un vigile offrendogli il caffè ogni mattina affinché consenta la sosta dei clienti davanti al proprio locale, ad esempio. La corruzione è insita in ogni individuo e coltivata sin dalla tenera età». Molteplici le cause: «La complessità della burocrazia favorisce lo sviluppo delle tangenti. È la corruzione spicciola che favorisce la corruzione politica: consideriamo normale quello che accade poiché lo facciamo anche noi nella nostra quotidianità. Influiscono sulla corruzione anche pene evidentemente troppo lievi da parte della giustizia».

L’ANTIDOTO È LA PRESA DI COSCIENZA. Una via di fuga da questo modus operandi, secondo l’ex Pm, è rappresentata da una presa di coscienza globale; dalla voglia di cambiare delle nuove generazioni; dalla ferma volontà da parte di queste di divenire cittadinanza attiva: «Torniamo ad assumerci delle responsabilità e a far valere i nostri diritti per combattere la corruzione, che è un problema di tipo culturale. Se cominciamo a leggere la Costituzione ci rendiamo conto che tutti noi siamo importanti tanto quanto gli altri: questo semplice concetto deve permettere alla società di marginalizzare gli individui che continuano a perpetrare atteggiamenti delittuosi nei confronti di tutti gli altri». La presa di coscienza dell’essere cittadini, del resto, deve essere considerato un elemento distintivo nella nostra contemporaneità. Come sottolineato lo scorso anno, sempre dal palcoscenico dell’Università di Messina, dal presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone, nessuno costringe l’essere umano a vivere nella condizione di suddito. Compiere una scelta di questo tipo significa svincolarsi dal peso di scegliere ed assumersi delle responsabilità.

Incontro con Antonello Piraneo e Gherardo Colombo
L’incontro a Messina

Secondo Gherardo Colombo, ripartire dalle basi è l’unica strada da percorrere per tentare di combattere il virus della corruzione. Delle basi intese come il mondo della scuola. Delle basi intese come le nuove generazioni: «Il recupero dell’educazione civica è un tema fondamentale che può essere portato avanti solo attraverso l’insegnamento delle altre materie nella scuola. I ragazzi mostrano delle difficoltà a sviluppare un pensiero critico sin dalla giovane età e questo, purtroppo, è un tasto dolente, considerato anche lo scarso livello di preparazione presente oggi nel mondo della scuola. Nonostante tutto – conclude Colombo – la mia visione del futuro resta comunque ottimistica».

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